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FUTURE FILM FESTIVAL 2003
Bologna, 15-19 gennaio 2003

15 gennaio - 16 gennaio - 17 gennaio - 18 gennaio - 19 gennaio

Prima giornata, 15 gennaio 2003

Rieccoci, un anno dopo, nella Terra di Mezzo.
Cosa è cambiato? Sicuramente non c'è più quella incosciente innocenza con cui eravamo partiti. Fosse solo perché in questi dodici mesi le visioni si sono moltiplicate, grazie anche alle due splendide edizioni in dvd. Forse perché dopo quel primo, indimenticabile viaggio quelli come me che mai, colpevolmente, si erano avvicinati all'opera di Tolkien, han voluto appropriarsi del testo di partenza.
Fatto sta che siamo dove eravamo eppure tutto è diverso. Noi, ma anche e soprattutto loro.

Il signore degli anelli, di Peter Jackson - Le due torri

Il mondo che si apre agli occhi di Frodo dopo il breve flashback della caduta di Gandalf nelle miniere di Moria è un mondo diverso. Le location del primo capitolo della saga, la Contea, Rivendell, Lothlorien sembrano lontane anni luce. Le prime inquadrature ci mostrano da subito, implacabili, questo cambio di prospettiva: alla fotografia calda, accogliente e luminosa del primo capitolo si sostituisce una fotografia fredda, livida, dai colori glaciali (anche quando torniamo a vedere, brevemente, Rivendell, non è che un pallido ricordo dello stupefacente scenario de La compagna dell'anello: è fredda, spenta, un luogo dal quale si parte, forse per sempre). Siamo sulle pendici dell'Emyn Muil, alle porte di Mordor. La terra del Male, dell'Oscuro Signore.

Le due torri

Così, da subito, Le due torri segna le distanze da La compagnia dell'anello.

Non sarà diverso per le altre location: dalle terre di Rohan a quelle di Gondor, dalla Torre di Isengard alla foresta di Fangorn, sempre vedremo predominare colori freddi, atmosfere tetre, ambientazioni cupe.
E insieme alla fotografia cambia il "modus narrandi": al viaggio, alla introspezione psicologica di personaggi diversissimi tra loro eppure profondamente uniti si sostituisce il racconto corale, quello dell'aspra battaglia. Le inquadrature di ampio respiro, i campi lunghi e lunghissimi predominano sui primi piani (il che implica ovviamente un lavoro molto più importante e preciso nella messa in scena). Le emozioni, abilmente messe in gioco, non coinvolgono più il singolo, se non in minima parte (si pensi alla forte differenza di pathos emotivo tra la scena della caduta di Gandalf ne La compagnia dell'anello e quella della caduta di Aragorn ne Le due torri).
Se La compagnia dell'anello ci aveva ricordato Ulisse e l'Odissea, Le due torri ci fa pensare piuttosto all'Iliade. Ne Le due torri i veri protagonisti sono gli eserciti in battaglia, la gente di Rohan, quella di Gondor. Gli orchi di Isengard. Gli Ent dei boschi.

Se un singolo si erge, in questo racconto corale, non è Frodo, non è Gandalf, non è Aragorn, ma Gollum. Gollum-Smeagol è forse il primo personaggio digitale della storia del cinema ad avere un ruolo così importante in un film non d'animazione. Dietro la sua creazione c'è un lavoro immenso, tanto umano quanto tecnologico. E' al centro dell'incontro con Matt Aitken, della Weta Film, primo incontro importante di questa nuova edizione del Future Film Festival.

Matt Aitken è lo sviluppatore dei programmi di modellazione delle creature digitali de Il signore degli anelli. La prima cosa che ci mostra sono i bozzetti di un essere umano digitale e l'voluzione compiuta sul disegno del tessuto muscolare. Questi bozzetti sono serviti anche per il lavoro su Gollum, cui si è affiancato un programma molto evoluto per la combinazione dei movimenti facciali (dotato di ben 220 movimenti diversi) ed un altro per i movimenti del corpo.

gollum
gollum2

Tuttavia alla base della straordinarietà del personaggio di Golum c'è un essere umano, un attore inglese, Andy Serkis, che inizialmente era stato chiamato per prestare la voce al personaggio (come succede con i film di animazione), ma che a seguire ha letteralmente "interpretato" il personaggio di Gollum per tutta la durata del film: lo strisciare tipico di Gollum, l'arrampicarsi per le rocce, etc, sono tutto frutto della straordinaria agilità di questo attore, che solo in una seconda fase è stato rimosso digitalmente dalle inquadrature, o meglio vi è stata sovrascritta la figura digitale di Gollum. E' impressionante seguire sullo schermo il processo intero di rendering, perché si fatica a notare la differenza, Andy Serkis diventa letteralmente uguale a Gollum (o meglio, è vero il contrario - il personaggio digitale alla fine sembra più una protesi dell'attore che altro). Serkis ha prestato anche le sue espressioni facciali da inserire nel programma di cui si parlava sopra.
Il lavoro sulla mimica facciale è stato se possibile persino più complesso, perché Gollum è un personaggio dalla doppia personalità, ha ancora dentro di sé quello Smeagol che non era stato divorato dall'anello. Aitken ci illustra la differenza tra i movimenti facciali tipici della parte "Smeagol" del personaggio (pupille più dilatate, fronte più ampia, labbra più piene) e della parte "Gollum" (mascella contratta, occhi ridotti a fessura).
Aitken passa poi a descriverci l'elaborazione di altre creature digitali, come i "mannari" o i "fellbeast" (gli uccellacci su cui si muovono i Nazgul), o gli Ent (molto complesso il lavoro su Barbalbero, personaggio in parte digitale, in parte meccanico).
Aitken conclude l'incontro descrivendoci il programma Massive, che è servito ovviamente per realizzare le molteplici scene di massa del film, essendo impensabile pagare decine di migliaia di comparse. Il programma appare decisamente evoluto, ogni essere umano digitale è un agente a sé stante ed ha movenze sue specifiche. Talvolta addirittura decisamente umane: ci viene infatti mostrato uno spezzone dove alcuni agenti si allontanano dalla scena di battaglia, quasi avessere "paura" di combattere.Visti i tempi in cui ci troviamo c'è da credere che i personaggi artificiali riescano a volte ad essere più intelligenti di quelli in carne ed ossa.

Federica Arnolfo

 

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