BUENO AIRES VICEVERSA
¨Yo no fui¨, autocertificazione di non colpevolezza o di inesistenza enunciata da un personaggio di Buenos Aires Viceversa, film di Alejandro Agresti: nella dichiarazione di innocenza, una delle frasi più diffuse durante il periodo ´76-´83, si riassume l´impressione di sbandamento evidente sotto la frenesia europea della megalopoli e la sua collocazione di rilievo in un episodio chiave del film conferma l´affermazione di Horacio Gonzales, sociologo: ¨Da noi esiste una tradizione che affida sempre al cinema il dibattito politico e culturale. Fenomeno che si è fortemente accentuato negli ultimi tempi con i film di Subiela e Aristarain¨.
La visione del film di Agresti conferma l´impressione rilevata coi percorsi cittadini che anche gli stessi porteños siano alla ricerca di un´interpretazione del ruolo della propria sfuggente città. Una comunità legata ad anacronistiche certezze non più tali, basate su umori divenuti irreali, se non falsi, dove è difficile immaginare il futuro per un giovane. E questo compito nel film è affidato ai due anziani committenti del video di Daniela (la giovane protagonista figlia di vittime della feroce dittatura dei generali golpisti), che rifiutano di riconoscere nella capitale i segnali di decadimento sociale, ed è anche attraverso il loro atteggiamento che permette di insabbiare il bisogno di rintuzzare la strafottenza dei militari impuniti. Una cancrena che conosciamo bene in Italia dopo le stragi di Stato riconosciute come tali, ma mai ufficialmente descritte. I due vecchi sono incapaci di accettare il cinismo della vita bonaerense, legati al colto buongusto e alla urbanità dei modi precedente il golpe: essi assoldano una giovane figlia di desaparecidos, perché riporti loro immagini della città da cui si sono esiliati volontariamente per timore. La paura in realtà non è tanto per la violenza, ma è conseguenza dello scempio apportato dal cambiamento liberista in corso, che impedisce loro di sopportare le prime immagini recapitate dalla ragazza: troppo realiste, tanto da muoverli ad una forte indignazione. Soltanto le successive, filtrate secondo i loro desideri, sono sostenibili e rimandano una città irreale, che coincide con quella che essi avrebbero voluto fosse stata conservata per la loro figlia ... Purtroppo ella è desaparecida, come la cultura alta bonaerense e quella popolare de la Boca.
Rappresentare il vuoto morale e culturale non è solo un espediente necessario all´economia del film, ma ricalca l´atteggiamento della generazione vissuta nell´atmosfera ottusa ed edulcorata del regime, più smaccatamente falsa rispetto alle menzogne televisive, sarcasticamente rappresentate nel film dallo sketch della donna innamorata dell´anchor-man filo-governativo: una specie di Emilio Fede a cui ella prepara succulenti pranzi grottescamente consumati con l´apparecchio tv come commensale. Agresti si produce in uno sforzo di ottimismo, perché nell´epilogo la donna assiste dal vivo all´omicidio nello shopping center del meniño da rua amico di Daniela e può confrontare la realtà con la versione falsa spacciata dal suo idolo virtuale, che così si sgretola, ma forse la penetrazione dei media è ormai tanto invasiva che nella vita ad ogni latitudine si finirebbe con il credere al giornalista, più che ai propri occhi. Infatti Bocha, il ragazzino vittima sacrificale, consente in questo film di superare l´impasse derivante dalla consapevolezza che proporre situazioni di denuncia del malessere, culturale ancor prima che economico, può facilmente essere fagocitato dalla industria delle immagini, tema affrontato in El amor es una mujer gorda, sempre del regista trentaseienne porteño. Il ragazzino conosce la freschezza delle immagini giuste e sa proporre il taglio opportuno; proprio per questo è destinato a venire ucciso dal peggior rappresentante di quella società di violenti retrivi, frutto dei metodi fascisti del proceso militar e che vediamo all´opera nel film, mentre tortura psicologicamente la giovane cieca, che divide con il compagno nella coppia di non-vedenti, di cui il regista stesso interpreta lo struggente ruolo, le difficoltà di amarsi e capirsi, metafora della difficoltà per gli intellettuali di individuare quali sono le immagini significative. Il messaggio di speranza è che la morte del ragazzino apre gli occhi della donna infatuata del fedifrago giornalista, quello malinconico è il numero di giornalisti, che muoiono senza riuscire ad ottenere la giusta indignazione dei cittadini argentini.
La stanchezza e le difficoltà economiche hanno fiaccato l´impulso libertario, lasciando i giovani disorientati, come si vede soprattutto nel bighellonare all´inizio del film per strade che hanno costituito la presa di contatto di Massimo Carlotto con la disperazione della desaparecion attraverso il Buenos Aires Horror Tour. Alla fine degli anni ´80 si scatenò la moda della ribellione: si doveva recuperare il tempo perduto. In prospettiva si vedeva una liberazione del costume; il movimento epocale produsse divisioni e incomprensioni tra le generazioni mantenute a film solo divertenti ed i giovani che decretavano il successo di La noche de los lapises, perché avevano cominciato a scoprire l´orrore dei sette anni. Nulla era trapelato e chi sapeva era informato per essere stato carnefice o vittima; nel primo caso non interessava divulgare i fatti, nel secondo una sorta di pudore misto a paura impediva il racconto delle torture subite. Dunque il fattore bellico fu più coinvolgente per la nuova coesione nazionale, e quindi l´unione contro il nemico esterno poté più dell´indignazione contro il nemico interno. D´altronde i misfatti erano stati perpetrati senza che la popolazione ne avesse coscienza, mentre l´odio verso il peronismo era fondato su tangibili episodi di corruzione e demagogia, che ora vengono ripetuti dagli stessi giustizialisti al potere, rischiando di rinfocolare pericolose nostalgie.
Ora tutto viene riassorbito in una riconciliazione ancora più subdola di quella italiana: anche i film di argomento impegnato come Tango Feroz assumono una struttura yankee, che edulcora l´argomento con orpelli sentimentali, ricalcando nella realtà l´intreccio di El amor es una mujer gorda. L´interesse delle masse viene orientato verso vicende dotate di maggiore pruderie, come El Caso de Maria Soledad, istant-movie che narra dell´uccisione di un´adolescente ad un party di ragazzi-bene e l´occultamento del cadavere da parte del capo della polizia e dei dirigenti politici di Catamarca, genitori dei partecipanti alla festa. I telegiornali seguono il secondo grado di giudizio, dopo che platealmente fu annullato il primo per connivenza del giudice con gli imputati. Il caso possiede tutti gli ingredienti per solleticare le passioni della moral majority, una cartina di tornasole dello spostamento degli interessi culturali del Paese; questa volta segnala la tendenza a passare da una sudditanza europea a una statunitense: il caso è infatti assimilabile al caso televisivo di O.J.Simpson, per come è diventato un media-event, seguito morbosamente dall´opinione pubblica, sollecitata a presenziare al fatto storico, ancora prima dell´indignazione e della legittima speranza di giustizia.
Agresti in Buenos Aires Viceversa coglie a pieno il rapporto che questo Paese stabilisce nei confronti dell´autorità: indifferenza allarmata, ma anticipa la speranza che ha voluto introdurre nel pur tragico finale con la reazione violenta del pugile, che assistendo all´esecuzione del bambino a difesa della proprietà privata, non riesce ad evitare di gonfiare di pugni lo sceriffo assassino.