Quando hanno portato via i miei figli avevo solo quarantotto anni e mi sono sentita vecchia; oggi ne ho sessantotto, ma mi sento vent´anni più giovane perché ho imparato che l´unica lotta che si perde è quella che si abbandona, e perché ho imparato a non patteggiare, a non arrendermi, a non tacere. E tutto questo me l´hanno insegnato i miei figli.
Io non li ricordo né torturati, né uccisi: li ricordo vivi! Ogni volta che mi metto il fazzoletto sento il loro abbraccio affettuoso. In Plaza de Mayo, nella nostra piazza ogni giovedì si riproduce il vero e unico miracolo della resurrezione: noi incontriamo i nostri figli.
Noi non vogliamo le loro ossa. I nostri figli sono desaparecidos per sempre perché la despareción forzata è un crimine contro l´umanità che non va mai in prescrizione e noi vogliamo che gli assassini paghino per quello che hanno fatto.
Noi non vogliamo tombe su cui piangere, perché non c´è tomba che possa rinchiudere un rivoluzionario. I nostri figli non sono cadaveri: sono sogni, utopia, speranza ... Sono quello che furono, che pensarono, che cantarono, che scrissero, che soffrirono. Non si può seppellire tutto questo!
Noi non vogliamo rivolgerci ai tribunali di questa democrazia per riavere i nipoti rapiti. Furono considerati dai militari bottino di guerra e come tale andava ripreso... Un tempo. Ora sono diventati uomini e donne e, nel caso scoprano la loro vera identità sta a loro decidere cosa fare della loro vita.
Noi non vogliamo soldi per la vita dei desaparecidos perché la vita non ha prezzo. I miei figli mi hanno insegnato che la vita vale vita. Solamente vita. E non si può riparare con denaro quello che deve essere riparato con Giustizia.
E in Argentina non c´è Giustizia, c´è solo impunità, violenza perversa, corruzione. Menem blatera di miracolo economico ma ogni venti minuti un bambino muore di fame, ogni giorno trentasei muoiono per mancanza di assistenza sanitaria e le malattie della miseria si diffondono sempre più.
La verità è che stanno costruendo una società malata dove la gente accetta una manciata di pesos per i propri morti e gli assassini non vanno in galera. È concepibile accettare soldi dalla stessa mano che ha firmato l´indulto per i criminali? In questo Paese il capitalismo prima ti ammazza, poi ti risarcisce. Ma che cosa se ne farà poi la gente di quel danaro? Tutto quello che comprerà puzzerà di morte. So che le mie sono parole dure ma accettare il risarcimento significa prostituirsi perché così si tradiscono i nostri figli e gli ideali per cui hanno dato la vita. Così si perde il senso della lotta collettiva perché il danaro serve solo a farti diventare individualista.
io ho iniziato a lottare per i miei figli ma oggi lotto per i desaparecidos di tutto il mondo, per i perseguitati, per chi occupa le terre, per gli operai e gli studenti. Io non voglio passare la vita a raccontare come li ammazzarono perché loro non mi hanno insegnato questo. Jorge e Raúl amavano la vita, il comunismo, l´utopia del hombre nuevo: solidale, comunitario, collettivo.
(Le Irregolari
Buenos Aires Horror Tour
,
di Massimo Carlotto, 1998,
edizioni e/o, Roma 1998, pag.129)

Biografia di Sepulveda