Ricordati
di me. Gabriele Muccino. 2003. ITALIA.
Attori: Laura Morante, Fabrizio
Bentivoglio, Nicoletta Romanoff, Silvio Cuccino, Monica Bellocci.
Durata: 115’ min.
Roma. Una voce fuori campo
introduce la famiglia Ristuccia. Carlo e Giulia sono in crisi, il loro
matrimonio procede tra silenzi e bufere; Paolo e Valentina, i loro figli,
convivono con una condizione che non è come loro vorrebbero: Valentina desidera
diventare una ballerina di un programma televisivo e Paolo rincorre l’amore di
una compagna di scuola, Ilaria. Quattro vite che, nell’incomunicabilità
famigliare, prendo temporaneamente altrettante strade diverse. Carlo ritrova
Alessia, una sua vecchia fiamma, e per lei decide di lasciare il frustrante
lavoro ed abbandonare la famiglia; Giulia ritorna a fare teatro affrontando le
paure che durante il matrimonio aveva messo da parte; Valentina riesce ad
entrare nello spettacolo flirtando con il conduttore Stefano Manni; Paolo
organizza una festa di compleanno a base di marijuana per ingraziarsi le tendenze
di Ilaria. Un incidente mette fuori causa Carlo per un po’ e la famiglia ne
approfitta per tornare insieme.
Quarta regia di Gabriele Muccino
che riprende i temi del suo più grande successo di pubblico, L’ultimo bacio
(2000) senza apportare notevoli modifiche: incomunicabilità famigliare (che
anche questa volta si risolve nello sforzo comunicativo), dramma del
tradimento, disperazione dei bisogni. Il lavoro però, oltre che ripercorrere
temi e situazioni già adottate come canovaccio dei precedenti lavori, non ha
stessa qualità fotografica che aveva contraddistinto il cinema di Muccino, e
continua a mostrarsi inscindibile dal pacchetto musicale, le cui composizioni
ricordano American Beauty (1999) di Sam Mendes, e soprattutto
dall’ottimo montaggio di Claudio Di Mauro. Bravi, molto, tutti gli attori
principali a rappresentare un nucleo famigliare fatto di persone che
fondamentalmente mancano a se stessi. Del regista si può apprezzare l’uso
dell’inquadratura, i percorsi avvolgenti della macchina da presa, ed il fatto
che sia riuscito a far rendere credibile il personaggio interpretato da Monica
Bellucci, spesso irritante in altri lavori. Rimane in ogni caso un prodotto che
si ripete, compreso il finale, sopravvalutato e confuso (la critica al fenomeno
televisivo ed alla favola dei meriti, alla fine si perde nel fatto che
Valentina riesce ad ottenere quel lavoro che tanto aveva desiderato), di
maniera (stati d’animo e personaggi nei quali è difficile l’immedesimazione
dello spettatore) e fin troppo facile, considerando il cast a disposizione.
Discutibile, quanto le parole di Valentina “Le brave ragazze vanno in
paradiso, io voglio andare dappertutto”, parole che giustificano il senso
borghese di una vita vissuta all’ombra di un’infelicità giustificata. Ha collaborato
alla stesura della sceneggiatura Heidrun Schleef, già autore de La stanza
del figlio (2001) di Nanni Moretti e dei film di Calopresti.
Ho incontrato il regista ed il
produttore, Domenico Procacci, ed entrambi hanno confermato che le prime intenzioni
erano di fare una continuazione del precedente lavoro, magari riprendendo la
storia dal gruppo d’amici che parte con la jeep. Alla luce di quanto detto
allora, ancor di più si vede la necessità di un filo di continuità con L’ultimo
bacio, che però si è risolta in una ripetizione dello stesso lavoro –
successo (??).
Bucci Mario
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