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Locarno Film Festival 2004
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UNA PRESA DI COSCIENZA… E DI LIBERTA’
Il Festival Internazionale del film Locarno dichiara le sue intenzioni dalla prima giornata del concorso.

Il primo ciak dell’appuntamento, giunto quest’anno alla sua 57° edizione, la terza sotto la femminile mano di Irene Bignardi, offre alle prime battute il sapore di un festival libero.

Anche “di indagare le ragioni di una guerra tuttora in corso, il che permette una presa di coscienza in tempo reale.”  Per usare le parole di Robert Greenwald che ha aperto la giornata con il chiaro e “silenzioso” documentario “Uncovered: The War on Iraq.”

Uncovered - Robert Greenwald

Con un’arte da reportage valoriale ci ha fatto ripercorrere (perché ricordare è sempre fondamentale) gli ultimi anni e rivedere, attraverso montaggi di interviste e flash mediatici, come siamo partiti in questa guerra e, dove siamo arrivati. E soprattutto come hanno comunicato gli “attori” di questa macchina mediatica.

Con grande sobrietà lascia la parola alle donne ed uomini, nell’ombra, che denunciano gli errori e le menzogne dell’amministrazione Bush. Con rigore ci pone di fronte ad avvenimenti che si svolgono nel nostro presente, immergendoci in una scottante attualità che ci dà la sensazione d’essere in presa diretta con la realtà.

E ripercorrendo la prima giornata locarnese, ricordiamo anche noi di essere stati sballottati tra spottoni della Herzigova, fischiati dal pubblico, sguardi femminili francesi e scivolate austriache.

Il concorso internazionale, infatti, ha esordito con l’anteprima del film austriaco “Antares”. Per nulla all’altezza del festival.

Come vogliono le buone accoppiate a cui ci hanno abituati in terra elvetica, dopo la tempesta torna il ciel sereno. Quello portato da “Pourquoi (pas) le Brèsil”, un insieme di trovate cinematografiche, tecnicismi di scrittura, sperimentazioni personali della regista, Laetitia Masson, introspezioni laceranti, ma non riuscite, e diversi livelli di lettura.

Riguardando il primo ciak del festival edizione 2004, mi fermerei a riflettere su questo esempio di comunicazione trasversale.

Pourquoi (pas) le Brèsil - Laetitia Masson
Pourquoi (pas) le Brèsil - Laetitia Masson

La Masson, classe 1966, con la sua filmografia (2 corti e 7 lunghi) conferma l’interesse per le storie d’amore e di ricerca d’identità.

Il film è tratto dall’omonimo romanzo dei Christine Angot, e punta in primo luogo a lanciare il messaggio della regista “Un libro è fatto di parole scritte, non di immagini. Io volevo realizzare un film che valesse la pena fare, una vera opera cinematografica, non una semplice illustrazione del libro.” E vale la pena avvicinarsi a questo testo cinematografico, in replica oggi alle 9 ed il 7 agosto alle 21:30, perché la sceneggiatura è veramente buona.

Ma l’idea non è ha preso forma completamente. La difficoltà è passata molto bene. La scelta di sovrapporre protagonista reale e quella scenica è un’ottima soluzione per prendere le distanze dal testo scritto. E lo stacco si sente, soprattutto, perché le scelte sono azzeccate. Una storia d’amore che viene raccontata da chi non sente più amore e deve sperimentare nuove interiorizzazioni per realizzare una pellicola che può farla uscire dalla crisi economica. Gettandola in una crisi esistenziale. La regista è la stessa protagonista in un gioco di parallelismi, incroci, sovrapposizioni e confusioni con l’autrice del libro, sua grande amica.

Laetitia non lavora da un po’, ed oltre alla difficoltà di recuperare la stima in se stessi, come capita a tutti gli esseri creativi e liberi, deve recuperare un buco in banca. La soluzione le arriva da un produttore che vuole trasporre il libro della Angot per il cinema. Ma Laetitia è conscia dell’impossibilità. Non ha scelta. Ci prova. Ma per portare la storia sul grande schermo deve conoscerne gli assunti. E vive anche una crisi ulteriore perché scopre non sapere più cosa vuol dire amare. Se stessi per primi. Ed in questa ricerca introspettiva Laetitia si fa adattare dal libro. “Pourquoi (pas) le Brèsil” è il racconto, appunto, di un “adattamento al contrario: un libro che adatta un film.”

Pourquoi (pas) le Brèsil - Laetitia Masson

Ma tra privazioni di libertà intellettuale e costrizioni economiche del sistema, Laetitia Masson testimonia con questo lungo che “anche in un’opera su commissione l’artista può trovare lo spazio per esprimersi e per affrontare ciò che più gli sta a cuore.”

Osservato nel suo habitat naturale, questo appuntamento fondamentale del panorama cinematografico internazionale, ha esordito presentandosi al pubblico con un momento di riflessione: esserci vuol dire ricordare dove siamo. In un Festival libero. Di esprimersi e di esprimere. Anche corti come quello italiano della giovane coppia di esordienti Carozzini-Cardile, prodotto dalla stessa protagonista, Eva Herzigova. Che, però, lo spettatore di Locarno si sarebbe risparmiato. Ma è stato libero di esprimere a fischi il disappunto su questi inutili sei minuti di calendariume su grande schermo.

57° FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM LOCARNO
4-14 agosto 2004
programma e informazioni su www.pardo.ch
Biglietto singolo: diurno in sala fr. 15, serale in Piazza Grande fr.20/fr.30 per serate con due film - Tessera giornaliera fr.40 – Abbonamento generale fr.290

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