Travaglio

All'inizio del film il bambino era convinto di possedere un sistema che regolava tutte le cose, una fallace convinzione di cogliere precisamente la realtà: le melograne erano poco sugose, auscultandone la buccia, il pane al tatto si apriva ad ogni interpretazione come un libro aperto, finché la melodiosa voce di una fanciulla lo trasse in inganno: "Lei ha una voce molto bella, ma il suo pane è secco".

Di tutte le arti la musica è la forma espressiva della libertà: aleggia incontenibile e usa un linguaggio universale. Il cavallo poi rappresenta in assoluto l'assenza di vincoli. Solo spogliandosi di tutti i condizionamenti Korschid arriverà a cogliere il suggerimento racchiuso in quell'attimo fatale, che contiene la possibile forma del suo mondo: "Me ne vado lontano". Con questa frase il ragazzino si allontana al galoppo dalla madre, già ripresa con ottiche tali da allontanare la barca distantissima nel guado con un riflesso nello specchio che balugina ingannatore. Infatti non riflette altro che bagliori confusi.
Liberato dal lavoro, ossessione che si assommava all'apprensione della madre per lo sfratto, liberato dai legami parentali soffocanti, Korschid può seguire il suo destino, che bussa alla porta con l'inizio del celeberrimo movimento della Quinta di Beethoven, trascendendo dai fenomeni prosaici e lasciandosi condurre dalla ricorsività di quelle note, riproposte dai musici per caso incontrati, ma anche inseguiti per tutto il film. Ed essi nascondevano proprio la chiave per trovare il punto di vista giusto.


Dio non è più indispensabile

Ricreazione di un mondo


Il Silenzio


Eventi traumatici