Soggetto e regia: Pedro Almodóvar Fotografia: Alfonso Beato Montaggio: José Salcedo Musica: Alberto Iglesias Scenografia: Antxón Gómez Produzione: Agustín Almodóvar Distribuzione: Cecchi Gori Group Formato: 35 mm. Provenienza: Spagna-Francia Anno: 1999 Durata: 1 hr. 41 min. |
CAST Cecilia Roth ------- Manuela |
I titoli di testa nei film di Almodóvar sono spesso spie dell'atmosfera ricercata: qui i nomi della crew di autori e attori si dissolvono in un effetto liquido che permane ancora dopo la loro evanescente apparizione. Una trasformazione di quell'ossessione del desiderio, centrale nei film passati, che stavolta si manifesta come bisogno di condivisione di un dolore insostenibile, specchio dell'andamento emotivo costellato di alti e bassi (gli incontri casuali che come sempre nei lavori di Almodóvar intrecciano casi al limite del vaudeville) e caratterizzato da fughe avanti e indietro alla ricerca di conforto (i percorsi ferroviari pendolari tra Madrid e Barcelona), imposto dal regista con maestria. Si sente l'urgenza di esaltare la natura di fiction del film: all'inizio con la voce di Esteban che avverte la madre: "Il film sta per cominciare", perché il melodramma realizzato da Almodóvar è credibile e coinvolgente come i suoi paradigmi '50s e, senza le sue intrusioni demiurgiche, dunque se ne verrebbe risucchiati, partecipi della gamma di emozioni; invece all'autore interessa evidenziare il proprio ruolo: svolge questo compito usando il registro melò che ha imparato dai film più volte citati, talvolta deragliando da un realismo, che non appena manifesta un certo condizionamento viene deformato dall'approccio camp e dai vezzi transgender, e talaltra usando elementi sintattici, o invenzioni sorprendenti, o formali strutture ricorrenti per ricordare che si tratta di fiction. |
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