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Agrado è una bella metafora della vita, con le sue finzioni ed imperfezioni (anche se lei non nasconde assolutamente quello che è: quando le viene chiesto perché non si fa operare definitivamente, risponde "E perché? E' proprio questa doppiezza che piace di me, il fatto che abbia allo stesso tempo le tette e la mazza"), con la sua generosità ed ambiguità anche solo apparente, col suo essere allegra e spigliata ma capace di commuoversi (splendida la scena in cui lei è nel camerino delle due attrici, viene raggiunta dal primo attore della compagnia che le chiede una prestazione sessuale, ci scherzano sopra, poi arriva la comunicazione che Huma e Nina hanno tentato di uccidersi: la vita è così, un momento si ride, quello dopo si piange). Agrado è protagonista di una delle scene più belle del film, quando fa un monologo in teatro parlando di quanto le è costato ogni singolo pezzo del suo corpo per concludere affermando che "Una donna è tanto più autentica quanto più somiglia all'idea che ha sognato di sé stessa". |