L’implacabile.
Paul Michael Glaser. 1987. USA.
Attori: Arnold Schwarzenegger,
Maria Conchita Alonso, Richard Dawson, Yaphet Kotto, Jim Brown
Durata: 100’
Titolo originale: The running man
Anno 2019. Gli Stati Uniti si sono
trasformati in uno Stato di Polizia a seguito del crollo dell’economia mondiale
e un movimento di resistenza cerca di opporsi a quanto sta accadendo nel mondo.
È notte e durante un viaggio di ricognizione il militare Ben Richards si
rifiuta di sparare su una folla di manifestanti perché disarmati. È destituito
ed incarcerato. Nella colonia penitenziaria, assieme ad altri ribelli, Richards
organizza una sommossa e riesce a fuggire. Los Angeles. Richards viene
introdotto in un mondo sotterraneo dove altri uomini stanno organizzando la rivoluzione
contro il sistema televisivo che sta sottomettendo le culture mondiali. Lo show
più seguito, The running man,
caratterizzato da atroci violenze, è lo spettacolo più popolare di questa
struttura gestita dallo stato. Quando Richards viene nuovamente catturato, è
proposto per diventare un nuovo concorrente dello show televisivo, il cui
obiettivo è la sopravvivenza. Assieme a lui sono spediti nel gioco, che si
svolge in una caccia senza quartiere, altri rivoluzionari. Dopo aver eliminato
la maggior parte dei coloriti nemici, ed acceso le speranze della popolazione,
Ben Richards è mostrato al pubblico morto per mano del gladiatore migliore del
network. In realtà si tratta di una falsa ricostruzione digitale che lo stesso
Richards riesce a smascherare raggiungendo i vertici dello spettacolo e
mostrando al pubblico la verità.
Ispirato all’omonimo romanzo di
Stephen King (che si firmò Richard Bachman), il film mette insieme elementi
della cultura fantascientifica più recente (vedasi le ambientazioni urbane scure
alla Blade runner (1982) di Ridley
Scott ed i temi orwelliani del controllo attraverso la televisione) ed altri di
natura più classica (come la lotta fra gladiatori), con il risultato di
realizzare un film divertente ed al tempo stesso impegnato. Attraverso quest’originale
commistione di culture, Glaser porta a casa uno degli action movie migliori degli anni ottanta, nonché riesce a far
sembrare simpatico un attore, come Arnold Schwarzenegger, solitamente impegnato
in ruoli senza spessore e di volgare natura eroico\edonistica. L’uomo che corre
è una perfetta metafora della condizione del cittadino americano, stordito
dalla televisione e sottoposto ad un confronto quotidiano che, pena la morte,
costringe ogni individuo alla lotta per la sopravvivenza. L’eccesso di questo
sistema è proprio la spettacolarizzazione di questa sopravvivenza, trasformata
in puro intrattenimento. Da un punto di vista narrativo invece, la struttura
utilizzata nel film è fin troppo semplice: costruita in maniera lineare si basa
principalmente sui progressivi confronti di forza tra il protagonista ed i
gladiatori al soldo del network, fino al capovolgimento finale. A tale
proposito un breve accenno agli apprezzabili abiti dei diversi gladiatori cattivi, rappresentanti gli elementi della
cultura moderna come l’elettricità, la macchina, il fuoco, che prendono spunto
a loro volta dalla ormai diffusissima cultura dei fumetti. Queste due
valutazione ci mostrano la vera natura videogame
del film la quale, solitamente, fa storcere il naso alla maggior parte della
critica. Purtroppo ciò è vero, ma per questa pellicola bisogna assolutamente
guardare oltre. C’è da fare una breve considerazione riguardo al film però:
esiste in Italia un prodotto, e precisamente I guerrieri dell’anno 2072 (1983) di Lucio Fulci, che oltre ad essere
identico nella sostanza (anche se uno dei peggiori del regista italiano) è
molto simile anche nella forma. Cito a proposito proprio una battuta tratta dal
invece film di Glaser: La verità? Non è
popolare di questi tempi.
Bucci Mario
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