Zabriskie
point. Michelangelo Antonioni. 1970. ITALIA-USA.
Attori: Mark Frechette, Daria
Halprin, Rod Taylor, Paul Fix, G.D. Spradlin, Harrison Ford
Durata: 112'
Zabriskie point è il punto
di massima depressione geologica negli Stati uniti. Qui, nella cosiddetta Valle
della Morte, s’incrociano i destini di due ragazzi, quello di Mark, giovane in
fuga con un aereo rubato dopo una rivolta studentesca a L.A., e quello di
Daria, segretaria di un appaltatore e che sta raggiungendo a Phoenix a bordo
della sua auto. Dopo essersi incontrati, aver fatto l’amore ed essersi
separati, Mark porta indietro l’aereo rubato, ma è freddato dalla polizia prima
ancora di scendervi, mentre Daria, apprendendo della notizia dalla radio, si
allontanerà dalla casa dell’imprenditore immaginandone l’esplosione.
Fuga, scelta individuale,
amore, consumismo e morte. I temi cari ad Antonioni sono tutti miscelati con
perfetto dosaggio in Zabriskie point, manifesto di un’utopica sconfitta della
società dei consumi. Il regista, abbandonata ogni confidenza con il carrello,
pianta la cinepresa distante dagli avvenimenti, lontana dai personaggi, ponendo
maggiormente l’accento nel rapporto tra piccolo e grande, tra individuo e
mondo. Il deserto come metafora del vuoto nel quale gli incontri hanno un
significato particolare, si oppone nella seconda fase del film alla città che
occupa invece tutta la prima parte, descritta solo attraverso le inquadrature
d’insegne pubblicitarie, per la verità inquadrate con la stessa volontaria
caoticità visiva usata nella sequenza con la quale si apre il film, durante una
riunione del collettivo universitario, anche questo come gran supermercato
delle idee collettive dal quale Mark si allontana. Incontro tra cielo e terra,
nascita dell’amore a seguito della morte. Fine del soggetto e predominio della
merce.
Sceneggiatura a più mani
(Tonino Guerra e Sam Shepard oltre al regista) e di poche battute, che lascia
più spazio alla fotografia (Alfio Contini), all’immagine ed alla sua metafora.
Il film si distingue per due importanti scelte tecniche oltre che per i temi
cari al regista italiano: la scena d’amore fra i due protagonisti a Zabriskie
point è poeticamente teatrale, emozionante e simbolica, perché mentre i loro
corpi si confondono e si fondono fra le secche dune del deserto, spuntano altre
coppie d’amanti e si moltiplicano, come se fosse un’esplosione, la propaganda
dell’amore, ma in più il fatto che Jerry Garcia, chitarrista dei Grateful Dead,
abbia composto le musiche in sincrono dal vivo, dimostrano tutto il genio di un
lavoro come questo. L’ultima parte invece, quella in cui Daria immagina di
veder saltare in aria appartamento, mobili ed accessori del suo capo, è stata
girata con 17 macchine da presa tutte pronte a filmare la stessa esplosione da
altrettante inquadrature e con altrettante velocità di ripresa. La colonna
sonora poi, è da invidia: Grateful Dead, Pink Floyd, The Kaleidoscope…
Cameo per Harrison Ford
mentre Mark Frechette (che interpreta Mark il protagonista) dopo un salto in
Italia morì in una rapina assieme alla sua ragazza (da un appunto di Goffredo
Fofi letto su Film Tv)
Bucci Mario
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