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La casa dalle finestre che ridono
Anno: 1976
Regista: Pupi Avati;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: italia;
Data inserimento nel database: 02-12-2003


La grande guerra

La casa dalle finestre che ridono. Pupi Avati. 1976. ITALIA.

Attori: Lino Capolicchio, Francesca Marciano, Gianni Cavina

Durata: 110’

 

 

Bassa padania. Stefano, restauratore, è chiamato in un minuscolo paesino per riportare alla luce un affresco che ritrae un macabro San Sebastiano. A fare il suo nome è stato un amico, impegnato nelle analisi del fiume che costeggia il paesino, e che si è imbattuto nella truce storia del pittore dell’affresco. Il giovane restauratore si deve subito scontrare con l’omertosa realtà di un paese che sembra convivere con l’orrore della sua storia: il folle pittore, Buono Legnani, affascinato dall’agonia, era solito ritrarre persone in punto di morte, assecondato in questa sua follia dalle due incestuose sorelle. La sera in cui l’amico decide di raccontargli quello che ha scoperto, muore in un finto suicidio e Francesco decide di indagare sul pittore dell’agonia (morto realmente suicida parecchi anni addietro) convinto che sia la chiave per chiarire la tragica fine del compagno. Telefonate anonime intanto cercano di scoraggiarlo ed è anche costretto a trasferirsi in un casolare abbandonato dove vive una vecchia, sola e paralizzata nel suo letto. In questo casolare rinviene un nastro sul quale è incisa la delirante voce del pittore. Nel frattempo conosce Francesca, una giovane maestra d’elementari che convince a trasferirsi da lui, mentre prosegue nelle indagini. È aiutato da Coppola, tassista ubriaco del paese che decide di raccontargli tutto. Dopo avergli assicurato che le sorelle Legnani sono ancora in vita, Coppola lo conduce ad una casa sulle quali finestre sono dipinte bocche sorridenti e sotto le quali sono sepolti i cadaveri dei soggetti che il folle pittore utilizzava per realizzare le sue opere. Di ritorno al casolare scopre il cadavere della sua compagna, così come sparisce quello di Coppola, poi ripescato nel fiume. Dopo che la polizia non è riuscita a riscontrare le sue dichiarazioni, fa ritorno al casolare e trova l’anziana signora che credeva paralitica, intenta con la sorella a massacrare il chierichetto della chiesa nella quale era stato ritrovato l’affresco del San Sebastiano. Sfuggito alle coltellate di queste, si rifugia nella chiesa domandando protezione al parroco. Proprio questo si rivelerà come la seconda folle sorella che non era riuscito a distinguere durante l’aggressione. 

Horror padano originale, realistico ed efficace, il cui finale è capace di mantenere tutte le premesse della storia. Follia e paura s’intrecciano in un contesto contadino, provinciale e cattolico (punto di partenza del soggetto ed infanzia del regista emiliano) in cui omertà ed ambiguità giocano un ruolo principale. Cult del passaparola (come lo definisce lo stesso regista in un documentario presente nella versione su dvd) ben girato, con qualche piccolo errore (la voce che al telefono minaccia Francesco dice “Non toccare il quadro…” ma si tratta di un affresco; due o tre volte, per pochi fotogrammi, si vede l’ombra dell’operatore), di contenuto budget (solo 150 milioni) ma di sicuro effetto. Angosciante, folle e terrificante il nastro della registrazione del pittore Buono Legnani, traino di tutto il lavoro: fa sentire la presenza di un personaggio che nella storia manca e sulle quali vicende artistiche un intero paese sembra non porsi domande. Soggetto di Antonio e Pupi Avati, ai quali si sono aggiunti nella stesura della sceneggiatura anche Gianni Gavina e Maurizio Costanzo. Ha vinto un premio al Festival del cinema fantastico di Parigi nel 1979.

 

 

Bucci Mario

[email protected]