28
giorni dopo. Danny Boyle. 2002. G.B.-USA-OLANDA.
Attori: Cillian Murphy,
Naomie Harris, Brendan Gleeson, Megan Burns, Christopher Eccleston, Noah
Huntley
Durata: 112’
Titolo originale: 28 days later
Londra. Gran Bretagna. Un gruppo
di attivisti irrompe in un centro dove si studiano i primati. Il loro intento è
di liberarli tutti, ma non sanno che quegli animali sono infetti, hanno la
rabbia. Londra. Gran Bretagna. 28 giorni dopo. Jim si risveglia su un letto
d’ospedale. Intorno a lui nessuno. La struttura è vuota. L’intera città è vuota
e deserta. È stata evacuata a causa della diffusione della rabbia. Jim esce
dall’ospedale e va in giro fino a che non entra in una chiesa e viene aggredito
da un prete contagiato; riesce a fuggirgli e viene tratto in salvo da due
ragazzi, Selena ed un altro, che gli raccontano quanto è accaduto, perché lui è
appena uscito da un coma a causa di un incidente stradale. Jim chiede allora di
andare a casa sua per constatare della morte dei suoi famigliari ed, infatti,
li trova entrambi che si sono tolti la vita augurando al figlio di non
risvegliarsi dal coma. In casa, la notte, vengono aggrediti da altri contagiati
e l’amico di Selena deve essere ucciso perché rimane infettato. Jim e Selena si
rimettono in marcia e si accorgono di una luce intermittente in un grattacielo.
Raggiunto il posto conoscono un padre ed una figlia barricati in un
appartamento. Grazie ad una radio intercettano il segnale di alcuni militari
asserragliati vicino Manchester. Tutti e quattro si mettono in marcia verso
Manchester ma, una volta giunti sul posto, il padre della piccola Anna rimane
infettato e viene abbattuto dai militari. Qui Jim, Selena e la piccola Anna sono
accolti in una lussuosa villa da uno sparuto gruppo di uomini che, senza
speranza, si difende ad oltranza contro gli assalti dei contagiati. In un
piccolo giardino è tenuto alla catena un contagiato, ex commilitone, che loro
usano per capire quando questi esseri mostruosi e violenti cedono per la fame. Lo
scopo dei militari diventa però quello di usare le due ragazze e poiché Jim si
ribella, viene allontanato dal campo. Condotto nella boscaglia per essere
giustiziato, riesce a fuggire ai soldati ed a tornare alla villa. Prima che le
ragazze vengano usate dai militari, Jim libera l’infettato tenuto in catene in
giardino, scatenando un altro contagio. Recuperate le ragazze, Jim riesce a
fuggire dalla villa ma viene sparato dal colonnello prima che questo diventi
vittima dei rabbiosi contagiati. Il trio riesce a partire ed a stabilirsi in
una villa dove preparano un’enorme scritta AIUTO da esporre al passaggio degli
aerei di ricognizione. Nel mondo esiste una speranza di sopravvivenza.
Aggiornamento del tema
apocalittico, corposo e ottimamente girato (uno dei migliori film dell’anno in
cui è uscito nelle sale), ricco di ritmo, tensione e sottotesto. Primo fra
tutti quello scientifico antropologico, infarcito di citazioni kubrickiane che
mettono insieme Arancia meccanica
(1971) (nella scena della scimmia costretta a guardare la violenza sugli schermi)
e 2001: odissea nello spazio (proprio
per il riferimento alle scimmie) partendo quindi da una bestialità di fondo che
ci distingue in quanto esseri (non troppo) evoluti; poi quello teologico
(l’aggressione del prete in chiesa, le teorie new age del militare giustiziato, lo scopo della vita, la salvezza);
ed infine quello antimilitarista, forte in tutta la seconda parte del film,
ottenuto soprattutto grazie al doppio rovesciamento del significato dato alla
vita: amare o sopravvivere? Jim e
Selena scelgono di amarsi, ma una volta trovati i militari (la speranza che
cercavano) trovano un gruppo che invece ha scelto di sopravvivere senza amore
ed al quale Jim decide di ribellarsi, anche a costo della morte di tutti. La
salvezza non è la resistenza militarizzata, anzi, questa è proprio la causa del
rabbioso contagio. Il progresso è un aereo che vola nel cielo, tanto quanto una
macchina per cucire antiquata che permette a Selena di scrivere Aiuto. Tornando
all’aspetto più prettamente cinematografico, Danny Boyle sceglie di partire dal
classico tema della contaminazione e del contagio apocalittico, già vivo in
pellicole come L’ultimo uomo della terra
(1964) di Ubaldo Ragona e La città verrà
distrutta all’alba (1973) di George A. Romero, ma gli spunti più grossi
appartengono a Il giorno degli zombi
(1985) ancora di George A. Romero, al quale sottrae l’ambientazione (ed il tema
critico antimilitarista) nonché la figura del contagiato tenuto in catene.
Girato in digitale con un rigore ed una velocità indiscutibili, il film gode
anche dell’ottima fotografia di Anthony Dod Mantle e di un’ottima selezione musicale,
spesso usata come contrasto a scene davvero forti. Danny Boyle ha confermato
ancora una volta, su un soggetto di Alex Garland, di essere uno dei registi più
interessanti uscito dal decennio passato. Davvero un film questo 28 giorni dopo, al contrario di molti
altri che si accontentano di essere delle buone pellicole. Attenzione ai titoli
di coda dopo i quali un finale diverso (e senza speranza) ricaccia i protagonisti
nell’incubo.
Bucci Mario
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