Cosa
avete fatto a Solange?. Massimo Dallamano. 1971. ITALIA.
Attori: Fabio Testi, Karin
Baal, Christine Galbo, Joachim Fuchsberger, Camille Keaton, Gunther W. Stoll,
Anthony Vernon
Durata: 107’
Londra. Il professor Enrico
Rosseni è in barca, sul Tamigi, fra le braccia della sua amante, Elizabeth, una
studentessa iscritta nella scuola dove lui insegna. Alla ragazza pare di
assistere ad un omicidio, ma lui non le crede anzi, pensa che sia una sua scusa
per non concedersi. Il giorno dopo sente alla radio dell’omicidio di una
studentessa, compagna di classe di Elizabeth, e torna sul luogo del delitto
dove però la polizia si accorge della sua presenza e lo inserisce nell’elenco
dei sospetti. Dopo la morte di altre ragazze, tra le quali la stessa Elizabeth,
il professore è escluso come indiziato e decide di interessarsi al caso.
Addentrandosi nella vita privata delle giovani vittime egli scopre un torbido
giro di ragazzi ed esperienze saffiche tra loro, ma soprattutto dell’esistenza
di una ragazza, Solange, alla quale è successo qualcosa in passato ed alla
quale tutte le morti sembrano collegate. Grazie all’aiuto dell’intero corpo di
polizia di Scotland Yard, il professore ed il commissario troveranno il
colpevole: il preside della scuola, padre della sfortunata Solange, che era
riuscito a scoprire cosa c’era dietro la regressione mentale di sua figlia ed
aveva scoperto un aborto che l’aveva traumatizzata e nel quale tutte le vittime
erano coinvolte. Il preside si toglie la vita davanti al professore lasciando una
confessione scritta.
Trasferta inglese per il regista
Massimo Dallamano che realizza un giallo controcorrente e piuttosto riuscito,
anche se il termine controcorrente, in questo caso, è sinonimo purtroppo di
reazionario visto che il regista sembra aver voluto assumere una posizione
d’accusa (il trauma della ragazza) nei confronti di un gesto, l’aborto appunto,
in quel periodo al centro delle rivendicazioni sociali, soprattutto femminili
(la legge sull’aborto si ottenne in Italia però solo nel 1978). Sono, infatti,
giovani donne le vittime dell’assassino, in un primo momento camuffato da
religioso bigottismo cattolico (la scuola è una scuola cattolica e l’assassino
si traveste da prete), che poi si scopre essere il padre stesso della ragazza.
Anche la modalità d’esecuzione (un coltello fra le gambe delle vittime), oltre
a mantenere un carattere misogino tipico del thriller all’italiana, sembra
celare una sorta di monito che forse, nel periodo in cui la pellicola uscì, può
aver avuto effetto su qualche ragazza (se si considera soprattutto che il
target di queste pellicole era spesso popolare). A parte questo elemento
(comunque non da poco) bisogna dare atto che il film non è brutto e che la
sceneggiatura non è contraddistinta dai soliti tanti buchi (del regista e Bruno
Di Geronimo), anche se qualche espediente non è così originale, come l’inizio
per esempio, ripreso chiaramente da L’uccello dalle piume di cristallo
(1970) di Dario Argento, nel quale si assiste all’omicidio ma si è perso
qualche dettaglio che solo più in la guadagna il giusto spazio e sembra avviare
verso la soluzione. Divertente e d’effetto l’uso di far uscire il nome della
ragazza traumatizzata, Solange (che dà titolo al film) solo dopo metà della
pellicola, quando cioè si mostra necessario dare una sferzata alle indagini ed
aprire una nuova strada che abbia l’effetto di incuriosire lo spettatore. Anche
la posizione della moglie del professore, Herta Rosseni, dapprima raccontata
come possibile assassina e poi trasformata in complice del marito nelle
indagini, ha qualcosa di efficace a livello strutturale ma qualcosa
d’inquietante a livello narrativo: la famiglia si ricompone nonostante il
tradimento, ed è sulla donna che si posa la mano di Solange, come se il
personaggio di Herta Rosseni possa essere rappresentare una sorta di castità
morale e famigliare. La sequenza migliore del film è l’omicidio di Elizabeth
nella vasca da bagno, girato quasi tutto con la soggettiva dell’assassino e
davvero efficace. Scorrendo fra i titoli di testa, infine, compaiono i nomi di
Ennio Morricone alle musiche (dirette da Bruno Nicolai), del futuro regista
Aristide Massaccesi (Joe D’Amato) come direttore della fotografia, e tra le
attrici Camille Keaton, nipote del celebre Buster Keaton [i],
e che nel film è proprio Solange. Nude per l’assassino (1975) di Andrea
Bianchi, utilizza lo stesso movente (l’aborto) per giustificare una catena di
omicidi compiuti in un atelier.
Bucci Mario
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