Il
tagliagole. Claude Chabrol. 1969. FRANCIA-ITALIA.
Attori: Stéphane Audran, Jean
Yanne, Roger Rudel, Mario Beccaria, William Guérault, Antonio Passaglia
Durata: 95’
Titolo
originale:
Le boucher
Périgord. Francia. In un paese, ad un vociante e caotico pranzo
di matrimonio, l’ex militare Popaul, macellaio del paese, conosce Hélène, la
direttrice di un istituto scolastico. Tra i due nasce lentamente qualcosa, che
rimane pudico per tutto il tempo mentre man mano aumentano le vittime di un
feroce assassino che uccide donne e ragazzine e che sta terrorizzando il paese.
È proprio Popaul l’assassino che, di fronte alla necessità di uccidere Hélène
poiché da lei scoperto, decide di togliersi la vita. Inutile il gesto della
donna di accompagnarlo in ospedale.
Struggente melodramma intriso di
elementi di giallo e suspence degni del grande maestro osannato da tutta la Nouvelle
vague, Alfred Hitchcock. È proprio con l’uso del dettaglio, infatti, del
particolare, dell’accendino regalato dalla donna al suo uomo e rinvenuto sulla
scena d un delitto, che Chabrol riesce a costruire la storia, surriscaldandola
di folle morbosità in ogni avvicinamento, ogni parola, ogni incontro o contatto
tra i due. Hélène, infatti, sa che lui è l’assassino, ma la possibilità di aver
trovato qualcuno che possa amarla, dopo un digiuno di oltre dieci anni dalla
fine della sua ultima storia, fa in modo che tentenni di fronte alla verità e
che poi, quando anche questa gli è spiattellata in faccia, si mostri
misericordiosa di fronte al fatto di aver conosciuto l’amore, ancora una volta,
non denunciando così Popaul e lasciando che muoia incolpevole. Importante in
quest’ottica il bouquet di carne che il macellaio offre a Hélène. Storia di un
incontro quindi, soprattutto politico, tra una donna e la sua bestia (tra la
Francia ed il gollismo guerrafondaio che aveva trascinato il paese nelle guerre
d’Algeria ed indovina) che si risolve solo attraverso la morte. Un inizio
ridondante (il pranzo di nozze) che introduce a tutto un paese, che mostra una
mentalità povera ma genuina e godereccia, dalla quale però si staccano i due
protagonisti di quest’assurda storia d’amore, sorta di rivisitazione del tema
de La bella e la bestia. Inquietante, asciutto, disilluso, un ottimo
esempio di cinema di sottrazione, senza alcuna traccia di sforzo. Per certi
versi, il personaggio di Popaul anticipa quello di Travis\De Niro in Taxi
Driver (1976) di Martin Scorsese, caratterizzato da un approccio ambiguo e
angosciante con la propria donna, mentre l’inizio con il matrimonio anticipa
quello visto ne Il cacciatore (1978) di Michael Cimino. Non a caso tutti
e tre i film hanno nel sottotesto (o in primo piano come nel caso di
quest’ultimo) l’orrore della guerra e l’impossibilità di essere qui, ora e
presenti, con quanto accade nella vita di tutti i giorni (Popaul non riesce a
resistere al suo istinto primordiale di uccidere).
Bucci Mario
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