Shock – Transfert suspence hypnos. Mario Bava. 1977. ITALIA.
Attori: Daria Nicolodi, David
Collin Jr., John Steiner, Ivan Rassimov
Durata: 95’
A distanza di sette anni
dal suicidio del marito, Dora ritorna nella stessa casa dove è avvenuto il
fatto, con un nuovo compagno, Bruno, ed il figlio del primo matrimonio Marco.
Sin dai primi giorni però si manifestano strani avvenimenti e Marco soprattutto
incomincia a comportarsi come un indemoniato. Costretta a rimanere spesso sola
in casa con il figlio, poiché Bruno lavora come pilota d’aerei civili, Daria,
debole psicologicamente, si lascia sopraffare dall’aria malsana
dell’abitazione. Riaffiora in lei il passato fino a quando non le torna chiara
in mente la sua colpevolezza circa la morte dell’ex marito. Dopo essersi fatta
iniettare eroina nel braccio, infatti, Daria aveva ucciso il marito colta da un
raptus omicida e, con l’aiuto di Bruno, avevano murato in cantina il corpo di
quello e simulato un suicidio in mare. Sconvolta per aver ritrovato la verità,
Daria uccide lo stesso Bruno per poi togliersi la vita. In giardino rimane
Marco che parla con il fantasma del suo vero padre.
Da una sceneggiatura del
figlio Lamberto (scritta in collaborazione con Dardano Sacchetti, Francesco
Barbieri e Paola Briganti) che collaborò anche come aiuto regista, uno dei
thriller più tirati e riusciti in Italia. Per molti considerato come un omaggio
a Profondo rosso (1975) di Dario Argento e dal quale ottiene in prestito Daria Nicolodi (oltre
all’idea del disegno del bambino che rappresenta la memoria di un omicidio), Shock
è invece un thriller che ha natura propria e suspence autentica. Più vicino
alle arie buie dei racconti di Edgar Allan Poe, il film affronta tutti assieme
temi come il passato rimosso (murato), la possessione, la vendetta edipica e
soprattutto l’ambiguità della natura umana, a volte incomprensibile come un
omicidio del quale non se ne trova una giustificazione. Il personaggio del
piccolo Marco, posseduto dagli spettri del passato ancora vivi nella casa
dell’omicidio, anticipa di qualche anno il figlio di Jack Torrence, lo
psicolabile guardiano dell’Overlook Hotel in Shining (1980) di Stanley
Kubrick. Inquietudine altissima, un puro spasso per il regista quanto per lo
spettatore che non può fare a meno di essere risucchiato in un delirio
d’immagini deformate, forzatamente distorte. Ancora una volta Mario Bava
dimostra di saper tendere il filo della tensione attraverso piani sequenza che
spingono lo spettatore sul filo del delirio, per poi farlo saltare dalla poltrona
per un non nulla. Geniale.
Bucci Mario
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