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Attori: Gian Maria Volonté,
Luigi Squarzina, Peter Baldwin
Durata: 118’
Originale (forse un po’ troppo
sovraccaricata di spunti ideologici) biografia del più importante uomo
d’Italia dopo Cesare: l’ingegner Enrico Mattei, prima uomo simbolo
dell’AGIP e poi dell’Italia energetica rappresentata dall’ENI. Partendo
dall’incidente che nel 1962 vide la morte dell’ingegnere in località Bascapè,
Rosi prosegue alternando finzione (spesso attraverso l’uso quasi obbligatorio
del flashback) alla realtà (interviste al senatore Parri, all’onorevole
Pantaleone, all’ex capo dei servizi segreti francesi De Vosjioli) nella
migliore tradizione delle pellicole di denuncia, ed alla quale partecipa anche
in prima persona, ricorrendo al cinema nel cinema, in perfetta sintonia con la
verità nella verità (o finzione nella finzione), vero obiettivo di questo
lavoro. Gian Maria Volontè, forse un po’ sopra le righe, si mostra come al
solito attore di spessore capace di incarnare i miti dell’Italia che non è mai
cresciuta. Molto abile il regista nell’utilizzare le strutture del giallo
(sospetti, ipotesi e suspence musicale) il film si conclude con le stesse
immagini usate per aprire, ma senza parole. Il giornalista De Mauro, che
collaborò alla realizzazione del film, sparì nel 1970 in circostanze più che
sospette, tanto che l’episodio è stato inserito nello stesso lavoro del
regista. Importante il supporto musicale (forse è meglio dire sonoro) apportato
da Piero Piccioni che copre le immagini più drammatiche con suoni che mischiano
il senso della fabbrica e del petrolio che brucia.
Palma d'oro a Cannes ex aequo con
La classe operaia va in paradiso di Elio Petri e con lo stesso Volontà,
due film validi e ad ogni modo necessari.