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Torino Film Festival 2008

Bildungs. Formazione e crescita

Donne-moi la main
infitti fino alla fine nel mondo dei cartoon, della silhouette...

 

"Volevo che l'approccio al soggetto fosse visivo e poetico, e che Donne-moi la main non fosse scritto o girato in modo realistico o esplicativo. Il film s'ispira in parte a quei road movie americani degli anni settanta caratterizzati da un'assenza di eventi drammatici spettacolari, a vantaggio dell'atmosfera e degli incontri, ma anche del gioco sullo spazio e sul tempo. Ho poi deciso di iniziare il film con una sequenza d'animazione disconnettendolo d'ufficio dal territorio del reale"
(Pascal-Alex Vincent, Catalogo del 26° Torino Film Festival, pag. 5).


Antoine e Quentin, come Castore e Polluce (i dioscuri mitologici), sono fratelli gemelli di 18 anni, molto legati tra loro, uguali come due gocce d'acqua e simili anche nel mordere la vita, forse perché sorretti dalla forza della loro relazione simbiotica. Non a caso si sono sempre "dati la mano", come recita la canzone che uno di essi canterà nel corso del viaggio, per sostenersi e aiutarsi reciprocamente, ma anche per scazzottarsi durante liti banali, frutto della loro giovane età. La simbiosi però regge solo fino a un certo punto, man mano i due ragazzi crescono e incominciano ad avvertire le differenze, fino ad arrivare ad affrancarsi l'uno dall'altro in maniera disperata, travolti più dalla potenza dell'odio che dalla volontà di amarsi quasi come carne della propria carne


In fuga all'insaputa del padre, i due ragazzi si apprestano ad attraversare la Francia, utilizzando ogni mezzo di trasporto possibile (a piedi, in autostop, sopra un treno merci preso al volo, nascosti dentro a un camion...), per arrivare fino in Spagna ad assistere al funerale della madre, che hanno conosciuto soltanto da bambini, prima che abbandonasse la loro famiglia. Il film racconta il viaggio attraverso gli occhi dei due protagonisti, con la macchina da presa incollata ai loro sguardi, al punto che si fatica a distinguere chi guarda da chi è guardato, tanto sono identici nel loro perlustrare il paesaggio francese che spesso sfuma nell'inquadratura per far posto alla loro silhouette: ombre cinesi appaiate in movimento, i due sembrano infatti uscire pił dalla sequenza d'animazione che fa da prologo che dal girato nella realtà. Il modo di riprendere di Pascal-Alex Vincent (ha un doppio nome o si tratta in realtà di due registi "gemelli" in uno?) è debitore della tecnica dell'animazione, l'estetica di composizione del quadro si avvantaggia persino di registri formali tipici del fumetto: l'esempio più esplicito resta quel guardare il mondo attraverso l'ottica circolare offerta da un tubo, dove i due gemelli hanno trovato un rifugio di fortuna sopra al rimorchio di un tir. Il trascorrere del tempo (dal giorno alla notte) e il cambiare dello spazio (i luoghi attraversati, seppur la campagna francese sembra sempre essere uguale a se stessa, come quei repertori di sfondo per film d'animazione seriali) vengono testimoniati attraverso quell'angolatura stramba, facile imbattersi in essa sulla pagina di un fumetto (si direbbe che il regista adori soprattutto i manga), ma indubbiamente originale quando si decide di trasferirla su pellicola.


Il destino di Antoine e Quentin cambia proprio a partire da questa fuga, che li vede vicini, e poi man mano sempre più lontani. La macchina da presa ha il pregio di operare questa cesura, di renderla tangibile, fisica e corporea al tempo stesso, al punto da far assumere all'intero tragitto il compito di rappresentare questo viaggio di formazione, che restituirà a ogni ragazzo la propria identità, separata da quella dell'altro. Un percorso doloroso, faticoso, come tagliare un invisibile cordone ombelicale. L'uno non diventa l'altro al termine del viaggio, anzi si acuisce la linea di demarcazione, argomentandola talvolta con contenuti un po' scontati, specie quando si finisce per illustrare le pulsioni omosessuali di uno di essi, che l'altro per gelosia trasforma immediatamente in mercimonio vendicativo.



I dioscuri francesi in trasferta spagnola convincono per la forza della recitazione, per la bramosia nell'esperire le vicissitudini di una fuga estiva, per l'intraprendenza giovanile nell'assaporare, seppure in maniera acerba, le svariate occasioni di incontri sessuali fortuiti, per la ferocia che li vede antagonisti in un duello acquatico finale, eppure risultano più autentici quando sono solamente due figurine disegnate nell'animazione iniziale, che ha il pregio di condensare la solidarietà che li unisce nel darsi la mano, attraverso un vetro che rappresenta lo schermo stesso, per lasciarli al termine della fuga abitare parti opposte, separate da un passaggio a livello, mentre un treno transita come la vita stessa, separandoli per sempre.

continua...

a cura di
paola tarino