La
città verrà distrutta all’alba. George Andrew Romero. 1973. USA.
Attori: Lane
Carroll, W.G. McMillan, Harold Wayne Jones, Lynn Lowry
Durata: 103’
Titolo
originale: The
crazies aka Code Name: Trixie
USA. Pennsylvania. In un paese di
tremila anime, Evans City, un uomo dà fuoco alla propria casa dopo aver ucciso
la moglie. I vigili del fuoco corrono sul posto, mentre la città è
immediatamente assediata da militari e medici. Un aereo militare, che
trasportava un’arma batteriologica denominata Trixie, era caduto una settimana
prima nelle vicinanze del paese contaminando la popolazione con una follia
spesso violenta, esplosa proprio con il gesto dell’incendiario. L’intera città
è prima messa in quarantena e, una volta isolata, amministrata con legge
marziale. I cittadini che hanno contratto il virus si ribellano con violenza
alle procedure militari, ma anche un gruppo di uomini che non ha contratto il
virus, si oppone ai militari e cerca di scampare ai contagiati. Il medico
incaricato di trovare l’antidoto muore quando la situazione si perde dal
controllo, e proprio dopo aver trovato finalmente la soluzione, invano. La condizione
diventerà presto ingestibile tanto che le autorità opteranno per la scelta più
drastica, sganciare una bomba atomica sulla cittadina infestata.
George A. Romero torna sul tema
della contaminazione, questa volta strutturando un discorso più politico, mostrando
cioè la crudeltà e la distanza tra l’autorità e la cittadinanza (il Presidente
degli Stati Uniti che si rivolge di spalle), antimilitarista (sottolineando
molto il lato sciacallo dei militari,
con piccoli furti ai morti, come facevano i nazisti) ed ecologico, che oltre a
mostrare cioè gli effetti di un disastro batteriologico, additandone le cause
ai governi, tiene in sospeso il disastro della bomba atomica come soluzione
all’epidemia, quasi come una spada di Damocle che alla fine è pronta a cadere
sulla testa di un migliaio di cittadini, a loro insaputa scelti dal destino per
rappresentare gli effetti della stupidità dell’uomo (è questa in fondo la vera
epidemia, non la violenza, ma la stupidità). Gli spunti sembrano più quelli del
racconto I am a legend di Richard
Matheson, che quelli del suo precedente lavoro L’alba dei morti viventi (1968). Duelli dal sapore western si
alternano a malsane rappresentazioni del contagio, tra uomini istupiditi e
pronti ad esplodere come aggressori inconsapevoli (la scena dell’incesto tra
padre e figlia rompe, infatti, il legame della morale e crea la preda anche
all’interno del rapporto famigliare) e rappresaglie militari dalla vaga
impostazione fascista (le retate senza giustificazioni, sulle quali il regista
calca la mano inserendo più donne e bambini che uomini tra le vittime). Per
questo film Romero ha diretto la regia, scritto la sceneggiatura ed eseguito il
montaggio (d’effetto nelle scene di riunioni tra i grandi rappresentanti delle
autorità). Tantissime le pellicole che si sono ispirate a questo vero modello
di genere apocalittico batteriologico, e forse quella che più di tutte si è
avvicinata sembra proprio il più recente 28
giorni dopo (2002) di Danny Boyle.
Bucci Mario
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