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La città verrà distrutta all’alba - The crazies
Anno: 1973
Regista: George Andrew Romero;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 25-04-2005


La città verrà distrutta

La città verrà distrutta all’alba.  George Andrew Romero. 1973. USA.

Attori: Lane Carroll, W.G. McMillan, Harold Wayne Jones, Lynn Lowry

Durata: 103’

Titolo originale: The crazies aka Code Name: Trixie

 

USA. Pennsylvania. In un paese di tremila anime, Evans City, un uomo dà fuoco alla propria casa dopo aver ucciso la moglie. I vigili del fuoco corrono sul posto, mentre la città è immediatamente assediata da militari e medici. Un aereo militare, che trasportava un’arma batteriologica denominata Trixie, era caduto una settimana prima nelle vicinanze del paese contaminando la popolazione con una follia spesso violenta, esplosa proprio con il gesto dell’incendiario. L’intera città è prima messa in quarantena e, una volta isolata, amministrata con legge marziale. I cittadini che hanno contratto il virus si ribellano con violenza alle procedure militari, ma anche un gruppo di uomini che non ha contratto il virus, si oppone ai militari e cerca di scampare ai contagiati. Il medico incaricato di trovare l’antidoto muore quando la situazione si perde dal controllo, e proprio dopo aver trovato finalmente la soluzione, invano. La condizione diventerà presto ingestibile tanto che le autorità opteranno per la scelta più drastica, sganciare una bomba atomica sulla cittadina infestata.

George A. Romero torna sul tema della contaminazione, questa volta strutturando un discorso più politico, mostrando cioè la crudeltà e la distanza tra l’autorità e la cittadinanza (il Presidente degli Stati Uniti che si rivolge di spalle), antimilitarista (sottolineando molto il lato sciacallo dei militari, con piccoli furti ai morti, come facevano i nazisti) ed ecologico, che oltre a mostrare cioè gli effetti di un disastro batteriologico, additandone le cause ai governi, tiene in sospeso il disastro della bomba atomica come soluzione all’epidemia, quasi come una spada di Damocle che alla fine è pronta a cadere sulla testa di un migliaio di cittadini, a loro insaputa scelti dal destino per rappresentare gli effetti della stupidità dell’uomo (è questa in fondo la vera epidemia, non la violenza, ma la stupidità). Gli spunti sembrano più quelli del racconto I am a legend di Richard Matheson, che quelli del suo precedente lavoro L’alba dei morti viventi (1968). Duelli dal sapore western si alternano a malsane rappresentazioni del contagio, tra uomini istupiditi e pronti ad esplodere come aggressori inconsapevoli (la scena dell’incesto tra padre e figlia rompe, infatti, il legame della morale e crea la preda anche all’interno del rapporto famigliare) e rappresaglie militari dalla vaga impostazione fascista (le retate senza giustificazioni, sulle quali il regista calca la mano inserendo più donne e bambini che uomini tra le vittime). Per questo film Romero ha diretto la regia, scritto la sceneggiatura ed eseguito il montaggio (d’effetto nelle scene di riunioni tra i grandi rappresentanti delle autorità). Tantissime le pellicole che si sono ispirate a questo vero modello di genere apocalittico batteriologico, e forse quella che più di tutte si è avvicinata sembra proprio il più recente 28 giorni dopo (2002) di Danny Boyle.

                                              

                                  

Bucci Mario

                                                                                                        [email protected]