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Hopeless
Anno: 1999
Regista: Stephen Hickey;
Autore Recensione: Andrea Caramanna
Provenienza: Nuova Zelanda;
Data inserimento nel database: 17-07-2000


Hopeless1
Visto al Taormina Film Festival 2000Visto al
Taormina Film
Festival 2000

Hopeless
Regia: Stephen Hickey
Sceneggiatura: Sean Molloy, Stephen Hickey
Fotografia: Simon Riera
Produzione: Larry Parr
Origine: Nuova Zelanda, 1999, 82 min.

Debutto promettente non tanto per i temi principali del racconto, i rapporti affettivi, le dinamiche sottili della psicologia amorosa, ma per quella sorta di sguardo cinico e distaccato e sempre comico - sarà davvero lo sguardo "lontano" della New Zeland? -, attento ai dettagli minimi, il punto di vista di Ben, che assume caratteristiche nevrotiche e allo stesso modo una espressione/ossessione piccola e grande sembra covare nella maggior parte dei personaggi. Sono pregevoli gli scivolamenti nell'universo onirico dei protagonisti, i salti temporali del racconto che producono una sorta di stratificazione sensoriale: dimensioni sensibili che tradiscono innanzitutto violente spinte libidiche non sempre limpide. In questo senso la brasiliana Aleo rappresenta lo stereotipo classico della donna seducente, ma che nella realtà non corrisponde affatto alle coordinate del sogno. Continua ossessione sono i bisogni organici e gli oggetti quotidiani delle funzioni corporali, cosicché i bagni diventano il luogo dove indagare in profondità le varie personalità. Vedi per esempio Richard, il cui odio paranoide per Iain nasconde il senso di inferiorità di un insuccesso sensuale. Diventa una sfida virile, le cui schermaglie si limitano a una facciata civile, come le partite a scacchi. L'aggressività è comunque assolutamente palpabile, è pronta ad esplodere, o fa precipitare i personaggi in situazioni tragico-ridicole, come Richard che nasconde nella giacca decine di rotoli di carta igienica. Nella fotografia abbastanza granulosa e sporca e nelle inquadrature ravvicinate che creano effetti di distorsione delle immagini si ravvisano i sentimenti forti dei personaggi, emozioni lancinanti che in alcuni momenti sembrano quasi dilaniare le loro esistenze.

Conferenza stampa con Stephen Hickey
Come è nato il film?
Hickey: La Nuova Zelanda è lontana da tutto, è molto difficile per noi cambiare la propria vita e luogo di abitazione, volevo scrivere queste emozioni con uno sfondo di tragedia, ma privilegiando la commedia, ho studiato filosofia e psicologia poi ho deciso di diventare sceneggiatore professionista e poi ho girato il film, c'è molto desiderio a Wellington realizzare i progetti che descrivono la nostra cultura. Per quanto mi riguarda penso che fare un film sia una cosa bellissima perché il pubblico possa condividere un tuo pensiero

Qual è la situazione riguardo l'aspetto sociale del lavoro in Nuova Zelanda?
Hickey: Credo che riguardi soprattutto l'età in cui si debbono prendere alcune decisioni per tagliare profondi legami col passato, noi dobbiamo lasciare la nostra terra, andare lontanissimo in Europa.

Il rapporto con gli attori, sono professionisti o sono arrivati dai provini
Hickey: La maggior parte sono professionisti, molti attori vengono a Wellington per il teatro, il protagonista lo conoscevo da molto tempo in teatro per gli altri sono andato un po' a pelle...Credo che il film abbia buone potenziali per la vivacità dei personaggi l'imprevedibilità

Quali sono i contributi in Nuova Zelanda
Hickey: Sì ci sono due canali televisivi statali uno per le sitcomedy, e due privati in competizione con quelli pubblici, abbiamo molti giovani di talento che vogliono fare film ed anche la veccia generazione il governo finanzia i film io ho ottenuto 150.000 dollari neozelandesi, altri finanziamenti provengono da Hollywood