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CRIME AND PUNISHMENT IN SUBURBIA
- DELITTO E CASTIGO A SUBURBIA
Regia: Rob Schmidt
Sceneggiatura: Larry Gross
Fotografia: Bobby Bukowski
Produttori: Pam Koffler, Christine Vachon, Larry Gross
Interpreti: Vincent Kartheiser, Monica Keena, Ellen Barkin, Michael Ironside,
James Debello, Jeff Wright
Origine: U.S.A. 2000, 100 min.
$align="left"; include "image1.php3"; ?>Libero adattamento, o suggestione
dostoevskijana, Crime and punishment, opera un curioso detournement
del senso di colpa. Sentimento che si sviluppa non immediatamente dopo il
crimine, peraltro compiuto contro un odioso aguzzino, ma nella consapevolezza
di un suo valore assoluto, e, nella traccia indelebile dell’assassinio che
riverbera nelle registrazioni di Vincent. Nella dimensione universale la colpa,
nel senso dello scrittore russo, è l’elemento psicologico interiore al quale è
impossibile sottrarsi. Ogni ipotesi di redenzione si fonda soltanto
nell’espiazione della colpa, la sua ammissione, anche quando la terribile
macchia appare come gesto minimo nella sua effettività. C’è una perfetta
corrispondenza tra l’omicidio di una vecchia usuraia ed un patrigno
violentatore. Si potrebbe facilmente inferire che una modificazione al corso
universale degli eventi, attraverso la scoperta, la rivelazione del crimine,
sia irrilevante giacché la vita di due malvagi, la vecchia usuraia e il
violentatore, “vale” poco. Il crimine liberatorio potrebbe essere giustificato.
Ma, come il romanzo, il film ci mostra la crisi inevitabile, successiva
all’evento, che apparentemente sembra trascurabile, ma che a poco a poco si
configura come la terribile causa prima scatenante effetti imprevedibili. La
crisi di Roxanne abbraccia tutta la sua esistenza. Ed appare ancora più
incredibile, di fronte alla crisi che divampa, che sia stata capace di
progettare l’omicidio. Quell’aspetto curioso di “ritardata” consapevolezza è
l’evoluzione di uno sguardo morale del tutto diverso dallo sguardo vigile e
indifferente di Vincent. Come in American Beauty, lo sguardo di un voyeur, uno
spione è in grado di cogliere l’evento, grazie alla sua totale apertura, alla
sua disponibilità puttanesca. Mentre gli occhi umani, spesso vedono poco e
male, deformano il presente, l’occhio elettronico vede sempre e soprattutto
registra senza esprimere (pre)giudizi. Il comportamento di Vincent è assimilato
alla macchina da presa. Si limita a vedere senza intervenire, lascia che i
fatti accadano. Dall’altra parte la visione registrata nella memoria di Roxanne
raccoglie inquietudini: nell’evento delittuoso appare il fantasma incombente
della responsabilità. In questo meccanismo che inquadra perfettamente i punti
di riferimento di ogni morale (soprattutto quella cattolica), il film procede inesorabile.
Ma i momenti più emozionanti sono quelli che raffigurano lo scarto tra il
progetto delittuoso e la difficile esecuzione: l’eliminazione del patrigno è
lunga e faticosa, e ricorrono strumenti impropri e orripilanti, come il
frullatore. Il pregio del film è soprattutto nel montaggio (di Gabriel Wrye, Ogni
maledetta domenica di Oliver Stone) che giustappone in modo sincopato
inquadrature e sequenze comunicando un’atmosfera disperata e confusa.
Conferenza con il regista Rob
Schmidt
Non ci sono molti elementi comuni con American Beauty?
Sì, ci sono somiglianze abbastanza superficiali, American Beauty uscì quando
facevamo il final cut del film, che comunque si rivolge ad un pubblico molto
più giovanile
Ci sono collegamenti del titolo a “Delitto e castigo” di Dostoevskij?
Amo quel romanzo il cui tema è collegato al film, è una storia cristiana di
redenzione.
Come ha diretto questi attori, è stato complesso il lavoro di casting? Mi hanno aiutato i produttori che hanno già prodotto Happiness e Boys don't
cry, credo nel metodo Slanislaski, gli attori più anziani poi hanno aiutato i
più giovani.
Quali sono i suoi prossimi progetti?
Sto lavorando ad un film con Milla Jovovich che proverà nel film, intitolato American
Heroes, che la camminata sulla luna era una frode.