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Il gabinetto del dottor Caligari - Das kabinett des dr. Caligari
Anno: 1920
Regista: Robert Wiene;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Germania;
Data inserimento nel database: 28-12-2005


La grande guerra

Il gabinetto del dottor Caligari. Robert Wiene. 1920. GERMANIA.

Attori: Werner Krauss, Conrad Veidt, Lil Dagover, Friedrich Feher

Durata: 80’

Titolo originale: Das kabinett des dr. Caligari

 

 

Hostenwall, Germania. Atto primo. Il giovane Franz racconta ad un anziano che cosa è capitato a lui ed alla sua ragazza. Nella sua città natia, durante la fiera, si presenta un certo Caligari il quale, come attrazione, domanda al segretario comunale di esporre il sonnambulo Cesare, un ragazzo di 23 anni da sempre in stato dormiente. Alan, amico di Franz, lo invita ad andare a vedere la fiera. Atto secondo. Viene ritrovato il cadavere del segretario comunale, pugnalato. Alla fiera c’è la prima esposizione di Cesare e ci vanno Alan e Franz. L’amico ne approfitta per chiedere fino a quanto vivrà ed il sonnambulo gli preannuncia fino all’alba. Di ritorno dalla fiera Alan e Franz incontrano Jane, la donna della quale entrambi sono innamorati. A notte un’ombra assale Alan nel suo letto. Atto terzo. Una domestica informa Franz del ritrovamento del cadavere di Alan e lui lo collega subito alla profezia del sonnambulo. Si rivolge alla polizia ma solo tramite il padre di Jane, medico, riesce ad ottenere un mandato di perquisizione per il gabinetto di Caligari. Viene intanto arrestato un delinquente in città che aveva cercato di uccidere una signora, mentre Franz ed il medico controllano Cesare nel baraccone di Caligari. Atto quarto. Il probabile assassino nega la sua partecipazione agli altri due omicidi ed ammette solo la volontà di uccidere la donna. Nel frattempo Jane va a cercare il padre da Caligari, e l’imbonitore le mostra invece Cesare. La ragazza fugge via. Dopo i funerali di Alan, a notte, Franz si reca nuovamente alla fiera e tiene sottocontrollo Caligari. Nello stesso momento Cesare entra, armato di coltello, nella camera da letto di Jane e la sorprende nel sonno. Non riesce ad ucciderla e la rapisce, ma è scoperto dai servi della ragazza ed inseguito. Abbandonato il corpo di lei lungo la strada, il sonnambulo cade senza vita in un parco. Jane sostiene che è stato Cesare a rapirla, ma Franz non le crede perché lo ha tenuto sott’occhio per tutta la notte. Atto quinto. Franz si reca nelle prigioni e controlla che il delinquente non sia evaso. Tornano allora da Caligari e scoprono che al posto del sonnambulo c’è un manichino. Caligari riesce a fuggire e si rifugia, inseguito da Franz, in un manicomio. Qui il ragazzo scopre che il direttore è proprio lo stesso imbonitore. Approfittando della notte, mentre il direttore dorme, Franz ed altri uomini s’intrufolano nello studio e scoprono la sua tesi di laurea sul sonnambulismo e sulla figura del dottor Caligari, un folle che nel 1783 aveva cercato di far esperimenti sul sonnambulismo. Gli uomini capiscono che il medico del manicomio si sia impersonificato in quest’antico scienziato.  Atto sesto. Viene ritrovato Cesare nel campo e quindi, portato davanti al direttore del manicomio, usato come prova per smascherarlo. Il medico è internato come pazzo. Il racconto di Franz all’anziano è terminato. Tutti i protagonisti di questa vicenda si trovano in manicomio, compresa Jane alla quale Franz rivolge il suo amore. Rifiutato dalla ragazza, ed alla comparsa del direttore del manicomio, il giovane impazzisce ed il medico capisce che è ancora per quella storia del dottor Caligari.

Film a soggetto diviso in sei atti, come recitano i titoli di testa, Il gabinetto del dottor Caligari è una pietra miliare del cinema mondiale perché esempio completo di un’intera scuola, quella dell’espressionismo tedesco, capace, seppur in pochi film e solo per un breve periodo, di influenzare la cultura cinematografica del Ventennio come nessun’altra nello stesso periodo. Frutto di diverse sperimentazioni riunitesi quasi per caso nella stessa opera, il film deve il suo successo principalmente a due cose: ad una storia delirante dai corposi contenuti (soggetto di Carl Mayer e Hans Janowitz) e ad una scenografia assurda ed altrettanto delirante raramente riproposta sul grande schermo (realizzata da Walter Röhrig, Herman Warm e Walter Reimann, appartenenti tutti al gruppo espressionista della rivista Der Sturm). Solo a questo proposito si dovrebbe pensare al fatto che perfino le ombre, oltre alle rappresentazioni pseudocubiste delle strutture architettoniche, sono state realizzate in laboratorio, come se facessero parte della scenografia e non tra i compiti del direttore della fotografia (ruolo che spesso coincideva con quello dell’operatore alla m.d.p.). Ovviamente esse si giustificavano soprattutto alla luce del finale in cui è svelato che Franz è pazzo e che la storia si è svolta all’interno proprio del suo delirio. Va in più aggiunto che anche la scelta delle geometrie si accompagna a quella delle varie fasi emotive o dei caratteri dei personaggi (per esempio il sonnambulo è associato a figure di forma principalmente triangolari). Da un punto di vista narrativo la storia si concentra su un lungo flashback al quale ne viene aggiunto uno ulteriore quando si parla delle esperienze del direttore del manicomio, ma in sostanza si risolve con un delirio, presente forse solo nella testa di Franz. Questa caratteristica delirante, alla quale vanno aggiunti la figura del giovane contrapposta a quella del mago, il contesto della fiera, e l’ambientazione senza tempo, dimostra anche un’ossatura espressionista della storia, ricca appunto di questi elementi caratteristici del movimento artistico che ha influenzato questo film. Nell’immagine dell’imbonitore si può rintracciare quella del governo tedesco, in una sottile critica che voleva a capo uomini in grado di approfittare dello stato di dormiveglia del popolo (Cesare il sonnambulo) per far loro compiere azioni che normalmente sarebbero state aborrite, come l’omicidio (la guerra). Il film, infatti, è una sorta di presagio sulla condizione della Germania, sui frutti marci dell’esperienza della Repubblica di Weimar, che culminerà con l’ascesa di Adolf Hitler (sorta di Caligari del nostro tempo). La sceneggiatura era stata proposta a Fritz Lang il quale però dovette rinunciare perché impegnato nelle riprese de I ragni (1919). In sintesi, quando si parla d’espressionismo tedesco, ci si riferisce proprio a Il gabinetto del dottor Caligari, perché è riuscito a coniugare le figure geometriche, la storia ed i personaggi, in un solido susseguirsi di forti immagini pittoriche dall’alto contenuto narrativo (cioè complete di un’espressione emotiva geometrica). È anche uno dei rari esempi d’accostamento tra l’arte pittorica, nella sua natura appunto espressionista, e l’arte cinematografica, ancora in via di sviluppo in quegli anni. Siamo, infatti, all’inizio del secolo, quando si sviluppano cioè le avanguardie anche nel cinema, e proprio perché questa corrente artistica non riuscì ad influenzare troppo altri autori (se si elude il Nosferatu il vampiro (1922) di Friedrich Wilhelm Murnau) si è guadagnata la fama di ottenere un nome proprio, legato alla sua principale opera, il caligarismo [i].

 

 

Bucci Mario

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[i] Jean Mitry. Storia del cinema sperimentale. Clueb