Il
gabinetto del dottor Caligari. Robert Wiene. 1920. GERMANIA.
Attori: Werner
Krauss, Conrad Veidt, Lil Dagover, Friedrich Feher
Durata: 80’
Titolo
originale: Das
kabinett des dr. Caligari
Hostenwall, Germania. Atto primo. Il giovane Franz racconta ad
un anziano che cosa è capitato a lui ed alla sua ragazza. Nella sua città
natia, durante la fiera, si presenta un certo Caligari il quale, come
attrazione, domanda al segretario comunale di esporre il sonnambulo Cesare, un
ragazzo di 23 anni da sempre in stato dormiente. Alan, amico di Franz, lo
invita ad andare a vedere la fiera. Atto
secondo. Viene ritrovato il cadavere del segretario comunale, pugnalato.
Alla fiera c’è la prima esposizione di Cesare e ci vanno Alan e Franz. L’amico
ne approfitta per chiedere fino a quanto vivrà ed il sonnambulo gli preannuncia
fino all’alba. Di ritorno dalla fiera Alan e Franz incontrano Jane, la donna
della quale entrambi sono innamorati. A notte un’ombra assale Alan nel suo
letto. Atto terzo. Una domestica
informa Franz del ritrovamento del cadavere di Alan e lui lo collega subito
alla profezia del sonnambulo. Si rivolge alla polizia ma solo tramite il padre
di Jane, medico, riesce ad ottenere un mandato di perquisizione per il
gabinetto di Caligari. Viene intanto arrestato un delinquente in città che
aveva cercato di uccidere una signora, mentre Franz ed il medico controllano
Cesare nel baraccone di Caligari. Atto
quarto. Il probabile assassino nega la sua partecipazione agli altri due
omicidi ed ammette solo la volontà di uccidere la donna. Nel frattempo Jane va
a cercare il padre da Caligari, e l’imbonitore le mostra invece Cesare. La
ragazza fugge via. Dopo i funerali di Alan, a notte, Franz si reca nuovamente
alla fiera e tiene sottocontrollo Caligari. Nello stesso momento Cesare entra,
armato di coltello, nella camera da letto di Jane e la sorprende nel sonno. Non
riesce ad ucciderla e la rapisce, ma è scoperto dai servi della ragazza ed
inseguito. Abbandonato il corpo di lei lungo la strada, il sonnambulo cade
senza vita in un parco. Jane sostiene che è stato Cesare a rapirla, ma Franz
non le crede perché lo ha tenuto sott’occhio per tutta la notte. Atto quinto. Franz si reca nelle
prigioni e controlla che il delinquente non sia evaso. Tornano allora da Caligari
e scoprono che al posto del sonnambulo c’è un manichino. Caligari riesce a
fuggire e si rifugia, inseguito da Franz, in un manicomio. Qui il ragazzo scopre
che il direttore è proprio lo stesso imbonitore. Approfittando della notte, mentre
il direttore dorme, Franz ed altri uomini s’intrufolano nello studio e scoprono
la sua tesi di laurea sul sonnambulismo e sulla figura del dottor Caligari, un
folle che nel 1783 aveva cercato di far esperimenti sul sonnambulismo. Gli
uomini capiscono che il medico del manicomio si sia impersonificato in quest’antico
scienziato. Atto sesto. Viene ritrovato Cesare nel campo e quindi, portato
davanti al direttore del manicomio, usato come prova per smascherarlo. Il
medico è internato come pazzo. Il racconto di Franz all’anziano è terminato.
Tutti i protagonisti di questa vicenda si trovano in manicomio, compresa Jane
alla quale Franz rivolge il suo amore. Rifiutato dalla ragazza, ed alla
comparsa del direttore del manicomio, il giovane impazzisce ed il medico
capisce che è ancora per quella storia del dottor Caligari.
Film a soggetto diviso in sei
atti, come recitano i titoli di testa, Il
gabinetto del dottor Caligari è una pietra miliare del cinema mondiale
perché esempio completo di un’intera scuola, quella dell’espressionismo tedesco,
capace, seppur in pochi film e solo per un breve periodo, di influenzare la
cultura cinematografica del Ventennio come nessun’altra nello stesso periodo.
Frutto di diverse sperimentazioni riunitesi quasi per caso nella stessa opera,
il film deve il suo successo principalmente a due cose: ad una storia delirante
dai corposi contenuti (soggetto di Carl Mayer e Hans Janowitz) e ad una
scenografia assurda ed altrettanto delirante raramente riproposta sul grande schermo
(realizzata da Walter Röhrig, Herman Warm e Walter Reimann, appartenenti tutti
al gruppo espressionista della rivista Der
Sturm). Solo a questo proposito si dovrebbe pensare al fatto che perfino le
ombre, oltre alle rappresentazioni pseudocubiste delle strutture
architettoniche, sono state realizzate in laboratorio, come se facessero parte
della scenografia e non tra i compiti del direttore della fotografia (ruolo che
spesso coincideva con quello dell’operatore alla m.d.p.). Ovviamente esse si
giustificavano soprattutto alla luce del finale in cui è svelato che Franz è
pazzo e che la storia si è svolta all’interno proprio del suo delirio. Va in
più aggiunto che anche la scelta delle geometrie si accompagna a quella delle varie
fasi emotive o dei caratteri dei personaggi (per esempio il sonnambulo è
associato a figure di forma principalmente triangolari). Da un punto di vista
narrativo la storia si concentra su un lungo flashback al quale ne viene
aggiunto uno ulteriore quando si parla delle esperienze del direttore del
manicomio, ma in sostanza si risolve con un delirio, presente forse solo nella
testa di Franz. Questa caratteristica delirante, alla quale vanno aggiunti la
figura del giovane contrapposta a quella del mago, il contesto della fiera, e
l’ambientazione senza tempo, dimostra anche un’ossatura espressionista della
storia, ricca appunto di questi elementi caratteristici del movimento artistico
che ha influenzato questo film. Nell’immagine dell’imbonitore si può
rintracciare quella del governo tedesco, in una sottile critica che voleva a
capo uomini in grado di approfittare dello stato di dormiveglia del popolo
(Cesare il sonnambulo) per far loro compiere azioni che normalmente sarebbero
state aborrite, come l’omicidio (la guerra). Il film, infatti, è una sorta di
presagio sulla condizione della Germania, sui frutti marci dell’esperienza
della Repubblica di Weimar, che culminerà con l’ascesa di Adolf Hitler (sorta
di Caligari del nostro tempo). La sceneggiatura era stata proposta a Fritz Lang
il quale però dovette rinunciare perché impegnato nelle riprese de I ragni (1919). In sintesi, quando si
parla d’espressionismo tedesco, ci si riferisce proprio a Il gabinetto del
dottor Caligari, perché è riuscito a coniugare le figure geometriche, la storia
ed i personaggi, in un solido susseguirsi di forti immagini pittoriche
dall’alto contenuto narrativo (cioè complete di un’espressione emotiva
geometrica). È anche uno dei rari esempi d’accostamento tra l’arte pittorica,
nella sua natura appunto espressionista, e l’arte cinematografica, ancora in via
di sviluppo in quegli anni. Siamo, infatti, all’inizio del secolo, quando si
sviluppano cioè le avanguardie anche nel cinema, e proprio perché questa
corrente artistica non riuscì ad influenzare troppo altri autori (se si elude
il Nosferatu il vampiro (1922) di Friedrich
Wilhelm Murnau) si è guadagnata la fama di ottenere un nome proprio, legato
alla sua principale opera, il caligarismo
[i].
Bucci Mario
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