Interrogatorio
Surrealtà della situazione accentuata dal costante alzarsi e sedersi dell'imputato a dirimere questioni solo per lui evidenti nei suoi scritti, dalle frequenti citazioni dalla
gabbia che lo rende ancora più assurdo nella sua follia segnata da strani tic che gli scompongono la faccia gommosa. L'emblema del nazismo come feroce precisione.

1. 1. S'inizia cercando di comprendere la rete di coordinamento del servizio a cui partecipò il funzionario; si comincia a scoprire che dalla dizione ipocrita 'Emigrazione' si passò presto a 'Evacuazione'. E un brivido ci passa sulla schiena: come un deja vu, a partire dalle squadracce in camicia verde per passare dal Kossovo, finendo in Cecenia e tornando ai lager come quello di via Corelli a Milano o corso Brunelleschi a Torino.

2. Addirittura risulta un campione delle spedizioni di gente, viaggi organizzati secondo criteri di performatività; sembra quasi che creda davvero nella sua missione di travet degli invii, fatti funzionare migliorandone le condizioni, ma con la consapevolezza della destinazione e di cosa rappresentava, eppure mantenendo in secondo piano questo aspetto sostanziale egli evidenzia la deformazione malata dell'etica di un'intera Nazione: l'essere addetti ad una mansione senza considerarne la portata umanitaria, o semplicemente le conseguenze dei propri gesti. Una graniticità ben rappresentata dalla ripresa della sua posa impassibile, mentre alle sue spalle i secondini cambiano nel montaggio a scatto singolo.
Naturalmente, i regimi totalitari presuppongono anche una minoranza organizzata di fanatici che li sostengono. Un fanatismo che è connesso al sentimento di appartenenza ad un movimento, ad un’organizzazione, che ha una missione "storica" da adempiere e le cui sorti sono infinitamente più importanti dei destini individuali delle miserabili rotelle che compongono l’ingranaggio. Un senso di appartenenza che non va confuso con motivazioni ideali. "L’idealismo, folle od eroico che sia, scaturisce sempre da una decisione individuale e conduce a una convinzione che rimane soggetta all’esperienza e al ragionamento" (Le Origini del totalitarismo, Edizioni di Comunità, Milano, 1996, pg. 426).

"Moi, je crois qu'Eichmann dit la vérité. Il agit dans une totale schizophrénie, mais c'est une schizophrénie consciente... Maintenant la question est : quels sont les mécanismes qui permettent ce retranchement du monde ?" (Eyal Sivan)

3. Condizioni: il giudice occupa sempre la parte alta dello schermo, non si confonde mai con lo spazio dell'imputato che non contamina mai la figura del giudice condividendone un fotogramma o comunque una sbarra o un elemento di divisione li mantiene in piani diversi.
Una lontananza che rende difficile un giudizio riflettente non trascendentale come quello ricercato da Arendt