"Con A Report on the Banality of Evil non è più sufficiente guardare all'esterno il rapporto tra totalitarismo, metafisica e politica, decostruendone i vincoli soffocanti. Davanti alla corte israeliana non c'è una singola persona che va giudicata per quello che è, indagando il funzionamento soggettivo dei docili funzionari di un regime. Se il totalitarismo veniva paradossalmente considerato come l'inveramento di una certa tendenza della filosofia, Eichmann dovrebbe essere l'inveramento di alcune deformazioni professionali di un filosofo (per quanto scarsamente dotato!). Viene in primo piano quello che si potrebbe chiamare il risvolto etico del problema (del resto anticipato dalle riflessioni sulla psicologia, singolarmente affine pur nella contrapposizione oggettiva dei ruoli, delle vittime e dei carnefici nel lager). In Eichmann anzi viene al pettine la bancarotta novecentesca dell'etica intesa come lunga e deresponsabilizzante relazione di comando e obbedienza, sulla scia di una triplice tradizione: aristotelica (e oggi communitarian) di etica sociale, cristiana di morale di codice e kantiana di morale delle massime trascendenti.

Hanna Arendt contrappone a questo collasso una concezione del giudizio morale ispirato più alla terza che alla seconda Critica kantiana, cioè quella di un giudizio riflettente (analogo a quello estetico), non determinante né trascendentale. Non l'applicazione di una legge universale al caso particolare o l'adeguamento ai valori sociali correnti, piuttosto la tendenza a non attenersi al già giudicato pur di riuscire a convivere con se stessi dopo aver compiuto determinati atti.
Come dire: Eichmann è un (banale) mostro, perché, seguendo le indicazioni di giuristi e filosofi, si è scaricato da ogni responsabilità obbedendo a un ordine formalmente legittimo, senza aver il coraggio di pensare con la propria testa e riuscendo a vivere tranquillo dopo aver obbedito e agito in tal modo. Diventa così il modello di ogni deresponsabilizzazione burocratica, indica un funesto e diffuso comportamento post-totalitario e forse neo-totalitario."

(Augusto Illuminati, "I custodi armati della nazione" in il manifesto, giovedì 27 maggio 1999, pp.26-27)