"La nudità del volto non è ciò che si offre a me perché lo sveli - e che, perciò, verrebbe ad essere offerto a me, al mio potere, ai miei occhi, alle mie percezioni, in una luce ad esso esterna. Il volto si è rivolto me - e questa, appunto, è la sua nudità. E' per se stesso e non in riferimento ad un sistema."

(Emmanuel Levinas in Totalità e infinito).


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Il cinema di Silvano Agosti è un viaggio alla scoperta dell'ombra, il cammino luminoso, trasparente, che permette alle energie sotterranee dell'individuo di riaffermarsi. E questo ha un'appassionata significazione politica e sociale. I manicomi sono, infatti, uno degli stratagemmi della società, per imbrigliare, controllare queste forze oscure. Ma, il film ce lo ricorda, qual è la differenza tra "malati mentali" e sani? E chi, come suggerisce Lucio Anneo Seneca, guarirà coloro che si ritengono sani? Lo psichiatra Franco Basaglia, interpretato da un "naturalissimo" Remo Girone, è stato una delle figure più rilevanti del XX secolo, per aver regalato alle 150.000 persone recluse nei manicomi la possibilità di vivere secondo la dignità che spetta ad ogni essere vivente, evitando i metodi di tortura praticati da sempre negli istituti: docce fredde, elettroshock, percosse, lobotomie. Basaglia metteva in pratica ciò che la psicanalisi suggeriva da tempo, e l'arte figurativa aveva già in parte espresso: "è cominciata una nuova epoca in cui la coscienza inizia a svilupparsi in senso verticale, anziché orizzontale. l'esigenza di epifanizzare un oltre.". C'è innanzitutto un ribaltamento della definizione di malattia mentale, una diversa prospettiva. La malattia persegue un suo fine: "la trasformazione interna, psicologica e di conseguenza morale, dell'individuo; la quale si inserisce nella correlazione di tutti gli individui e quindi modifica, anche se in misura infinitesimale, spesso impercettibile, il corso della storia comune" (citazioni da De Benedetti in "Il romanzo del Novecento"). La malattia esige quindi di esser vissuta in tutte le sue manifestazioni successive per produrre i suoi effetti rinnovatori, che possono essere le guarigioni, la salute, come può essere l'esito letale. Così Basaglia appare in attesa di un movimento, il cui percorso segreto è poco scrutabile da un atteggiamento razionale, ma può contare sulla dolcezza e disponibilità verso i pazienti. Poco importa se una donna vuol mangiare sotto un tavolo, "l'importante è che mangi"; e che le morti per un impulso purissimo verso la libertà sopraggiungano per due ospiti della casa di cura. L'importante è liberare le energie, superare i muri eretti dalla società, che simboleggiano la paura dell'adulto, la repressione delle istanze creative della persona. Agosti come Basaglia accoglie la definizione junghiana del soggetto umano: "quei vaghi e oscuri moti, sentimenti, pensieri, e sensazioni, dei quali non si può dimostrare che affluiscono dalla continuità dell'esperienza conscia compiuta sull'oggetto, ma che piuttosto affiorano da un'oscura interiorità, dal sottosuolo e dallo sfondo della coscienza, e che nel loro insieme costituiscono la percezione della vita da parte dell'Inconscio". Basaglia accetta la comparsa dell'Altro nei suo malati, Agosti ne descrive, attraverso i frequenti primi piani, tutti i messaggi particolari, i segni chiari delle esigenze rivoltose e intransigenti all'adattamento. Segni corporei che alla fine diventano la condizione favorevole di autentica speranza, quel movimento innovatore - l'iniziativa - che sta per concretarsi attraverso la nascita, il matrimonio e l'abbattimento, definitivo, del muro che separa il manicomio dal resto del mondo.