Ogni film di Agosti è un’esperienza linguisticamente artigianale, che non aggiunge nulla alle informazioni di ciascuno spettatore, ma capace di agevolare gli sforzi di coloro che "tentano di ridiventare esseri umani": in L’uomo proiettile questo avveniva a partire dal rifiuto del lavoro, corrispondente all’urgenza di liberare chi soffre di disagi mentali per poter affrancare l’intera umanità, concetto descritto in questo recupero della figura di Basaglia nel ventennale della morte. Il cinema di Agosti rifiuta i pregiudizi in un’ottica di liberazione: questo comporta una trasparente coerenza con le sue proposte politiche, che non sono mai retoriche, piuttosto scoprono côté involontariamente poetici nelle storie registrate dal suo obiettivo, ad esempio l’ex ospite inquadrato come un Buddha, duplicato negli specchi mentre è impegnato a mimare il testo sciorinato da una voce off che elenca una serie di coppie oppositive per le quali c’è un tempo adatto per ciascuna azione, a cadenzare il nuovo equilibrio.

Spesso un misticismo personalissimo rende creature ingenue molto vicine alle manifestazioni della divinità

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