La maggiore riuscita di una postproduzione penalizzata dalle carenze di budget è nell誕ttenzione alla distonia del sonoro, costruito autonomamente, ma non disgiunto completamente dalle immagini, essendo commento del fuoricampo che improvvisamente occupa lo schermo repentinamente con immagini quasi oniriche, soprattutto all段nizio per restituire la confusione che regnava nel manicomio, cui assistiamo attraverso gli occhi inorriditi del Girotti-Basaglia travestito ulteriormente da uomo di fatica, chiamato a raccogliere le lenzuola in quello che appare dapprima come un段rrazionale e folle bolgia in cui lo strepito della partita della nazionale di calcio rende esagitati gli infermieri, lasciando nell段ndifferenza dei loro cortocircuiti mentali i malati in una sottolineata inversione dei ruoli, e poi si va configurando come un lager. Il film s段nizia con questa potente carrellata di episodi intrecciati dall弾nigmatico uomo, rivelato poi come lo psichiatra stesso che sotto mentite spoglie assiste alle quotidiane torture inferte a coloro che già soffrono di maldisposizioni mentali: uno dei pochi interventi registici del film ci avverte che osserviamo quanto avviene lì dentro attraverso gli occhi dello psichiatra, tanto che distogliamo il nostro sguardo-obiettivo, quando viene cacciato dagli inservienti.
Però abbiamo fatto in tempo a vedere scene terribili di contenzione, asportazione di lobi temporali ed elettrochoc; addirittura un trasporto funebre su un carretto clandestino in mezzo al parco: se non fossero scomparsi in quel modo tanti ospiti, sarebbe una scena degna di un film dadaista. Urla, ordini e nenie. Finché scopriamo una donna ingabbiata in una rete di sbarre che tessono una struttura geometrica perturbante, seminuda e lancinante nelle espressioni corporea e sonora, unite finalmente nella sua figura che si propone come riassunto delle miserie patite dall置manità scoperta fino a quel momento, coincidente con la fine del prologo, dopodiché il medico riprende il ruolo di direttore e comincia la sua rivoluzione: in questo modo ci viene sottoposta la ragione dell段ntervento e l段mprocrastinabilità dello stesso. Successivamente il film diventa un docufiction della esperienza basagliana a Gorizia; un tratto comune alle due parti del film è la costante presenza di finestre: sulle sbarre di una di esse si accanisce un malato finché non gli si spiega con suo sbalordimento che è libero di uscire, da una si gettano due ex ospiti, attraverso di esse si danno gli annunci della nuova prassi, Basaglia travestito assiste al tentativo di sottrarsi alle torture da parte di un recluso che spalanca gli scuri e viene bloccato. Di finestre si infrangono i vetri ... Ma un altro elemento - oltre ovviamente al muro - rimanda alle ossessioni di Van Gogh, molto attento a ritrarre varchi di luce nella sua degenza in ospedale psichiatrico: il parco, finalmente a disposizione dei malati, notte e giorno: efficacissime le inquadrature notturne illuminate dai falò, duplicati dall'altra parte da quelli delle puttane, con le quali si sottolinea una certa solidarietà, che nasce dalla comprensione proveniente dalla comune emarginazione.

Molti malati di mente sparirono nell'oblio dei parenti e nelle strutture punitive dei manicomi

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