NearDark
database di recensioni
Per ricercare nel database di NearDark, scrivete nel campo qui sopra una stringa di un titolo, di un autore, un paese di provenienza (in italiano; Gran Bretagna = UK, Stati Uniti = USA), un anno di produzione e premete il pulsante di invio.
È possibile accedere direttamente agli articoli più recenti, alle recensioni ipertestuali e alle schede sugli autori, per il momento escluse dal database. Per gli utenti Macintosh, è possibile anche scaricare un plug-in per Sherlock.
Visitate anche la sezione dedicata all'Africa!
La seconda guerra civile americana Anno: 1997 Regista: Joe Dante; Autore Recensione: Adriano Boano Provenienza: USA; Data inserimento nel database: 19-01-1998
Dirompente energia della
televisione puntata contro l'uso invalso della comunicazione
stessa. L'immagine aveva camuffato il mondo immergendolo
nella vacuità dell'apparenza ed ora si è
spinta ad alimentare i suoi parti acefali con la
spettacolarizzazione di se stessi, facendo esplodere
dall'interno il marchingegno costruito dall'intrusione
televisiva, che è giunta ad invadere anche se stessa.
Solo alla fine il direttore del NewsNet ha coscienza che "Da
questo momento tutto è diventato là
fuori", compresi i meccanismi interpersonali tra
giornalisti, e con questo ci rivela che anche noi valutavamo
l'assurdità della situazione con distacco, non
considerando quanta di quella ignoranza pervade le nostre
certezze, costruite sul pettegolezzo televisivo.
La storia ridotta a pressappochismo e all'evocazione di
semplici figure, ammantate di mito; è in base a
questo livello zero di consapevolezza, in grado di
stravolgere la memoria degli eventi, che si produce
l'immorale ottusità occidentale: addirittura a Fort
Alamo avrebbe vinto Davy Crockett secondo il ribaltamento
dei fatti tipico di una delle dozzinali interviste che ci
sono ammannite dalla banalità telegiornalistica
quotidiana (ne abbiamo avuto un esempio con le opinioni
delle madame torinesi sulla morte del principe di casa
Agnelli, o, se si preferisce il riferimento cinematografico,
con le bugie di Porzus, pari a quelle di Violante sui
ragazzi di Salò). La totale assenza di rispetto per
la diversità, attraverso l'illustrazione del quale
Joe Dante riesce a spiegarci brillantemente a cosa è
dovuto quel malessere (una nausea, come un senso di
vertigine, una caduta in un vuoto oblio) che ci coglie
quando ci approcciamo a un qualunque legaiolo di casa
nostra. La finzione capillarmente diffusa ad ottundere
qualunque emozione riduce il sentimento a monomaniacale
ossessione, che giunge a scardinare i dettami della
telenovela, mentre esibire il razzismo nelle sue estreme
conseguenze lo rende grottesco e regolato da burocratiche
regole di contrappasso per scatenare il dileggio del mito
fascista di Razza e Patria, tanto che si raggiunge la
catarsi solidarizzando con la popolazione chicana che
dà fuoco a Fort Alamo e si può permettere di
non parlare più l'odiata lingua dei gringos. Vera
nemesi storica.
Il melting pot, ancora mitizzato da Milius
per confezionare un esaltato film (Rough
Riders) sulla tracotanza del sistema americano, nuovo
mondo pieno di sanguigne promesse all'inizio del secolo,
proposte con lo strenuo cipiglio di chi crede davvero ancora
nelle scempiaggini degli stereotipi che vogliono
invariabilmente gli americani come portatori di
libertà, in conclusione di millennio si trasforma in
un crogiuolo di odio razziale e irrazionale paura del
vicino, a cui le stantie figure istituzionali contrappongono
stile e discorsi ricalcati su vecchi pater
patriæ reazionari, primo dei quali Roosevelt (Carl
Theodor, quello incensato nella guerra di Cuba filmata da
Milius in occasione del centenario), risultando esangui e
indifesi di fronte allo scherno dei nuovi Gremlins: le loro
stesse immagini, clonate all'infinito da maschere
eternamente ilari di curatori di immagine.
Tutto è scardinato dall'interno di uno sghignazzo
che li/ci seppellirà.
|