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Frankenstein
Anno: 1910
Regista: James Searle Dawley;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: U.S.A.;
Data inserimento nel database: 28-12-2005


La grande guerra

Frankenstein. James Searle Dawley. 1910. USA.

Attori: Augustus Phillips, Mary Fuller, Charles Ogle

Durata: 16’

 

 

Lo scienziato Victor Frankestein lascia il college terminati gli studi e dopo due anni arriva alla sua grande scoperta: il segreto della vita. Con un esperimento crea un mostro dal quale egli stesso rimane spaventato. Tornato a casa, dove ad attenderlo c’è la sua compagna Elizabeth, viene seguito dal mostro che s’infatua della donna. Lontano da lei, tra i due c’è una colluttazione e quando la creatura si vede riflessa nello specchio fugge via atterrita. Victor ed Elizabeth si sposano ma l’arrivo ancora una volta del mostro getta il panico cui segue una nuova colluttazione che mette in fuga la creatura. Di fronte nuovamente ad uno specchio, questa volta ne rimane imprigionato nel riflesso, fino a che non scompare all’arrivo di Victor.

Per la prima volta sullo schermo il regista James Searle Dawley porta il celebre romanzo di Mary Shelley, liberamente riproposto con un accenno anche ad un altro classico della letteratura come Il dr. Jeckyl e mr. Hyde di R. L. Stevenson (nel finale il riflesso nello specchio che passa dal mostro a Victor). Prodotto dalla casa di produzione Edison, girato negli studi del Bronx a New York, il film non ebbe successo nonostante gli interessanti effetti speciali (la creazione del mostro avviene con la riproduzione al contrario di un manichino in fiamme). L’iconografia della creatura è anche molto diversa da quella a noi giunta dopo il successo della versione diretta da James Whale e la celebre interpretazione di Boris Karloff. Nella pellicola prodotta da Edison, infatti, il mostro appare più come un cavernicolo che come un cadavere riesumato. Pecca principale del film, e del suo insuccesso, fu proprio la sua realizzazione, affidata appunto a Dawley (che aveva fatto gavetta nel film La grande rapina al treno (1903) di Edwin Stanton Porter) che mantenne il punto di vista del proscenio senza mai intervenire sul linguaggio cinematografico (a parte la soggettiva di Victor quando osserva la creatura emergere dalla tinozza). Più alchimia che scienza, il film trattiene appena il messaggio del testo originale.

 

 

Bucci Mario

        [email protected]