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Grazie Mrs. Thatcher - Brassed off
Anno: 1997
Regista: Mark Herman;
Autore Recensione: Giampiero Frasca
Provenienza: UK;
Data inserimento nel database: 02-03-1998


Tit. or.: Brassed Off. Regia: Mark Herman.Sceneggiatura: Mark Herman. Fotografia: Andy Collins.Musica: Trevor Jones. Cast: Pete Postlethwaite (Danny),Tara Fitzgerald (Gloria), Ewan McGregor (Andy), Jim Carter (Harry),Kenneth Colley (Greasley), Peter Gunn (Simmo), Mary Healey (Ida),Melanie Hill (Sandra), Philip Jackson (Jim), Sue Johnston (Vera),Peter Martin (Ernie), Stephen Moore (Mackenzie), Lill Roughley(Rita), Stephen Tompkinson (Phil), Olga Grahame (Mrs. Foggan), ToniGalacki (Gary), Sky Ingram (Kylie), Luke McGann (Shane), ChristopherTetlow (Craig), Bernard Wrigley (Chapman). Produzione: ChannelFour Films (aka Film Four International)(aka Channel 4 TV) [uk] /Miramax Films. UK, 1997. Dur.: 2h e 7'.Gli effetti della cura Thatcher, a distanza di alcuni anni,cominciano a farsi sentire. Perlomeno nel cinema. Prima, come alsolito, le acri pellicole al vetriolo di Ken Loach, con la suaumanità ferita e barcamenante dei vari Riff Raff eRaining Stones; poi i vari nuclei familiari di Stephen Frears,i suoi Snappers appunto, costretti dall'onda lunga della crisieconomica a munirsi di un furgoncino per la vendita di fish andchips durante il mondiale di calcio del '90 in The Van;oppure si potrebbe pensare all'umanità errante che gravita perle strade buie e senza risposta nel Naked di Mike Leigh,capolavoro di socratica maieutica nel far emergere cruderealtà sopite. Fino ad arrivare all'oggi, dove gli operaiperdono ancora, e più di prima, il lavoro e cercanodisperatamente un sostitutivo della loro dignità di uomo, unpuro surrogato per sentirsi ancora vivi guadagnando in qualsiasi modoun piccolo gruzzolo che allontani da sé lo spettro della fameo del pignoramento dei mobili. In Grazie, signora Thatcherc'è in ballo la chiusura di una miniera nello Yorkshire: iminatori tengono duro, la loro dignità non permette cheaccettino il compromesso con chi la fabbrica la vuole chiusa dietroil pagamento di un congruo indennizzo. Lottano, arrivano anche amenare le mani per quello in cui credono. Ed intanto suonano. Suonanonella banda della miniera che ormai ha più di cento anni divita ma che, all'atto pratico, non porta nessun guadagno. Anzi, ci siperde anche, viste le varie collette per il sostentamento o per lespese nel procurarsi nuovi strumenti. Ci si perde. Ma ci si crede:è l'ultima possibilità per dimostrare la propriapresenza in un mondo a cui non interessa assolutamente niente dellapossibile sopravvivenza o meno dell'individuo. <<Almenoqualcuno mi sente>>, dice l'ormai scorato minatore incontrandocome ogni giorno la moglie sulla soglia di casa (unico atto di "caldaintimità" familiare), proveniente da un turno di picchettaggiocontro la chiusura della loro fonte di sostentamento. La vita dellabanda musicale è specchio fedele della vita dell'uomo stesso:il personaggio di Danny (interpretato da Pete Postlethwaite) èemblematico al riguardo, vecchio minatore dalle precarie condizionidi salute, è l'immagine della banda che dirige, vecchia,malandata, destinata ad estinguersi. Non senza prima aver avuto lapossibilità, però, di un ultimo, indimenticabile,leggendario canto del cigno, diventando campionessa tra le orchestred'Inghilterra dopo aver suonato in quella Royal Albert Hall cantataanche nelle liriche dei Beatles. Una vittoria che non arricchisceeconomicamente, ma che ridona orgoglio e fierezza ad un piccolomanipolo di uomini che, forse, non avrà più bisogno ditentare il suicidio o vestirsi da ridicolo pagliaccio per pochispiccioli. Il tutto è narrato dal regista Mark Herman con ungrande senso del concetto di parallelismo: da un lato la banda, lasua musica, le sue prove, i suoi problemi; dall'altro la miniera, glistessi individui con i relativi tormenti esistenziali. Il primolivello diventa colonna sonora del secondo, infondendo, grazie allagrande carica musicale ed allo statuto stesso della commedia, lasperanza per un domani, se non migliore, almeno piùconsapevole. E nella struttura narrativa, il film di Herman ricordaun'altra pellicola dai contenuti tematici pressoché simili,quel The Full Monty che sta impazzando qua e là nelmondo (anche nella candidatura all Oscar?) e che ancora non èarrivato in Italia (ci arriverà, ma siamo sicuri che cifossero film più imprescindibili di questo). Anche in questocaso siamo in presenza di un gruppo di disoccupati impegnati acercare surrogati di realizzazione personale, anche in questo caso lascansione drammatica è data dall'alternanza tra crisi/impegnodi realizzazione/abbandono del progetto/aiuto esterno ecasuale/successo finale, ma nel caso del film di Cattaneo il registrousato è il comico, attraverso il quale si riesce a farriflettere su problemi gravi e drammatici, mentre in Grazie,signora Thatcher è la pesantezza stessa della situazionecontingente a porsi come motore della storia, pronta poi astemperarsi in episodi al limite del grottesco.