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Fuori di me Anno: 1999 Regista: Gianni Zanasi; Autore Recensione: Marcello Testi Provenienza: Italia; Data inserimento nel database: 07-12-1999
Fuori di me
Fuori di me
Regia e sceneggiatura: Gianni Zanasi. Fotografia: Giulio Pietromarchi. Musica: Giuliano Taviani. Montaggio: Rita Rognoni. Interpreti: Paolo Sassanelli, Lorenzo Viaconzi, Gianni Zanasi. Produttore: Rita Zanasi, Gianluca Arcopinto. Produzione: Proprin Production - Roma; Gianluca Arcopinto, Pablo Film - Roma.
Nella babele silenziosa del cinema italiano si sente un soffio di vitalità. Non siamo sicuri che duri e soprattutto non capiamo come Arcopinto (ormai una piccola potenza nelle produzioni "indipendenti") possa produrre quasi contemporaneamente questo film e il terribile Lavita è una sola, squallido seguito pieraccionesco del Caricatore, ma intanto ci godiamo questo bel film in cui non manca il coraggio di provare e gli scivoloni vengono evitati o comunque limitati.
Zanasi ritorna sui personaggi del suo primo lungometraggio, Nella mischia, significativamente un attore e uno no, a testimoniare e a confermare l'ambiguità che attraversa il film e che ne costituisce la caratteristica vincente: una sospensione continua fra la documentazione e la ricostruzione, il dubbio su alcuni irripetibili istanti (chissà, in moviola, se sarebbero smascherati
) in cui il profilmico e il "fuori di sé" ballano una specie di tango, spigoloso e suadente.
La "verità" viene giustamente irrisa e sbeffeggiata, restituendoci immagini fra le cose, spezzoni di film fatto "politicamente", da e per persone che non delegano "al cinema o alla televisione l'immaginazione o la non-immaginazione della propria vita. E poi dopo
beh, è finita" (Godard).
Infatti, il film è non-finito e su questo taglio secco, più che la realtà irrompente nella forma delle due dimensioni appiattite in qualche riga in cronaca, incombe il colpo di fucile finale di Easy Rider, il serissimo gioco (nel senso di "mettersi in *") di imporsi e autogestirsi gli sconfinamenti dalla sceneggiatura, che è già un'etica e si antepone a qualsiasi valutazione sulla contingenza: in poche parole, l'esserci del cinema..
Grazie a questo atteggiamento, diventa più leggero e "facile" l'impegnativo compito di affrontare un quartiere problematico, passioni di vario genere e azioni "a cuore aperto" dei due attori-personaggi. La cinepresa si muove agile e il linguaggio "trasparente" denuncia, proprio per questa caratteristica artificiale, la sua presenza, scompaginando i dettami della recente estetica docu-fiction.
Come si diceva sopra, speriamo che duri
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