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Idioterne - Dogme 2 - Idioti
Anno: 1998
Regista: Lars Von Trier;
Autore Recensione: Federica Arnolfo
Provenienza: Danimarca;
Data inserimento nel database: 28-01-1999


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Idioterne
Di Lars Von Trier
Con Bodil Jørgensen, Jens Albinus, Anne Louise Hassing

"DOGMA 95 è un movimento di salvataggio! (...) Per DOGMA 95 il cinema non è individualista! (...) i nostri film devono indossare l'uniforme, perché il film individualista sarà decadente per definizione! DOGMA 95 combatte il film individualista con una serie di regole indiscutibili note con il nome IL VOTO DI CASTITA' (...). Mai come oggi l'azione superficiale e i film superficiali hanno ricevuto tanti elogi. Il risultato è la sterilità. Un'illusione di pathos e di amore. Per DOGMA 95 il film non è illusione! (...). DOGMA 95 combatte il film delle illusioni con una serie di regole indiscutibili note con il nome IL VOTO DI CASTITA'."
Sembra di tornare indietro di più di mezzo secolo e di leggere le esilaranti provocazioni di Filippo Tommaso Marinetti in quello che venne chiamato "Manifesto del futurismo italiano". Ecco, se dovessi accostare la provocazione (ché di questo, mi pare difficile poter sostenere il contrario, direi che si tratta) dei registi danesi ad un precedente storico-artistico, mi viene da pensare proprio al futurismo e/o al dadaismo, a Marinetti e/o a Duchamp. Forse i nostri si stan divertendo tanto quanto si divertì il buon Marcel a disegnare i baffi alla Gioconda. Ma andando a grattare, al di là dello sberleffo e della provocazione, cosa rimane?

Ho amato di "Festen", etichettato come "Dogma1", la capacità di scuotere e graffiare nel profondo, di inchiodare lo spettatore ad una sedia di quel tavolo di famiglia insieme agli altri astanti, costringendolo a vivere sulla propria pelle il dramma interiore di Christian tenuto nascosto troppo a lungo. Lì, la camera a mano (e che si tratti di video o di pellicola poco importa, in realtà) è funzionale al racconto, fa crescere quel senso di claustrofobia che assale da quando Christian inizia a parlare. Ecco, nel caso del film di Vinterberg si può dire che l'esperimento è riuscito, che la provocazione ha figliato un film notevole, difficile da dimenticare.

Cosa accade con "Dogma2", alias "Idioterne"?
Seguo e ammiro da anni il cinema di Lars Von Trier, artista geniale e maledetto che ha fatto dello sberleffo e della provocazione dal punto di vista formale il suo principale credo (alla Marinetti, o alla Duchamp, appunto). In questo "Idioterne" è coerente con l'opera trieriana, ancor prima che con le regolette di Dogma95. Ma dell'artista schizzato e schizoide di "Epidemic", che faceva del disordine e del caos il suo ordine, capace di stupirti ad ogni inquadratura, e di tenerti inquieto e sospeso fino alla fine (o, spesso, alla non-fine) sembra non essere rimasto nulla.

"Idioterne" è un bel giochino intellettuale del tutto fine a sé stesso, dove al disordine e al caos è subentrato un freddissimo ordine cerebrale del tutto incapace di riempire di carne e sangue le figure che si muovono "spasticando" sullo schermo. E' un esperimento sotto vetro che ci lascia completamente indifferenti, senza alcuna voglia di partecipare ad una storia che non è la nostra e non sembra neanche la loro, tanto è costruita e falsa.
Lì dove Vinterberg ci spingeva a forza in un dramma amaro e difficile da accettare, Von Trier ci costringe nella scomoda ed inutile posizione di voyeur. Questo film non scandalizza, non traumatizza, non ci fa arrabbiare, non ci commuove, ci lascia totalmente indifferenti: che è forse quanto di peggio possa capitare nel rapporto opera d'arte-fruitore.
Anni fa, Von Trier disse di sé: "Il mio problema più serio è l'incapacità di controllare la mia perdita di autocontrollo". Ecco, temo che stia imparando a controllarsi. E, con negli occhi l'indimenticabile magmatico inizio di "L'elemento del crimine", non posso fare a meno di sperare che si stanchi presto di questo giocattolo e che torni a regalarci tante, tantissime scene sconclusionate e disordinate.