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Il miglio verde
Anno: 2000
Regista: Frank Darabont;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 04-12-2003


La grande guerra

Il miglio verde.  Frank Darabont. 1999. U.S.A.

Attori: Tom Hanks, David Morse, Bonnie Hunt, James Cromwell, Michael Clarke Duncan, Michael Jeter, Graham Greene, Harry Dean Stanton

Durata: 188’

Titolo originale: The green mile

 

 

Paul Edgecomb è un anziano che in un ospizio ama ogni tanto fare una scampagnata. Un giorno, vedendo in tv un film con Fred Astaire, si commuove e decide di raccontare ad un’amica la sua storia. Nel 1935 era il direttore del braccio della morte nel penitenziario Cold Mountain. Malato di un’infezione ai genitali continuava il suo lavoro con decenza e rispetto dei detenuti. Un giorno gli fu affidato John Coffey, un enorme uomo di colore accusato dell’omicidio di due bambine. Dotato di poteri straordinari, l’uomo prima guarì Paul dal suo problema e poi riportò in vita un topolino, di proprietà di un detenuto francese, che era stato schiacciato dal perfido Pearcy, una sentinella sempre pronta a ricattare i colleghi perché coperto da potenti influenze politiche. Invitati a pranzo gli altri colleghi, Paul pensò che i poteri di John potessero aiutare la moglie del direttore del carcere, suo amico, a guarire da un tumore al cervello. Estirpato anche questo male, John lo trasmise a Pearcy che ne approfittò per uccidere Wild Billy, un altro detenuto in attesa di giudizio. Stringendo la mano all’uomo di colore, Paul apprese infine che proprio Wild Billy era stato l’assassino delle due bambine. Pearcy nel frattempo finì in manicomio. Il giorno dell’esecuzione di John Coffey fu l’ultimo della carriera di Paul che dopo chiese, assieme ad altri colleghi, di essere trasferito ad un altro incarico. La donna alla quale Paul racconta tutto questo non crede a quanto ascoltato ed allora Paul l’accompagna in una casa dove custodisce ancora il topolino salvato da John Coffey e gli confessa di avere 104 anni. Quell’uomo condannato a morte lo ha infettato di vita.

Tratto dall’omonimo romanzo del prolifico scrittore americano Stephen King, Il miglio verde è la seconda pellicola che Darabont gira sul carcere, dopo Le ali della libertà (1994), tratto da un altro racconto dello stesso autore. Da un errore di fondo (nel 1935, quando l’uomo fu trovato con i cadaveri delle bambine in mano sarebbe stato giustiziato all’istante, visto che era braccato da soli contadini bianchi) costruisce una bella storia che si domanda sul significato della vita e che diventa il pretesto per approfondire la contraddizione di una società che non giustizia ma che si rimette a questa, con identica misura: la morte. John Coffey è una sorta di Gesù disposto a morire perché ormai stanco di stare in un mondo malvagio e privo di riposte. Il senso del suo passaggio sulla terra è lo stesso: infettare gli uomini di una malattia chiamata vita. Forte comunque la critica alla Chiesa che sembra assente da questo mondo popolato da secondini e condannati a morte (non c’è una tonaca in tutta la pellicola; Paul dice, a riguardo dell’omicidio, “Perché ciò accade è un mistero”; quando i secondini sorridono per le prove dell’esecuzione, Paul chiede di sopprimere il riso come se fossero stati in chiesa). Forzato lavoro sui personaggi, questa è una favola che ha poco di reale, un po’ come tutte le favole religiose. Impressionante la presenza mansueta del gigante. Il miglio verde si riferisce al tratto che distanzia la cella dei condannati dalla sedia elettrica, tratto ricoperto di linoleum verde.

 

 

                                                                                                                        Bucci Mario

                                                                                                                        [email protected]