Gesù Cristo: un'immagine cinematografica
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3.2.3 23 anni dopo: Bad lieutenant (1992). Il caso di Abel Ferrara
In una chiesa di New York, inginocchiati davanti all'altare, ci sono il cattivo tenente-Harvey Keitel, ovvero Charlie-cattivo tenente-Giuda-Keitel, e una suora, che è stata vittima di un selvaggio stupro ad opera di due ragazzi di colore. Sono di fianco, e a confronto, due rappresentanti di due diverse giustizie, una religiosa fondata sul perdono, e una umana, che si realizza con la punizione.
- Lei crede in Dio, non è vero? ... Che Gesù Cristo è morto per i nostri peccati?
chiede la suora. Attimi di silenzio. Tenente-Keitel non risponde e, titubante, posa gli occhi sul rosario che la suora sta passando fra le dita. Lei si alza, lasciandoglielo fra le mani dalla parte del crocefisso, e si avvia verso l'uscita. Tenente-Keitel fa un gesto, come per trattenerla, ma lei non si ferma ed esce di scena. L'inquadratura seguente ci mostra tenente-Keitel in piedi, in piano americano, con l'altare profanato della chiesa sullo sfondo. All'improvviso egli si mette a terra, in ginocchio, poi a carponi, e dà sfogo a un pianto isterico disperato, che ha la somiglianza sonora di un ululato (almeno nel doppiaggio italiano). E' inquadrato in ginocchio, con le mani sulle gambe, che produce urla e lamenti.
In controcampo appare Gesù, figura intera, fermo e immobile fra i banchi della chiesa. E' un' impersonificazione di un Cristo tradizionale, con barba e capelli lunghi piuttosto scuri. Ha la corona di spine in testa, le ferite sanguinanti, e uno straccio gli copre le zone intime.
Il campo/controcampo più forte, ovviamente è il raccordo a 180 sull'apparizione di Cristo nella chiesa. Finchè il tenente non gli si avvicina e i due corpi sono separati, lo spettatore è autorizzato a pensare che Cristo sia una visione, che si tratti di un caso di quello che Bazin chiamava montaggio proibito.
Inizia il monologo di tenente-Keitel:
- Che succede, c'è qualcosa che vuoi dirmi? Stronzo! Topo di fogna! Lurido topo di fogna!.
La voce è strozzata dal pianto.
- E' tuo?
E lancia il rosario.
- Che vuoi? Dirmi qualcosa, invece di restare in silenzio?
La recitazione di Keitel esce dal registro che era proprio di un personaggio comunque burbero e iracondo. La mani sono sulla fronte, la voce e il viso e il corpo tutto si fanno segno di una crisi spirituale che assume i toni del delirio e della bestemmia. In controcampo l'immobilità e il silenzio del Cristo sanguinante sono emblematici interlocutori.
- Tu mi devi dire qualcosa, tu mi devi dire qualcosa, qualunque cosa, stronzo! Tu te ne stai lì in silenzio credi che faccia tutto io come un coglione. Dove eri andato? Dove cazzo eri andato?
(ripetuto tre volte, con una sorta di climax discendente). Segue un momento di pianto. E' l'inizio della fase di pentimento:
- Dio, Dio, mi dispiace tanto, ti chiedo scusa, ho fatto tante brutte cose, mi dispiace. Ho cercato di fare le cose giuste, ma sono un debole, solo un debole del cazzo. Ora so che devi aiutarmi. Aiutami: ho bisogno del tuo aiuto. Perdonami (tre volte). Perdonami ti prego, perdonami, padre.
Si avvicina a Cristo a quattro zampe, quasi strisciando ai suoi piedi. Gesù rompe il suo immobilismo tendendo appena le mani, con un gesto morbido e leggero, come per accoglierlo. Sono insieme, Cristo e tenente-Keitel, nel medesimo quadro. Inquadrato in un primo piano e di profilo, tenente-Keitel avvicina la bocca ai piedi insanguinati del Cristo, in segno di completa prostrazione. Ma quando alza lo sguardo, si trova davanti, inquadrata con una soggettiva dal basso, una signora di colore, con un cappello e una giacca azzurra e un calice in mano. Sarà una sorta di personaggio deus ex-machina, un'apparizione improvvisa che fornisce a tenente-Keitel l'identità dei colpevoli dello stupro, favorendo la precipitazione degli eventi e accelerando lo scioglimento drammatico della vicenda. Ma in ogni modo vada a finire questa storia, le linee di tensione drammatica della vicenda sono confluite tutte nel incontro-monologo-delirio del tenente-Keitel con Gesù Cristo.
Abel Ferrara porta così al suo massimo sviluppo e forse al suo compimento, quella che nei film di Scorsese si poteva vedere come una suggestione visiva e che aveva raggiunto il suo culmine con la sequenza finale di Who's that knocking at my door?, ovvero quella particolare fascinazione che unisce i personaggi delle strade di new York a Gesù Cristo.
Bad lieutenant, sceneggiato con Zoe Lund [Tamerlis], e non con il cattolico sceneggiatore di fiducia Nicholas St. John, è l'esempio di un cinema crudo e asciutto, che non si fa scrupoli nel mettere in scena l'incontro di un tenente corrotto, drogato e depravato con Cristo. Nessun effetto speciale, nessuna punteggiatura, nessuna particolare soluzione fotografica, il Cristo è reale, egli è finalmente di fronte a Charlie che è diventato un cattivo tenente, ma che ha sempre il volto e il corpo di Harvey Keitel.
Due inquadrature con un Gesù Cristo morente in croce si erano già succedute nel film. La prima alternata alle immagini della violenza, nella sequenza dello stupro; la seconda nella sequenza del buco del tenente, quando la sua amica tossica sproloquia citando il Vangelo. Lo stratagemma di presentazione è lo stesso: niente mezzi termini, il cinema è diretto e il suo linguaggio è semplice, e con la sola alternanza di immagini del montaggio si ottengono risultati visivi esplosivi.
Le immagini di Cristo all'interno di Bad lieutenant sono il segno tangibile di quel sentimento di patimento e sacrificio, che il personaggio delle strade di New York si porta sulle spalle. La sequenza del incontro-monologo-delirio di Charlie-tenente-Keitel con Cristo è lo sviluppo estremo di questa 'inconsueta attrazione, fra il personaggio, la sua città e il Redentore, a cui Scorsese ha provato, per primo, a dare una forma visiva.
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© 2003 Andrea Deaglio - Licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike
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