Grande e coraggiosa e davvero trasgressiva - finalmente - rappresentazione, quella di Mendes con questo personaggio, forse non a caso poco compresa e valorizzata da tanta critica (scusate, senza offesa per nessuno ma...) perché è la più "scomoda" da approfondire, tutt'altro che scontata!

Valentina

Al di fuori delle innovazioni di sguardo (le riprese attraverso lo spazio vuoto del cortile, a distanza, rubate sarebbero nulla di nuovo se non fossero realizzate distruggendo il classico punto di vista che vuole ruoli precisi: il voyeur e l'esibizionista) il film non presenta nulla di più trasgressivo di Happy Days. Però c'è quella scelta fatta prima ancora che in sede di sceneggiatura nel momento in cui la camera deve scegliere se inquadrare l'oggetto del desiderio del segaiolo con velleità di recupero del proprio erotismo oppure le forme acerbe restituite dallo specchio ovale (un altro luogo retorico cinematografico): sceglie queste ultime perché promettono uno scambio meno evidente: infatti la commistione di piani nelle inquadrature del ragazzo sullo stesso asse della fanciulla sono di per sé dirompenti.

adriano

Ma l'introduzione di un elemento non marginale come la videocamera a me sembra, se non nuovo o necessario, perlomeno importante: dopo aver passato non si quanti anni a parlare di immagini che nascondono più che svelare, ecco che un film ci propone una videocamera come mezzo puro ed imparziale per catturare la "bellezza". Non sono del tutto contraria alla perequazione organico-inorganico tentata da Andrea, ma in senso positivo: la materia ha ben di più in se' di quanto non si voglia credere.

Federica

L'ex militare, violento e folle, fa ammalare la moglie e rende il figlio ribelle ma non propriamente nel modo più "solale" (su Ricky torno dopo). Colleziona feticci nazisti (il piatto): odia gli omosessuali (apparentemente in quanto "diversi", in realtà in quanto specchio del se stesso "malato") e non comprende i rapporti "gratuiti", i gesti di amicizia disinteressata né dei vicini gay né di Ricky con Lester....La sua omosessualità mi sembra evidente, nel senso più profondo ( non "freudiano" ma semplicemente perché ritengo che Freud di psiche umana non ci abbia capito un bel niente, però in materia altri hanno detto cose molto più sensate!). Omosessualità come assenza di "immagine femminile", come assenza di sessualità, di vitalità, che sfocia in violenza, indifferenza, inettitudine non consapevole, omicidio/suicidio infine.
Il padre di Ricky è tra i potenziali assassini di Lester, insieme alla moglie Carolyne: che non poteva ucciderlo, è anche lei una vittima, in fondo, dell'intero sistema, anche lei ha ancora "cuore" per stare male - grandissima inquadratura quella nella casa in vendita e invenduta, tirate le tende a coprire la piscina iper simbolica ( non è acqua/mare/natura: non è che "un buco nel cemento"!), dove Carolyne piange disperata, isterica, drammaticamente ridicola, si schiaffeggia ed esprime con TUTTO IL CORPO dritto e rigido la sua frigidità, la stessa dei suoi pranzi con sottofondo musicale, delle sue rose curate, del suo "divano di valore" che le fa perdere l'occasione di desiderio con il marito. Carolyne è stata "umana", si vede dalle foto e dall'immagine che racconta di lei Lester, nuda sui tetti contro gli elicotteri... Oggi è borghese, è stata giovane, è stato forse quel tanto "fricchettona" da aver conosciuto la "spontaneità", s'è persa, s'è fatta fregare: si fa "fottere" dal Successo (in tutti i sensi!), non sa distinguere il sesso masturbatorio ed euforico dalla sessualità. Si dispera quando il marito muore, abbraccia le sue camicie, "un'affettività" le era rimasta ancora dentro.

Valentina

Totale accordo con l'espressione "con TUTTO IL CORPO dritto e rigido la sua frigidità": di quella sequenza mi ha interessato però, più che il corpo (un po' troppo intento ad attaccarsi alle tende come Francesca Bertini), l'ossessione per l'insuccesso che si esprime di più con il sipario chiuso (appunto le tende che gettano nell'ombra la scena). Il resto che dici è tutto vero e lo sperimento con i resti della mia generazione tutti i giorni, però proprio per questo non mi sembra innovativo come serie di oggetti di oggi (divani e allegati) e ideali di ieri (tetti e tette): avere o essere. Fromm e non Freud.
Il tema del corpo: credo che sia presente per assenza. Tutto è virtuale (il video) o stereotipato (il bagno di petali).

adriano

Lester si risveglia dal suo letargo di fallito grazie a un'immagine di ragazzina che è un pretesto, un'occasione: niente ha a che fare con la realtà di Angela: quando lui stesso se ne accorgerà, poichè non è un cretino, invece di continuare a desiderare la lolitina, si sveglierà dalla sua lunga SEGA - mentale e non - Trattenendo, della trasformazione vissuta, il meglio: un suo riscatto, una sua libertà ritrovata . Se non altro ha riacchiappato un rapporto con il CORPO (altro tema presente in sordina ma non troppo nel film).
Se muore è perché forse comunque non è uscito da una dimensione ribelle che non basta a RIFIUTARE davvero l'imbroglio patinato della società "borghese" Si è accontentato, per sognare, di una adolescente che è una perfetta "American Beauty", si è messo (è tornato, ma non si può tornare indietro!!!!) a farsi canne, a sentire i Pink Floyd, a mandare affanculo come un ragazzino i suoi capi e a gettare asparagi contro il muro: non è rivoluzione, questa, la storia lo ha già detto: ma solo ribellione. Sta ancora nel sistema. E infatti morirà, il sistema lo farà fuori perché non capirà la sua "innocenza" comunque "debole"

Ci può stare, ma credo di più che muoia per ragioni di sceneggiatura nel senso che "deve" richiamare alla mente Sunset Boulevard allo scopo di ammantare di una patina di declino l'intera società fordista della villetta anonima in mezzo alle anonime villette dei vicini. Deve poter partire dalla condizione di vantaggio offerta dalla presentazione: nell'introduzione dice esplicitamente che è già morto.
La ricerca umoristica in American Beauty banalizza la tragedia, dice Roberto Silvestri; in realtà mi sembra che la figura di Spacey sia ammantata di una stanchezza di vivere, una patina che a volte è increspata dalle battute, ma più spesso c’è una recrudescenza che si esplica attraverso la disperazione per la condizione umana, sbattuta in faccia allo spettatore ancora illuso. Si differenzia dai suoi simili perché lui ha consapevolezza e questo è il secondo momento parzialmente nascosto: quando avviene questa presa di coscienza di vivere condizionati da una società fascista malamente camuffata ("L’esperto in efficienza fa in modo che sia meno onesto licenziare")? E anche questa volta s’insinua il video, vera espressione tecnica del flasback dal momento che l’intero racconto si raccorderà all’epilogo riproponendo la stessa memoria elettronica ("Vuoi che lo uccida per te?") con cui esordiscono gli inserti ‘sporchi’ del video disseminati nei momenti che sfuggono all’analisi dei perché: si direbbe che il mezzo elettronico abbia una natura maggiormente predisposta a documentare i momenti sfuggenti fino alla saliente ripresa del sacchetto. Vuoto e per questo alla mercé degli elementi, il vento che lo sbatte è metafora della condizione di Spacey come integrato o si adatta al suo stato di liberato dai riti e miti della società post-fordista? Non nasconderà un atteggiamento autoassolutorio? Se la condizione umana è pari al sacchetto non può che abbandonarsi a futili e dozzinali sogni onanistici (le seghe mentali di Fede?)

adriano

Jane odia e ama il padre neosessantottino. Soprattutto perché non si accorge che Angela non è la vera "immagine di ragazzina" la vera utopia, la vera rappresentazione di vitalità da inseguire e recuperare. Jane non perdona al padre la sua miopia, la sua ingenuità, proprio perché il cuore ce l'avrebbe, invece. Perché, forse, avrebbe potuto farcela. Le rose rosse dei sogni di Lester sono – cfr. anche il commento musicale angoscioso e inquietante alle scene di Angela tra i petali – uno spot pubblicitario, il prosieguo delle rose di Carolyn, una mistificazione, un'immagine ARTIFICIALE e preconfezionata del desiderio, della passione. Lester si fa i muscoli per sedurre Angela. Si ferma a un'attenzione per l'immagine più "esterna" delle cose, scambia per bellezza quanto proposto dai canoni televisivi, iperamericani....Non ha fantasia abbastanza per scoprire "l'altro" che occorrerebbe per uscire davvero dalla PORTA ROSSA. Non ha altre immagini. Non abbandona la moglie, infatti. Cambia lavoro ma lavora a un simil-Mcdonald, dopotutto. Resta prigioniero.

Ricky spia gli altri e cerca immagini. Sta più "avanti" di Lester, ma è anche un po' più "malato".
Mentre guardavo il film mi domandavo se Ricky non fosse un po' il regista, colui che si salva raccontando, fotografando la realtà alla ricerca di immagini "interessanti'". Certo, fin troppo ovvio, ma...!
Coglie la bellezza di Jane (è viva!) ma poi sceglie come miglior film la danza di una busta di plastica che racconta dell'armonia divina. Preferisce la natura morta a quella viva (la colomba morta sul prato...icona tipica di "Peace, no war"...ricordate?). E forse significa anche che il rifiuto dell'"American Beauty" passa per il fascino macabro (oddio, ancora l'esistenzialismo?) per il Nulla.
Certo, è' figlio di un nazista e di una malata di mente, depressissima, distrutta dall'altrui indifferenza. Povero ragazzo, più di tanto non gli si poteva manco chiedere!
La sua ribellione è segreta, ma anch'essa in fondo succuba al sistema, coi suoi "signorsì" al padre (ha 18 anni, perché non se ne va di casa subito?!!!) e il suo bel business di droga. Però, come Jane, non ha mai conosciuto qualcuno che è morto (cfr. dialogo tra i due al passaggio di un funerale): sono giovani, hanno poca storia alle spalle...E sono ancora vivi. E infatti arriva il momento in cui forse proprio perché si sono cercati e trovati ( entrambi "guardano", "sentono", sanno "tacere" e cercare davvero) riescono a partire, ad andare via.

Mi è difficile considerare interessante il tropo retorico del funerale, utile per evidenziare la verginità della nuova coppia di ribelli, preferisco chiedermi se è cinema classicamente concepito e cercare la risposta nel testo: ? Sì fino al punto in cui quel canone desunto dai film sulla famiglia in crisi dei tardi Anni Cinquanta – e che ne ripercorre tutti gli stereotipi come già in Pleasantville con lo stesso intento di scoprire quando è avvenuto il gap – viene disatteso da costruzioni di immagini azzardate, impossibili (Arnheim proprio in quegli anni diceva che solo certi dipinti primitivi mostravano figure impossibili: frontali entrambe quando invece erano tra loro in campo/controcampo), in aperto contrasto con l’impianto che alterna ossessivamente e senza sgarrare l’ordine: riprese video, plongée, desco, camerette al primo piano. Poi s’inserisce qualcosa di inaudito, e questo deve continuare a rimanere quasi segreto ("Ho perso davvero qualcosa" e della moglie dice: "Una volta era felice"), perché come già in molte pellicole quest’anno gli americani non riescono a individuare dove e come hanno perduto l’age d’or (il solito DeLillo ricorre). E le loro ricerche finiscono sempre per orientarsi sugli anni 50.

adriano

Non trovo affatto banale il finale con la loro dichiarazione d'amore e di "partenza". Sebbene anche loro siano reduci, feriti, in parte segnati dai fallimenti vari dei loro "padri e madri" più vari.

Angela è il grande bluff che si svela; grandiosa perché onesta senza essere impietosa, la rivelazione della verginità, della falsità dell'immagine lolitesca. Angela pure è umana, viene in qualche modo riscattata. E' la vera vittima de(identificata con) il pensiero ipocrita e vuoto.

Disperato il finale della voce off di Lester. Quello sì. E mi resta un dubbio: dov'è la più segreta provocazione di Mendes? A lui stesso sconosciuta, forse? Perché lui, il regista, ci crede o no alla bellezza ( certo, formalmente indiscutibile, ma...) della danza della busta vuota tra le foglie secche? Lui si accorge dello sguardo "malato", semi folle, di Ricky davanti a Lester morto? O c'è del misticismo, della religiosità, alla fine, in questo film? Come in Truman Show, la genialità di questi film mi sembra fermarsi sul più bello di fronte al passaggio cruciale verso un ateismo irraggiungibile.

L'assenza di immagini è quanto mi pare genialmente raccontato in questo film. La ricerca di immagini vere diventa fascino del nulla o fotografia ( vi ricordate Blow up?) del reale, perché INVENTARE IMMAGINI VERE ma INTERNE, non realistiche, non riesce a nessuno. perché non basta, forse, l'inquadratura/finestra/sguardo a crearle, serve l'affetto e la fantasia per comprenderle, per ridisegnarle.
Il padre di Ricky, omosessuale - nel senso già spiegato - e nazista/indifferente com'è , vede altro da ciò che Ricky ha ripreso nelle sue videocassette; Ma Ricky, che seleziona il volto di Jane nello specchio più che le curve agitanti e agitate di Angela, non va forse abbastanza oltre l'immagine catturata, non sa GIOCARE la sua partita di ping pong con una pallina INVISIBILE, come facevano i mimi di Blow up).
L'immagine invisibile, allora: dov'è? Che non sia quella il problema? Erroneamente l'unica possibilità di INVISIBILE viene legata a una presunta ARMONIA DIVINA, quella della busta di plastica (inanimata, non è la pallina da ping pong di Antonioni, inventata da umani, è oggetto che PRESCINDE dalla fantasia dell'uomo, che, anzi, la sovrasta, la rende impotente, immobile) riecheggiata anche dalla voce over di Lester nel finale.
Altra traccia interessante: la panoramica sulle mattonelle bianche su cui schizza il sangue di Lester, classicissima, volutamente prevedibile, perfetta, ordinata come tutto il resto del film: Mendes è consapevole? La sua denuncia è così sottile da gridare a questa gabbia dell'ordine formale da lui stesso diligentemente rispettato per suggerire a chi guarda di dover andare OLTRE? Oltre lo sguardo, oltre la mdp, oltre la ribellione, oltre gli anni '70, oltre la generazione delle Jane e dei Ricky, o nell'età adulta di questi figli (anche voi, anche io?) e nipoti del 68 e degli anni '80, finalmente pronti a "cambiare città", a partire, a rifiutare i padri vari senza volerli davvero ammazzare (Jane si preoccupa di chiarire a Ricky e soprattutto a noi, dopo averlo abilmente insinuato all'INIZIO del film: "non dicevo sul serio che volevo mio padre morto") perchè la TRASFORMAZIONE delle idee, delle immagini e dellla storia va fatta altrimenti. Con immagini di "rose", forse, sì ( oltre "flowers and peace", però...), ma quali?

Valentina

Questo è un approccio al testo che mi sembra appropriato: ed è estensibile a tutte le situazioni. Più palese nel caso citato che è proprio volutamente sottolineato credo con l'intento di gettare su tutto il resto del film una luce diversa, utile per aggiungere un ulteriore aggancio con la ricostruzione a posteriori del protagonista morto all'inizio: la ripresa dall'alto torna ad essere il classico punto di vista del dipartito, la cui anima vola sopra le nostre (anzi le loro, perché noi continuiamo in quel frangente a diventare soggettiva del sarcastico Spacey che si diverte a lanciarci il suo memento mori) teste, ma non la vediamo più come avvicinamento al quartierino, ma distacco e allontanamento. Disincanto. Vedere le cose secondo inquadrature diverse comporta probabilmente disincanto. Mi sembra però un tantino metafisico, trascendentale come approccio, anziché estremo slancio abortito verso l'ateismo.