Uno è l'universo nelle sue molteplici manifestazioni, (anche le più piccole, come una bustina che gioca nel vento...), e la sua bellezza è ovunque, pulita e semplice come spesso non riescono ad essere gli uomini.

Capisco che da un lato possa apparire un'osservazione banale, ma del resto la forza di questo film sta in gran parte nell'essenzialità del suo messaggio.
American Beauty è un film sulla bellezza, e il suo discorso su questo tema è inaspettatamente profondo e mistico (al contrario di quanto prometterebbe la locandina, che volutamente ostenta la bellezza con la 'b' minuscola..). Mi risulta forzato esprimere con parole 'meno scontate' un concetto che, anche nel film, scaturisce da una pura e semplice contemplazione del mondo. Uno dei comuni errori, nel rifersirsi a filosofie mistiche o tendenti al mistico (ho citato Giordano Bruno, qualcuno il Buddhismo) sta nell'additare come 'semplicistico' ciò che invece è per sua natura Semplice. In pratica il regista ti sbatte in faccia le più complicate relazioni interpersonali, tipiche nostre e del nostro tempo (su cui ci sarebbero da scrivere altre pagine di saggi).

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Quello che mi aspettavo prima di vedere il film, in base ad una superficiale associazione titolo-contenuto, era niente più che una specie di commedia sexy, piacevole e irreverente, come se ne sono viste a decine. Inutile dire che mi ero sbagliata di grosso. Il tranello sta nel termine 'beauty', sottilmente ironico, chei non si riferisce banalmente alla belleza fisica, bensì (e ad ogni minuto di pellicola me ne rendevo sempre più conto) alla Bellezza universale. La bustina di plastica....non diamo peso agli oggetti, gli oggetti in questo film sono simboli. Tanto i bei corpi dei protagonisti, quanto gli oggetti. Simboli. L'autore avrebbe potuto scegliere qualsiasi altro oggetto al posto di una bustina, ma il messaggio è chiaro, è quello che si legge ovunque,è la Bellezza dell'Universo. Qualcuno nella rubrica ha citato Giordano Bruno...bene se avete letto 'De Principio,de Causa e Uno' vi renderete conto che la filosofia di Bruno è essenzialmente quella del film.

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I due personaggi più significativi da questo punto di vista sono Lester e il figlio del transessuale (mi sembra si chiami Ricky). Infatti entrambi sono in un momento della loro vita che esige un cambiamento drastico: la famiglia di Lester si disgrega a vista d'occhio e Ricky non può più convivere con l'autoritarismo del padre. Ricky, che in fondo è uno spirito libero, pur con tutti i casini che gli sconvolgono l'esistenza, si sofferma incantato a contemplare la Bellezza. La vede in una bustina di plastica semplicemente perchè non c'è niente di creato in cui essa non si manifesti. Ne parla alla figlia di Lester e anche lei (che, come lui, è 'diversa') capisce. Capisce che al di là di ciò che succede agli uomini e alle loro storie, al di là delle meschinità e delle debolezze, non c'è niente che possa intaccare la bellezza dell'universo, quella pura, straziante bellezza che pervade il mondo in ogni suo più piccolo elementoverità mistica, e quindi non scientificamente discutibile, che Lester, (spirito libero lasciatosi incatenare dalle proprie debolezze), capisce solo dopo la morte. E la scoperta di questa bellezza, come afferma nella frase finale del film, è così grande che gli è quasi intollerabile. E' forse mosso dal bagliore della perduta autenticità umana il gesto della moglie di Lester, di abbracciare con disperato amore le camice del marito ucciso? I personaggi che alla fine escono 'redenti' dalla trama del film sono proprio quelli che hanno riconosciuto questa benedetta bellezza universale e in essa si sono riconciliati con sè stessi e la propria storia (parlo di Ricky, della figlia di Lester e dello stesso Lester). Il concetto è Semplice perchè è naturale, e come tale è espresso dalla maestria del regista di American Beauty. E come tale non dev'essere 'sporcato' da maldestri tentativi di spiegarlo razionalmente.

 

Il film è vero, ha ben poco di dialettico, in quanto tende proprio a comunicare questo grande concetto di 'armonia universale' (un po' il sentimento mistico provato da Ungaretti nelle acque dell'Isonzo: 'il mio supplizio è quando non mi credo in armonia con l'universo') che non è spiegabile con una riflessione rigorosa. Tuttavia, al di là di questo tema (che a me è caro, ma è solo questione di gusti) il film ripropone altre problematiche umane interessanti sotto il punto di vista sociologico che credo rappresentino uno spaccato molto significativo della società americana (e non solo) del ventunesimo secolo.