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GRIDLOCK'd
Anno: 1997
Regista: Vondie Curtis-Hall;
Autore Recensione: Federica Arnolfo
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 26-07-1998


Untitled Document

Life is a traffic Jam.
Stretch (Tim Roth) è bianco e svitato. Spoon (Tupac Shakur) è nero, saggio, tranquillo. Cookie (Thandie Newton) è bellissima, ha una splendida voce, ed è nera. Tutti e tre insieme danno vita ad un gruppo musicale che mescola rap, jazz, performing act ed ha un discreto successo.
Fino a che Cookie, la notte dell'ultimo dell'anno, non abusa di droghe e finisce in coma per overdose. Il tragico evento, dal quale non si sa se la ragazza uscirà viva, offre però l'occasione a Spoon per decidere di disintossicarsi. Vedere la sua donna ridotta in quel modo è stata per lui una lezione di non poco conto.
Ma il proposito di Spoon, nel quale trascina anche Stretch seppur riluttante, si rivela più difficile da raggiungere del previsto: life is REALLY a traffic Jam. Ecco cosi' i nostri due protagonisti cozzare contro un servizio sanitario che nulla ha a che invidiare con gli apparati burocratici inventati da Kafka anni or sono, inguaiarsi involontariamente con un criminale del quartiere che prima uccide un trafficante di droga loro amico e poi comincia a seguirli ovunque, inguaiarsi con la polizia che li crede i veri responsabili dell'omicidio del trafficante di droga loro amico. Ecco così i due ragazzi correre ovunque, per ottenere una tessera medicade o per schivare una pallottola, ed il piglio è sempre lo stesso, tanto la vita li ha abituati comunque al peggio.
Una storia a tratti esilarante a tratti terribile (i nostri arriveranno anche a ferirsi da soli pur di essere accettati in un pronto soccorso), intersecata da flash-back piu' o meno lunghi introdotti da una dissolvenza su bianco che sembra quasi un negativo fotografico, la cui vera protagonista e' sempre Cookie.
Una storia che la dice lunga su certe sfaccettature del sistema americano, i cui impiegati sembrano aver memorizzato poche parole chiave, "prendi il numeretto", "mettiti seduto", "aspetta il tuo turno", "torna domani", "aspetta i risultati del test", "ce l'hai la tessera medicade?", e le ripetono alla bisogna, finché qualcuno non dà di matto (come il povero cieco in una delle ultime scene del film) e scompiglierà l'ordine per un tot, ordine che poi però tornerà esattamente uguale a prima.
Il film si chiude con loro che tornano a cantare, ma la vera scena chiave è secondo me nella prima parte del film, con loro due nel primo dei tanti ospedali che visiteranno, quello dove han portato la ragazza, seduti in sala d'aspetto con un mega poster alle spalle che ritrae un paesaggio tropicale. Il contrasto, come spesso accade, suscita ilarità. Poi fa riflettere.

Nei titoli di coda, si parla commossi di Tupac Shakur, giovane rapper americano ucciso a 25 anni in circostanze assai poco chiare. Qualcuno dice che la storia di Tupac non e' di molto dissimile a quella di Jeriko One, il cantante di colore ucciso dalla polizia di Los Angeles in "Strange Days". Tupac Shakur aveva inciso quattro dischi, tutti piuttosto trasgressivi.
Quale che sia, life is a traffic jam.