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La talpa - Tinker Tailor Soldier Spy
Anno: 2011
Regista: Tomas Alfredson;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Francia; UK; Germania;
Data inserimento nel database: 19-01-2012


“She told me she had a secret, the mother of all secrets...” John le Carré ha rivoluzionato il mondo dello spy story. Come il noir ha turbato la vita del giallo, John le Carré ha compiuto un simile mutamento del racconto di spionaggio. Il romanzo La talpa fu scritto nel 1975, quando le diatribe fra i due blocchi, occidentale e comunista, erano ancora muscolose. Il più popolare degli agenti segreti è il personaggio di Ian Fleming: il simpatico, atletico, affascinante agente del servizio segreto britannico 007 James Bond. Con l’aiuto della sua lunghissima versione cinematografica, l’agente 007 è diventato lo stereotipo dell’agente segreto: uomo di polso, senza paura, si getta con indifferenza in sfide impossibili, e circondato continuativamente da bellissime donne. Per alcuni il suo personaggio è la rappresentazione di un mondo consumistico. La tecnologia dei suoi gadget segreti è avanzata e stupefacente, guida macchine di elevato valore, indossa abiti perfetti e firmati. Questa figura, al limite della perfezione, trova una sua evoluzione umana con lo scrittore John le Carré. Sempre ambientati nel controspionaggio britannico gli agenti di John le Carré sono uomini reali: solitari, con problemi familiari e difetti. Sono persone del nostro tempo, uguali a noi, perché non hanno doti eccezionali o abiti firmati; vestono come noi e guidano macchine normali. La trasposizione cinematografica dei suoi romanzi deve avvenire con una costanza psicologica e sociale. La talpa è diretto dal regista svedese Tomas Alfredson. Nel 2008 con il bellissimo Lasciami entrare, ci raccontò un mondo di vampiri adolescenti, sofferenti per le angosce di affrontare una vita terribile; completamente estraneo dagli attraenti omologhi di Twlight. Con questo curriculum Alfredson è la persona adatta per sfrondare il romanzo assegnandogli tempi cinematografici ottimali. Da un romanzo importante è riuscito ad alimentare la sfaccettatura umana su quella della spia mitizzata. Il Cambridge Circus dello spionaggio inglese è una metafora organica di un mondo in cambiamento e tormentato: “È stata una scelta estetica oltre che morale.” Trattandosi di un film di spionaggio la trama è ovviamente top secret, si può solo dire l’evidente: si cerca una talpa, un infiltrato ai più alti livelli della gerarchia inglese. A svolgere l’indagine è chiamato l’anziano George Smiley, licenziato dal controspionaggio per un affare in Ungheria riuscito male. Non è afflitto dalle problematiche investigative, dentro di lui c’è il tarlo della gelosia, della crisi familiare per essere stato lasciato dalla moglie. Il filone è quello investigativo e della spy story. Per controbilanciare il racconto si usano dei ricchi flash back, destinati ad avere una funzione importante nel momento del fluire delle varie sequenze George Smiley è uno dei motori della storia, quello più aspro per le sue sofferenze interne. Lo sguardo, in primo piano, non è rivolto verso la camera e il suo controllo è sempre glaciale ed imperturbabile. Con questo stile si tende a provocare la nascita di un dubbio: troppa sicurezza, voluta e ricercata, può solo nascondere il suo segreto e il suo dolore di marito. Le scene sono ricche e piene di particolari; il contraltare sono immagini riprese in modo continuo ma lento. Non si tende mai ad esaltare l’aspetto dell’azione e della velocità, mirando sull’elemento psicologico. L’uso del carrello è frequente. I volti dei sospettati sono ripresi con un carrello graduale creando un collegamento con i loro sopranomi. Dal sopranome si passa, sempre lentamente, su dei pezzi degli scacchi, raffiguranti ognuno di loro: “Non c’è più niente di autentico.” L’indagine tralascia ogni movimento dinamico di azione, producendo una similitudine al gioco degli scacchi; concentrazione, perspicacia, intuizione delle future mosse dell’avversario sono gli elementi predominanti, le stesse usate da George Smiley. L’unico elemento di vivacità nella narrazione è l’ambientazione in tre città. Prevale la Londra del tempo, descritta con ricchezza di particolari. Si ottiene anche una esaltazione di Budapest e della cinematografica Istanbul ripresa, come d’uso, dallo stretto per esaltare la bellezza di Santa Sofia. Se 007 è un uomo maturo, nel meglio della sua prestanza fisica, in La talpa, gli agenti sono anziani, pieni di rughe, imbruttiti e soprattutto sono pieni di nostalgia. La rimpianto del passato prevale nel linguaggio ricercato dalle caratteristiche peculiari e minuziose del tempo, ovvero in personaggi malinconici pronti a sospirare sui tempi trascorsi: anche la guerra era vista come una condizione unificatrice. In realtà non recriminano il mondo passato, ma la loro giovinezza svanita. Nella loro vecchiaia sono disposti a concedere uno sconto al loro nemico: “I suoi ideali non valgono molto più dei miei” . Il terribile Karla, capo dei servizi segreti russi, spietato, ma profondo conoscitore dei suoi avversari si intravede solo un attimo di spalle. Karla è il nemico da tutti desiderato, perché anche lui vive con romanticismo il loro conflitto inesorabile ma moralisticamente puro. Tutti sembrano rimpiangere le loro antiche guerre, le loro battaglie perché ritenute autentiche, oneste e con una finalità idealistica. George racconta il suo incontro con Karla tutto in primo piano. Non c’è differenza fra loro due. Si potrebbero cambiare posto, scambiarsi perfino governo: importante è il loro lavoro. Questa antitesi di pensiero c’è raccontata in una delle sequenze più belle. Un flash back ci riporta ad una festa di Natale di alcuni anni prima. Tutti gli agenti, superiori e subalterni, con le loro rispettive famiglie, stanno festeggiando insieme. Sopraggiunge il fatidico momento degli scambi di doni natalizi. Arriva Babbo Natale indossando il tradizionale abito, ma in viso ha una maschera di Lenin. Tutti si alzano in piedi, iniziando a cantare a squarciagola l’inno della Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, il loro nemico. La traslazione di personalità è avvenuta, non si riconoscono gli agenti dell’uno o dell’altro. E nello stesso momento del carol natalizio, la talpa stava compiendo il suo più infame tradimento. “Sono innocente, entro certi limiti.”