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Coffee Date
Anno: 2000
Regista: Stewart Wade;
Autore Recensione: adriano boano
Provenienza: Usa;
Data inserimento nel database: 15-04-2001


Coffe Date

Coffee Date

Visto all'16° festival internazionale di film con tematiche omosessuali - Torino


 



Regia:  Stewart Wade
Sceneggiatura:  Stewart Wade
Fotografia:  Howard Wexler
Montaqgio:  David Avallone
Musica:  eff Britting

CAST

Thomas Saunders,
Jeff Glickman,
Peter Bedard.

Produzione: Vivian Tam
Durata: 17'
Anno: 2000
Nazione: Usa

 -

 

In poco più di un quarto d’ora questo corto riesce in un duplice intento: uscire dal cliché che vuole i film a tematiche omosessuali divisi tra quelli che si piangono addosso continuando a rimestare il momento in cui si è fatta la traumatizzante scoperta della propria sessualità e quelli che documentano la voglia di lottare in seguito alla presa di coscienza.

Probabilmente queste due tipologie rispecchiano il gradimento di un pubblico che aveva bisogno di confrontarsi su questi due livelli di accettazione di sé; ma sono pochissime le occasioni in cui si mettono a confronto i due universi – quello omofobo e quello gay – e su questa palese dicotomia si fonda il gioco fatto di un quadro compreso tra un prologo e un epilogo che rendono l’operazione un apologo morale con burla finale.

Eppure sembrerebbe che Todd non potesse venire corrotto dal mondo del vizio sodomita: un ragazzone americano "100% etero", come continua a ribadire all’interno del bar frequentato da gay dove ha un appuntamento "100% etero", ottenuto su internet tramite un annuncio inserito da suo fratello; il suo imbarazzo è tratteggiato con precisione, la sua preclusione nei confronti di quel mondo è totale. E il regista riesce a registrarlo con brevi inquadrature che ne isolano le occhiate gettate sulle coppie gay che incrocia, lo sguardo preoccupato che getta nel bar, i movimenti impacciati e guardinghi. Ma anche la sua palese ignoranza è totale, il suo immaginario è rimpinzato di luoghi comuni machisti. E proprio su questa apparente assenza di appigli per intraprendere un confronto tra i due universi sessuali paralleli si fonda l’intreccio, che vale per il nostro approccio al mondo omosessuale, ma anche per qualsiasi altra forma di intolleranza per gruppi e categorie mentali che facilitino l’emarginazione e la persecuzione. E dunque anche per Kelly all’inverso si devono smussare certi luoghi comuni gay sugli eterosessuali.

Perfetto è il climax che vede dapprima i due guardarsi in tralice, provocatorio Kelly, anche amaramente caustico, poi la condivisione forzata del tavolino costringe ad approfondire la conoscenza e si cominciano a definire gusti simili, interessi comuni, non eccessive differenze (di Forman l’uno preferisce i film classici – Qualcuno volò sl nido del cuculo –, Todd invece Amadeus: "I costumi, le interpretazioni, i cantanti, l’opera…". "Ma sei sicuro di non essere gay?"); entrambi si confessano di essere alla ricerca di qualcosa di più sostanzioso di una scopata: ormai non hanno più l’età e le esperienze fatte li hanno, ognuno sul suo versante, resi cauti. Il tutto narrato inserendo minimi episodi esterni al loro confronto attorno al tavolino rotondo, giocato sull’alternanza di primi piani non esclusivamente affidati ai campi/controcampi, anzi riducendoli al minimo. Gustose scenette che mettono alla berlina ogni più trito stereotipo sull’omosessualità.

Finché il sospetto ritardo di coloro che stanno attendendo e le analogie di interessi li fanno ovviamente riconoscere come i corrispondenti della rete. Ed è pregevole a questo punto il modo in cui scardina ulteriormente i canoni del cinema gay, di cui ha mantenuto il climax che potrebbe far preludere alla conversione dell’eterosessuale: non finiscono a scopare da qualche parte e invece da buoni amici ordiscono una burla ai danni del fratello – e dello spettatore – fingendo proprio il finale che tutti si aspettano e che è stato così accuratamente preparato. Sorprendente diventa dunque il fatto che l’epilogo di quella preparazione è disattesa e l’assunto del film finisca con il convertirsi nell’inedito: "si può essere amici di un omosessuale senza per forza finirci a letto". Ma soprattutto risulta divertente la costruzione, il messaggio scanzonato e spensierato, i momenti di snodo del racconto percorsi da una vena comica inusitata.