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Ci sarà la neve a Natale? - Y aura-t-il de la niege à Noël? Anno: 1996 Regista: Sandrine Veysset; Autore Recensione: Giampiero Frasca Provenienza: Francia; Data inserimento nel database: 11-02-1998
Ci sarà la neve a
Natale? (Y aura-t-il de la
neige à Noël?). Sceneggiatura e regia, Sandrine
Veysset. Fotografia,
Hélène Louvart. Montaggio, Nelly Quettier. Prodotto da
Humbert Balsan. Cast: Dominque
Reymond (la Madre), Daniel Duval (il Padre), Jessica Martinez
(Jeanne), Alexandre Roger (Bruno), Xavier Colonna (Pierrot), Fanny
Rochetin (Marie), Flavie Chimenes (Blandine), Jeremie Chaix (Paul),
Guillaume Mathonnet (Remi). Francia, 1996. Dur.: 1h e 30'.
Una casa colonica nel sud della Francia, la produzione agricola da
costruire ora su ora attraverso il duro lavoro, un concetto di
famiglia un po' allargato, bambini che chiamano "papà" un uomo
egoista e scorbutico, una donna che vede il proprio marito (egoista e
scorbutico) tornare ogni sera in città per andare a dormire in
un'altra casa dove lo aspetta un'altra moglie. Sono queste le
coordinate fondamentali del film d'esordio di Sandrine Veysset: un
uomo ha due famiglie (ed ognuna è a conoscenza dell'altra) tra
le quali si divide equamente; il problema è tutto dei bambini
nati dalla seconda unione, i quali sperimentano sulla loro pelle la
scomoda situazione dei bastardi. Ci
sarà la neve a Natale? è un felice ritratto
di questa famiglia un po' particolare del sud della Francia, persa
tra le brutture ed i maltrattamenti di un padre (l'orco ?) attento
solo alla produttività agricola ed ai richiami del sesso (ci
tiene a farsi notare da due studentesse capitate in campagna per
arrotondare il loro salario; tenta di approfittare addirittura della
figlia più grande, appena adolescente ma già gravata da
grandi responsabilità familiari) e le tenerezze di una madre
sempre paziente e comprensiva che svolge un po' la funzione della
fatina buona delle favole. Il racconto procede per piccoli episodi
minimali che acquistano senso e significato nell'ambito dell'intera
pellicola: il loro accostamento fornisce il ritratto a tutto tondo di
una difficile situazione e di vari tipi umani che vivono con coraggio
e forza di volontà una vita che non hanno scelto. Semplici
episodi quotidiani: sarchiatura dei pomodori, aratura dei campi,
raccolta degli zucchini, sudore che segna i volti affaticati (anche
quelli dei bambini, che non sono assolutamente esentati dal lavoro
durante le vacanze estive), selvagge sgridate del padre ai ragazzi
quando pensa che non abbiano fatto il loro dovere, pranzi realizzati
separatamente, furibondi litigi, innocenti giochi tra i ragazzini,
sfottò scolastici sulla loro strana condizione familiare,
disagi domestici dati dalla mancanza di un impianto idraulico.
Situazioni montate di seguito senza uno stretto legame
consequenziale, con la sola, e riuscita, volontà di risultare
esemplari, quasi paradigmatiche. Modalità tematiche e
narrative che ricordano molto da vicino il film d'esordio di Michael
Winterbottom (l'autore di Butterfly
Kiss e Go Now) dal
titolo Family, pellicola
scritta da Roddy Doyle che all'origine era stata realizzata per la
televisione ed in seguito ridotta a due ore per le sale
cinematografiche. Anche in questo caso un padre maltrattava la
propria numerosa famiglia (cercando anche di violentare la figlia
maggiore), ed anche in questo caso gli episodi erano semplicemente
giustapposti (addirittura ogni episodio portava al suo inizio, come
titolo, il nome del personaggio su cui era focalizzata l'attenzione
narrativa) per esprimere solo nella loro compiutezza totale il
significato complessivo dell'opera. Nel film della Veysset c'è
in più la scomodità di un'altra famiglia e la grande
trovata di far scandire il minimalismo della narrazione
dall'alternarsi delle stagioni, fino all'arrivo di quell'agognata
neve natalizia, giunta proprio nel momento di massimo scoramento
morale della madre/moglie/contadina (che aveva aperto il gas della
stufa per porre termine all'invivibile situazione), il che fa
assumere alla nevicata il simbolico valore di un gioioso inno alla
vita che continua, malgrado tutto. Grande maturità e poesia
per questa giovane regista: ed ancora una terribile mazzata nel
confronto con il nostro giovane e supponente cinema italiano.
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