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Biancaneve e il cacciatore - Snow White and the Huntsman
Anno: 2012
Regista: Rupert Sanders;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 12-07-2012


“Se si mette a fischiare gli spacco la faccia.” La favola di Biancaneve prevedeva una morale chiara e diretta. Il tempo, lo spirito dissacratorio ha provocato una serie di modifiche, di riletture nella struttura simbolica dei personaggi e nella idea metaforica, fino a raggiungere anche delle inversioni definitive. Il regista americano Rupert Sanders realizza la sua versione edulcorata nel linguaggio e nella comprensione filmica con Biancaneve e il cacciatore. La storia è rettificata a beneficio di una trasposizione moderna. Biancaneve è figlia di un re. L’arrivo calcolato della bellissima Ravenna provoca nel re una passione immediata e un matrimonio istantaneo. La vita coniugale non arriva alla prima notte perché Ravenna uccide il marito. Biancaneve è imprigionata nella torre. Dopo sofferte traversie riesce a fuggire con l’aiuto di un cacciatore vedovo. La storia poi prende una direzione di quasi normalità con l’apparizione dei sette nani. Il film è di un bianco accecante, solo delle macchie di rosso alterano il colore immacolato della verginità e della purezza. In questo luccicante ambiente i generi si sommano, si confondono, contribuiscono a creare un amalgama passionale. Il castello di Biancaneve appare come il celebre maniero di Neuschwanstein, la foresta è un luogo immaginario, dove gli alberi prendono forma, dove i mostri si concretizzano dalla mente alla realtà. È la foresta il luogo ideale per Biancaneve, il posto adatto alla manifestazione degli incubi, i quali prendono forma le visioni vagheggiate: “La foresta prende forma dalla tua debolezza.” Ma è la luminosa Ravenna, diventata regina, a mostrare il suo delirio funzionale. Lei è spietata, sadica, efferata. L’unico suo desiderio è la bellezza: “Senza bellezza non hanno valore”. Il combustibile della sua avvenenza è l’anima delle fresche giovani ragazze del paese, sfruttate e spogliate della loro appariscenza. Ma alla fatidica domanda allo specchio, la risposta è sempre la stessa: Biancaneve. Poiché la vanagloria non ha limiti, sarà proprio la sua incolmabile superbia a provocare il suo funesto epilogo, come previsto dalla favola di Jacob e Wilhelm Grimm. Ma anche Biancaneve ha i suoi problemi. Mangiata la mela si trova di fronte a due principi. Come due? Quale bacio avrà l’effetto maggiore? Ma nell’epoca di Shrek è ovviamente il popolare, volgare ma coraggioso cacciatore a conquistare il suo bacio. Il passaggio hai sette nani è d’obbligo. I nani sono divertenti, sporchi, ridicoli, picchiatori, ladri ma pure nostalgici. Sono la tipologia di personaggi che meglio di adegua ai cambiamenti del tempo e della morale. Il finale è melodrammatico. Biancaneve diventa una Giovanna d’Arco. La sua muliebre figura guiderà le truppe fedeli al padre contro la terribile regina. Ma il vaticinio dello specchio è crudele. A sconfiggerla è la sua brama a essere eternamente bella, di non invecchiare. La morale si è aggiornata. Il desiderio di essere prestanti, affascinanti, di combattere i residui fisici della senilità, di dover essere eternamente giovani, belli, senza rughe, senza un minimo cenno del deterioramento prevale ai nostri giorni. L’eterno giovanilismo, indottrinato da predicatori frivoli, costringe a raggiungere un accordo con il diavolo pur di non soccombere alla terza età. La regina è la vittima. La sua carnefice è Biancaneve: seducente, leggiadra, stupenda. Non potrebbe avere un difetto? Un naso un po’ grosso? Le orecchie a sventola? No lei è la perfezione. Per una povera donna invecchiare non è possibile, altrimenti sarebbe distrutta. Le continue ragazze sfruttate per alimentare la giovinezza della ‘’cattiva’’ regina simboleggiano i continui interventi chirurgici per mantenersi bella. Ma non c’è nulla da fare, ci sarà sempre una ragazza giovane e ancora più bella, non basterà consultare lo specchio, già lo sappiamo. È il film è divertente, simpatico, costruito con un linguaggio vivo, tutto incentrato sulla bella figura della regina. quando la storia sembra un po’ troppo filosofeggiare il tono frivolo appare con i sette nani. Nello stregato mondo del bosco avvengono i riti della favola, la scoperta dell’amore. La compiaciuta e disincantata scenografia concede un ulteriore spazio alla fantasia.