NearDark - Database di recensioni

NearDark - Database di recensioni

Africa

Godard Tracker


Tutte le
Rubriche

Chi siamo


NearDark
database di recensioni
Parole chiave:

Per ricercare nel database di NearDark, scrivete nel campo qui sopra una stringa di un titolo, di un autore, un paese di provenienza (in italiano; Gran Bretagna = UK, Stati Uniti = USA), un anno di produzione e premete il pulsante di invio.
È possibile accedere direttamente agli articoli più recenti, alle recensioni ipertestuali e alle schede sugli autori, per il momento escluse dal database. Per gli utenti Macintosh, è possibile anche scaricare un plug-in per Sherlock.
Visitate anche la sezione dedicata all'Africa!


TATTOO
Anno: 2002
Regista: Robert Schwentke;
Autore Recensione: Andrea Caramanna-
Provenienza: Germania;
Data inserimento nel database: 11-07-2002


TATOO

Tattoo
Regia: Robert Schwentke
Soggetto e Sceneggiatura: Robert Schwentke
Fotografia: Jan Fehse
Montaggio: Peter Przygodda
Musiche: Martin Todsharow
Scenografia: Josef Sanktjohanser
Costumi: Peri de Bragança
Interpreti: August Diehl (Marc Schrader), Christian Redl (Minks), Nadeshda Brennicke (Maya Kroner), Johan Leysen (Frank Schoubya), Monika Bleibtreu (Roth), Gustav-Peter Wöhler (Scheck), Ilknur Bahadir (Meltem), Ingo Naujoks (Stefan Kreiner), Jasmin Schwiers (Marie Minks)
Produzione: Jan Hinter, Roman Kuhn
Origine: Germania, 2002, 107', v.o. tedesco, 35 mm
visto al Taormina BNL FilmFest 2002

Non si può entrare nell’immaginario di quest’opera se non attraverso la superficie della pelle, solcata dalla varietà di segni, i tatuaggi, che indicano un piacere particolare. I segni appunto, e le immagini: questo rapporto può avvicinarci a una verità, per comprendere qualcosa di più su noi stessi, e lo spazio tempo che viviamo. Se esiste una storia dei segni che va dai geroglifici ai graffiti metropolitani, senza dubbio dalla diffusione di forme primitive di segni si potrebbe inferire un concetto, una tesi dimostrativa di qualcosa (anche se non sappiamo che cosa). Cesare Brandi affermava che la confusione di forme primitive e moderne di segni indica anche un malessere della società, poiché parte di questi segni non corrisponderebbe ad elementi autentici di espressione umana. I tatuaggi naturalmente fanno parte di questi segni o segnali. Cosa sono e cosa rappresentano? E perché esiste un commercio tra collezionisti disposti a scotennare le persone tatuate, quando alcuni di questi tatuaggi hanno raggiunto valori eccezionali? Questa perversione nel film ha invero caratteristiche di diffusione. Sembra coinvolgere anche il sistema di rappresentazione della storia, laddove sono mostrate con crudele sadismo crani spappolati dai proiettili, serie di cadaveri ai quali è capitato di tutto, per il solito famelico serial killer, dalle mutilazioni alla carbonizzazione. Fin quasi allo splatter, ma senza un filo di ironia. Pur riconoscendo la capacità della fotografia di creare un’atmosfera sempre gelida e priva di ogni calore umano, la totale mancanza di solidarietà tra i personaggi dà al film un tono assolutamente cupo ma che anche la sensazione di torturare la libertà dei protagonisti, i quali legnosamente si profilano come buffe marionette di un teatrino dell’orrore costruito a tavolino. Un orrore dell’anima che non riesce a instillarsi nel profondo delle coscienze, rimane racconto poliziesco brutale, dove la caccia al serial killer è sovente dispensatrice di oscene sequenze di gratuita ferocia.


Conferenza stampa con il regista Robert Schwentke e l’attrice Nadeshda Brennicke

Come è nata l’idea del film?
Robert Schwentke: Ho deciso man mano che scrivevo il soggetto anche di dirigere il film

Il film si svolge nella Germania Federale, c'è un riferimento alla realtà prima della riunificazione del Paese?
Robert Schwentke: No, è una Berlino contemporanea, ma non è una Berlino reale, abbiamo girato anche a Colonia, ho cercato di rappresentare molta architettura degli anni Cinquanta, per me era il tipo di Germania che immaginavo...

Nadeshda Brennicke: Robert è una persona con una sensibilità straordinaria, ho seguito il mio istinto e mi sono fidata completamente di lui.

La scena finale, lei che segnala il tatuaggio al cameriere e subito dopo lui tutto tatuato
Robert Schwentke: Sì, spero che il finale sia aperto a tante interpretazioni differenti, volevo che il pubblico si chiedesse, io sono cresciuto in un ambiente giudaico cristiano si può leggere come parto da qualcosa o la formazione di una personalità del protagonista che non vuole partecipare, è trascinato in un caso che cambierà totalmente la sua vita, è qualcosa che segue lo sviluppo della personalità, è un romanzo di formazione ironico perché tutti i frammenti vanno insieme ma non in maniera armonica.

Avete girato in pochissimo tempo… quaranta giorni se non sbaglio e poi quanto è costato?
Robert Schwentke: Sì, è costato 3,5 milioni di euro.

Il cinema tedesco, si dice, è morto, non ci sono più i grandi registi come Wenders, ci puoi dire qualcosa sulla nuova generazione tedesca?
Robert Schwentke: Credo che la Germania sia un po' persa, ci sono ragioni molto complicati e non vorrei essere riduttivo, credo che sia un paese pieno di persone che abbiano poco da dire, è una generalizzazione che però ha il suo nucleo di verità .Comunque succedono molte cose nuove, credo ci sia il bisogno di sperimentare e di ritrovarci, e di ridurre le distanze con il nostro passato cinematografico, con tanti emigranti tedeschi che sono andati ad Hollywood, spero inoltre che troveremo una nuova identità.

Sulle attrici in Germania
Nadeshda Brennicke: Credo che sia la stessa cosa che ha detto Robert, se non ci sono dei copioni che abbiano una visione è difficile per gli attori trovare l'energia per interpretare dei ruoli interessanti .

La distribuzione
Robert Schwentke: Siamo distribuiti da Key film e uscirà all'inizio del 2003.