NearDark
database di recensioni
Per ricercare nel database di NearDark, scrivete nel campo qui sopra una stringa di un titolo, di un autore, un paese di provenienza (in italiano; Gran Bretagna = UK, Stati Uniti = USA), un anno di produzione e premete il pulsante di invio.
È possibile accedere direttamente agli articoli più recenti, alle recensioni ipertestuali e alle schede sugli autori, per il momento escluse dal database. Per gli utenti Macintosh, è possibile anche scaricare un plug-in per Sherlock.
Visitate anche la sezione dedicata all'Africa!
Vampire's Kiss - Stress da vampiro Anno: 1988 Regista: Robert Bierman; Autore Recensione: luca aimeri Provenienza: Usa; Data inserimento nel database: 07-05-1998
Joseph Minion č lo sceneggiatore del "Fuoriorario" di Scorsese: si respira un’analoga atmosfera opprimente
Vampire's Kiss (Stress da Vampiro), di Robert Bierman.
Sceneggiatura, Joseph Minion. Con Nicolas Cage, Jennifer Beals,
Maria Conchita Alonso, Elizabeth Ashley, Kasi Lemmons. Usa, 1988.
Metropoli, Yuppismo, Vampirismo: sono i tre elementi che costituiscono
le basi di "Vampire's Kiss", melange di horror e comedy,
dalle tinte cupe, venato di uno humour nero acido e corrosivo,
sostenuto da una cattiveria inequivocabilmente sincera. Il vampiro
diventa metafora dello yuppie, del rampante pronto a tutto; il
rapporto sadico tra principale e segretaria diventa immagine assoluta
e perversa della gerarchia, del potere... Ma di vampiri veri e
propri qui non ce ne sono: il vampirismo è solo un'ossessione,
frutto del senso di colpa, della solitudine, dell'incomunicabilità,
dell'anonimato, della frustrazione... La metropoli è solo
apparentemente uno sfondo; in realtà ricopre il ruolo principale
attraverso il protagonista, che ne è parte integrante (non
un riflesso, ma un tassello tipo, un elemento costitutivo), nel
quale se ne rispecchiano, concentrate, le nevrosi. E' un circolo
vizioso: l'uomo produce tempi e spazi; i tempi e gli spazi producono
uomini. La figura del vampiro, costretto a condurre vite radicalmente
differenti, separate, spezzate, tra giorno e notte, rappresenta
la perfetta immagine della schizofrenia (in particolare, della
schizofrenia latente nella vita del protagonista: con un ruolo
ed una competenza di giorno, nell'ambiente lavorativo; ma uno
sconosciuto, anonimo, di notte, "uno qualunque" che
per compensare la propria solitudine, le proprie insicurezze di
perdita di identità, si trasforma in impenitente donnaiolo).
L'alba e il tramonto rappresentano le cerniere sulle quali si
articolano i cambi di identità: nel momento dello slittamento,
dello scambio, del predominio di una sull'altra, si verifica un
cortocircuito irreversibile, la routine diventa incubo. Elemento
contro, che spezza la regola: non più dongiovanni alla
ricerca dell'avventura, ma bisognoso d'amore. Alba e tramonto:
sono i due momenti di passaggio dall'oscurità alla luce,
e viceversa, in cui viene principalmente immortalata New York
nel film: livida, cupa, dai tratti gotici; una creatura pulsante,
perennemente viva, formicolante. Un labirinto di uffici di giorno,
di locali di notte: un percorso obbligato dominato da un Caso
sempre a stretto contatto con la Follia, da un dis/ordine ineluttabile
ed opprimente, che lo sceneggiatore Joseph Minion conosce bene,
avendolo già descritto in "Fuoriorario" di Scorsese.
Un Nicolas Cage straordinario come protagonista di un film ingiustamente
sconosciuto, che in Italia è stato penalizzato da un titolo
fuorviante ("Stress da Vampiro") e da pochi passaggi
televisivi rigorosamente a-notte-fonda.
|