Settimana della critica- Venezia 58
Regista: Raquel Freire
Sceneggiatura:
Raquel Freire
Attori:
Ricardo
Aibéo (Edgar)
Isabel Ruth (Zita Portugal)
Ana Teresa Carvalhosa (Ana Rita)
Paula Marques (Maria dos Anjos)
Portogallo/Francia,
2001
35mm, (1:1,66), colore, 100'
Atmosfera torbida e destini non spiegati. Un giovane (il
diavolo? un vampiro?) giunge a Coimbra e vive ai margini della prestigiosa e
secolare università. Dal fuori genera desideri in tre donne legate all’università,
la bella politicamente impegnata, la religiosa e complessata e la rettrice
sfiorita e in cerca di affetto.
Non si capisce come né perché leggendo un trattato di
diritto il giovane inizia a interrogarsi sulla natura del male e la mette in
atto violentando e incidendo sui corpi delle vittime strani insulti al sapere
rinchiuso nella torre d’avorio.
Alla fine questo diavolo voleva solo stare insieme alla bella
politicante, rimarrà invece solo dopo essere stato scoperto da tutte le sue
donne, e forse cambierà Università,
aggirandosi come un fantasma sabotatore del sapere per mezzo del sesso. Forse
era Coimbra il mostro con il suo sistema di esclusione, forse l’Università come
sistema di potere e autorità. Non è dato sapere, ma certo se voleva essere una
critica al sapere poteva essere argomentata.
A parte la trama incredibile e inconcludente, l’atmosfera vorrebbe essere inquietante, densa, calda. Un pò ci
riesce ma a che pro? La giovane regista che voleva fare un film sull’amore
mostra una grazia tecnica non indifferente, ma il film non dice granché. Qua e
là strane dichiarazioni filosofiche sull’inutilità della metafisica, si cerca
una metafisica che sia come un cieco che con gli occhi bendati cerca in una
stanza buia un gatto nero che non è là (?).
Lo strappo del titolo oltre che alla violenza del giovane si
lega alla cerimonia di laurea che culmina nello strappare coi denti la toga del
dottore. E un po’ anche all’impressione che lascia questo film sulla tua mente
stanca e annoiata.