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Sotto i piedi delle donne - Sous les pieds des femmes
Anno: 1997
Regista: Rachida Krim;
Autore Recensione: Marcello Testi
Provenienza: Francia;
Data inserimento nel database: 05-03-1998


Sous les pieds des femmes, di Rachida Krim, Francia 1997, 35 mm, col., 85' - interpreti: Claudia Cardinale, Fejiria Deliba, Nadia Farès, Mohamad Bakri, Yorgo Voyagis, Hamid Tassili, Carim Messalti, Bernadette Lafont.

È vero, può essere assurdo (come si suggerisce in uno dei pedanti dialoghi del film) rimuovere del tutto molti anni di francofonia; d'altra parte, girare un film sull'Algeria in Francia e farlo recitare in francese da un cast che comprende anche Claudia Cardinale (?!), può aiutare non poco a vendere il film in Francia e, di lì, magari in Europa.
Sovrapporre e dissolvere il presente e il passato l'uno nell'altro, non solo può conferire qualche interesse a una regia generalmente piatta, convenzionalmente "francese", ma aiuta anche a fondare tesi...
Con il pretesto (retorico, mai convincente) di dare dignitosa collocazione alle donne (ma non le "madri", termine che tra l'altro non è stato sempre disprezzato e considerato degradante - ma un titolo bisognava pur darlo a questo polpettone...) nella cornice del travaglio algerino, tuttora in corso, il film colpisce in pieno nella "zona grigia", il terreno fecondo dell'indistinto e dello sfocamento. In Italia lo conosciamo bene e infatti "abbiamo" applaudito a lungo questa miniatura bignamesca della storia: il problema di oggi è l'Islam? (ammesso che anche in questo caso si stia centrando il bersaglio) niente di meglio che collocare i germogli dell'integralismo nella rivoluzione comunista, che sfrutta la religione per adescare le masse e istituire truci tribunali interni.
Ma l'Algeria è in Africa (dubbio di appartenenza sollevato a metà film e poi lasciato sospeso nel vuoto dai/dei dialoghi)? No è in Francia, infatti viene rimosso il minimo pensiero, accenno, sospiro rivolto ad altri limitrofi popoli che hanno trovato nell'Islam, proprio in quegli anni, un fattore unificante culturale ancor prima che politico.
I francesi? Nessuna responsabilità: sono semplicemente cattivi, infatti sono rumorosi, afasici e neri come i villain dei cartoni animati.
Ah già, le donne. Le donne vanno benissimo quando obbediscono agli ordini e diventano bravi soldatini; da questa posizione possono lanciare battute come "Quel giorno non hai perso me, hai perso l'Algeria", ergersi a custodi della memoria, salvo poi delegare integralmente agli uomini il racconto (forse questa è lo contraddizione più insanabile e interessante di questo film diretto da una donna ma che rasenta implicitamente la misoginia). Infine sono perfette per lanciare un lungo spot (tutta l'ultima sequenza) di un'auto di lusso e benedire, con lo sguardo realmente socialista volto all'avvenire, l'ultima voce-off, l'ultimo scroscio di retorica.2Þ·Þ·Þ·B` piedi.htmldermsisconnectderntseTEXTMOSSœÀ±#½ Gý 5 s€ÿÀÿÀÿÀs€ ÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿ 2È{X °2styl €ÿÿÈæ