Quel gran pezzo dell'Ubalda tutta nuda e tutta
calda. Mariano Laurenti. 1972. ITALIA.
Attori: Edwige Fenech,
Pippo Franco, Karin Schubert, Umberto D'Orsi, Pino Ferrara
Durata: 91’
Olimpio, milite di ritorno dopo sei mesi dalla guerra,
incontra sulla strada verso casa un frate il quale lo blocca dal possedere una
contadina, possedendola egli stesso poco dopo. Tornato a casa Olimpio ritrova
la sua compagna, Fiamma, la quale, nonostante la cintura di castità impostale
dal marito, ha comunque la casa seminata d’amanti. La donna gli domanda di
riappacificarsi con il vicino mugnaio, mastro Oderisi, il quale si è appena
sposato con la bella Ubalda. Recatosi nel suo podere infatti, Olimpio rimane
colpito dalla bellezza della moglie e, poiché Fiamma non gli si concede ancora,
lo scalcinato milite si presenta al cospetto di Oderisi nei panni di un pittore
famose che, su ordine del duca, è giunto
a casa del mugnaio per ritrarre la moglie nuda. Scoperto dal marito,
Olimpio è costretto a fuggire e giunto in un’osteria incontra nuovamente il
frate il quale gli suggerisce di inviare a casa di Oderisi un vero pittore di
corte. Quando infatti giunge quello vero, Oderisi non gli crede e dopo averlo
oltraggiato viene imprigionato. Approfittando della lontananza del marito, Olimpio
torna nuovamente alla carica ma viene colpito da uno degli amanti di Ubalda e
il suo corpo, creduto morto, viene gettato in un pozzo nero. Dopo aver pagato
la sua libertà, Oderisi torna a casa e trovando l’armatura di Olimpio si fa
dire la verità dalla moglie. Volendosi vendicare, il mugnaio prova a circuire
Fiamma la quale a sua volta è difesa da un altro amante e Oderisi finisce nel
pozzo nero. I due uomini decidono di scambiarsi di comune accordo le rispettive
mogli. Dopo aver tirato un tranello uno all’altro, consegnando le chiavi
sbagliate delle rispettive cinture di castità, i due, dopo che le mogli si sono
concesse al frate di passaggio, decidono, all’insaputa uno dell’altro, di
sostituire le cinture con delle tagliole. Entrambi i mariti, nel tentativo di
possedere uno la moglie dell’altro, rimangono castrati. A messa i due ormai
fanno parte di un coro di voci bianche mentre le mogli scambiano sguardi
d’intesa con altri uomini, e con il frate.
A parte la struttura narrativa da bassa commedia, da
farsa, e la volgarità delle battute, il film ottenne un grosso successo di
pubblico (forse proprio per questi motivi) tanto che inaugurò un filone molto
prolifico di commedia erotica in costume, definita boccaccesca. All’origine di
questo grande successo c’è il percorso iniziato con L’armata Brancaleone (1966) di Mario Monicelli che inventò un nuovo
linguaggio del quale subito si impossessarono le pellicole con un profilo più
basso e proseguito poi con Il Decameron
(1971) di Pier Paolo Pasolini, dal quale questo tipo di pellicole trassero solo
l’audacia narrativa. Il film non merita altri approfondimenti oltre appunto
quello di aver contribuito all’esplosione del fenomeno più ampio della commedia
sexy italiana (il finale per esempio è ripetuto nella medesima maniera in
tantissime altre pellicole anche di diverse ambientazioni) e all’aver lanciato
definitivamente l’attrice Edwige Fenech (futura produttrice di successo per la
televisione ed il cinema). Il regista Mariano Laurenti con questa pellicola ha
contribuito, a modo suo, al processo di liberalizzazione dei costumi, sebbene
con una lettura più approfondita emergano da questo film punti vista
decisamente maschili, in controtendenza ai fenomeni politici e sociali che si
erano prodotti nel paese durante lo stesso periodo: sunto della pellicola
infatti potrebbe essere che è il possesso a caricare la virtù dell’uomo nella
coppia, e che invece la liberazione del corpo femminile dalle regole del
dominio, conduce alla castrazione definitiva del maschio, perché troppo legato
alla propria gelosia. Nessuno spunto visivo degno di nota, nemmeno la lunga
corsa della protagonista, nuda fra i campi in fiore, montata con larghissimo
uso del rallenty (tendenza sviluppatasi a macchia d’olio in questo tipo di
pellicole). Il personaggio di Fiamma, la biondissima moglie di Olimpio, è
interpretato dall’attrice Karin Schubert, spesso impegnata anche in pellicole
porno. Costato poco meno di cento milioni, il film incassò dieci volte tanto. Fatto
indicativo della corrente politica degli anni Novanta, è che Veltroni (poi
sindaco di Roma) elogiò il film, mentre ci si affrettava a realizzarne un
remake, operazione effettuata con il tremendo Chiavi in mano (1996) diretto dallo stesso Mariano Laurenti.
Mario Bucci
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