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Il cielo segreto - Izulu lami
Anno: 2008
Regista: Madoda Ncayiyana;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Sud Africa;
Data inserimento nel database: 21-06-2010


Il Sud Africa è di gran moda. L’influsso dei mondiali si fa sentire. Invictus di Clint Eastwood ci ha portato all’interno della psicologia di Nelson Mandela, della sua forte volontà di cambiare il paese Sud Africa cercando di armonizzare e curare le ferite inferte fra neri e bianchi dopo anni di crudeltà. Ora il bellissimo Izulu Lami ci fa conoscere prima la campagna del Sud Africa, abitate da gente semplice, con un cristianesimo legato a riti e credenze popolari. In un piccolo villaggio abita Thembi una bambina di dieci anni. Vive con la madre, la quale muore improvvisamente lasciandola sola a prendersi cura del fratellino. Inizia con lui un viaggio alla ricerca di un prete verso Durban, la grande città mai vista. Prima di incontrarlo Thembi conoscerà la vita di tanti bambini emarginati, poveri; vivono alla giornata fra piccoli furti e prostituzione. Thembi ha dalla sua la semplicità ma anche la furbizia della ragazzina, cresciuta rapidamente in mezzo a persone buone. A Durban incontra un mondo di coetanei e di persone mature cattive e crudeli; ma anche ragazzini costretti a crescere troppo velocemente e senza affetto, come il suo amico Chili-Bite. Thembi troverà il suo cielo segreto, il cielo tessuto dalla madre su un tappeto. E’ il cielo dei suoi antenati, un paradiso dove la madre morta sorveglia i figli. Chili-Bite ha il suo segreto in fondo al mare, dove immagina siano i suoi genitori. Nonostante sia anche lui orfano li ama tantissimo, proprio per questo non vuole lasciare il mare per seguire a Thembi nel suo ritorno a casa. Il film è di grande sensibilità., il regista, non si lascia condizionare dal conformismo. Riesce a descrivere un Sud Africa in mutamento. Un regista italiano avrebbe girato il film con il nero buono ed il bianco cattivo, perché non riesce a liberarsi dai condizionamenti e dal qualunquismo banale. I registi sudafricani hanno menti più libere. Il regista segue la via più difficile. Non c’è razzismo diretto. Il ‘’mostro’’ che compra e vuole violenta le bambine è uno ‘’zio’’ nero, ad accompagnarla e a vederla un bianco. Sulla spiaggia a cacciare i ragazzini in giro per rubare sono tutti i ragazzi: neri e bianchi. Una vera dimostrazione di come il mondo non è perfetto ed il bene e male tendono a mischiarsi. Il regista ci fa comprendere la differenza forte fra campagna e città, fra contadini e cittadini. E’ questo il primo livello di lettura. Il secondo è classista, un bianco ricco è uguale ad un nero ricco. La cultura africana delle campagne, nonostante sia condizionata dal cristianesimo mantiene una sua libertà e un suo sfondo culturale, una sua ricchezza di valori e di morale. Entra in contrasto con la città, dove i bambini sono ugualmente poveri ma costretti ad crescere senza un ideale e senza motivi. Le differenze culturali sono notevoli. La povertà culturale della città è micidiale perché non esiste interculturazione fra i due diversi modi. Sono disperati e senza futuro. Thembi ritorna nella sua capanna, più forte per aver conosciuto la città e salva grazie al cielo segreto della madre.