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I ragazzi stanno bene - The Kids Are All Right
Anno: 2010
Regista: Lisa Cholodenko;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 22-04-2011


“Io adoro le lesbiche.” Tutti adorano le lesbiche. Nick e Jules sono lesbiche e vivono insieme da anni. La ricerca ansiosa di ordinarietà, le ha portate entrambe ad avere un figlio in provetta dallo sperma dello stesso uomo, a loro sconosciuto. Ora i ragazzi sono diventati adolescenti. A giustificare il sentimento di normalità si punta sulla noia, sulla quotidianità del rapporto, comune a quello di tanti matrimoni etero. Aggiungiamo il sesso stanco e dall’erotismo inesistente, il rapporto protettivo sui figli, e i litigi fra genitori. Ma soprattutto sono una famiglia borghese. Nick ha un ottimo lavoro con un elevato reddito. L’iconografia del film si snoda su questa parola d’ordine: normalità. Ecco l’elegante casa, dei figli educati, un comportamento irreprensibile e tanta, tanta noia. Questa simbologia è, però interrotta da un rapporto sessuale fra le due donne, le quali per eccitarsi guadano un porno di uomini gay. E’ questa la prima rottura da una continuità logica. La seconda lacerazione è la richiesta dei figli di conoscere il padre fornitore ufficiale del seme per entrambe le donne. Ed ecco, irrompere in tutta la sua primitività il maschio! Nonostante tutti i tentativi di regolarità, creati e comperati, in quella casa manca un uomo. Arriva Paul, in poco tempo, come uno tsunami, distrugge le basi di argilla su cui era stato edificato il castello della loro relazione. Paul è un maschio! Pulsa sensualità, compie cose da uomo e come tale si comporta. Questo genere di figura è del tutto sconosciuto alla famigliola piccolo borghese. In poco tempo Paul diventa per i figli il modello maschile mai avuto. Per le donne è quella cosa desiderata ma impossibile da avere. In poco tempo tutto è travolto. Sicurezze, convenzioni, rapporti. Sopravive poco e nulla, forse solo la parvenza di quella aberrante normalità costruita sul nulla in tanti anni. Forse è meglio così. Perché di normale non c’era nulla. E’ il fallimento della sua ricerca a tutti i costi, la disfatta della mancata accettazione di ciò che siamo, e il non saper comporre qualcosa di nostro. Il voler imitare la coppia etero pur essendo omosessuali, impedisce di essere se stessi e destinati alla sicura tragedia. Non è questa la via giusta ed il film è capace di distruggere tutto. Il figlio Laser nel triste viaggio di ritorno enuncerà la tragica verità per entrambe le donne: “Non dovreste lasciarvi. Io penso che siete troppo vecchie.” Il film è costruito con abilità meccanica e con altrettanta abilità emotiva sa distruggere. La regista crea un forte pathos attraverso i soliti meccanismi della coppia e soprattutto da il meglio di se nel tratteggiare il maschio Paul. Disincantato, ma nello stesso tempo abile ed intelligente, Paul è forgiato con dei ritmi divergenti e opposti alle due donne. Il suo desiderio di una famiglia fino a quel momento inesistente, appare inaspettato con l’arrivo dei ragazzi. Sarà il rapporto sessuale con Jules a erigere l’impossibile per tutti. L’assenza prolungata di un uomo ha creato un mostro, non una famiglia anticonvenzionale. Il film ci materializza un dilemma: cosa c’è di normale? Perché dobbiamo per forza essere normali?