NearDark - Database di recensioni

NearDark - Database di recensioni

Africa

Godard Tracker


Tutte le
Rubriche

Chi siamo


NearDark
database di recensioni
Parole chiave:

Per ricercare nel database di NearDark, scrivete nel campo qui sopra una stringa di un titolo, di un autore, un paese di provenienza (in italiano; Gran Bretagna = UK, Stati Uniti = USA), un anno di produzione e premete il pulsante di invio.
È possibile accedere direttamente agli articoli più recenti, alle recensioni ipertestuali e alle schede sugli autori, per il momento escluse dal database. Per gli utenti Macintosh, è possibile anche scaricare un plug-in per Sherlock.
Visitate anche la sezione dedicata all'Africa!


Duello al sole - Duel in the sun
Anno: 1946
Regista: King Vidor;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 04-12-2003


La grande guerra

Duello al sole. King Vidor. 1946. U.S.A.

Attori: Jennifer Jones, Gregory Peck, Joseph Cotten, Lionel Barrymore, Lillian Gish, Herbert Marshall, Walter Huston

Durata: 130'

Titolo originale: Duel in the sun

 

               

Nuovo stato del Texas. 1880. La meticcia Perla, nata da un bianco e da una ballerina indiana, si trasferisce nel ranch del senatore McCanles dopo l’impiccagione del padre, reo di aver ucciso la moglie e l’amante. Ad ospitarla è principalmente Clarabella, una vecchia fiamma del padre alla quale era molto legato prima che Perla nascesse, moglie del senatore, bloccato su una sedia a rotelle e padre di due figli. Jess, il più grande, laureato in legge, prende a cuore l’idea di far grande il suo paese e si mette contro il padre per far passare la ferrovia anche sulla loro terra, per questo motivo è allontanato dal ranch. Lewt, l’altro fratello che invece non ha mai continuato gli studi, è un burbero che con le maniere forti cerca di sottomettere Perla alle sue voglie. Scoperto il prossimo matrimonio di Perla con lo stalliere Sam, Lewt lo uccide in un saloon ed è costretto a vivere da ricercato. Quando Clarabella muore, e Perla si trova a vivere in casa da sola con il senatore e tutti i suoi dipendenti (i due figli sono ormai costretti a stare alla larga dal ranch), Jess ritorna per portarla via con sé, ma Lewt spara anche a lui, senza però ucciderlo. Perla accetta di andare all’appuntamento che Lewt le ha dato prima di passare il confine dello stato, e fra le rocce del deserto, i due prima si sparano a vicenda e poi finiscono per morire abbracciati sotto i caldi raggi di un sole accecante.

Il regista ha definito il suo film come un superwetern, per il numero degli attori celebri che vi compaiono, per l’Amore e Odio che vi si dispiegano e per la visione epica che ogni sequenza trasfigura sino a renderla fantastica (Di Giammatteo – Dizionario del cinema americano). In realtà il lavoro non può essere definito solo da quest’interpretazione perché, se è vero che attraverso la sua mano risaltano di più i toni melodrammatici e quel senso d’americanismo forte soprattutto nelle sue pellicole (il senatore, contrario alla ferrovia, quando vede arrivare l’esercito nazionale dice “Ho combattuto per quella bandiera e non gli sparerò contro”) è anche vero che il film è stato girato da diversi registi: dei 14 mila piedi di pellicola impressionata, 6280 sono appunto di Vidor, ma 3526 appartengono a Dieterle, 2939 a Otto Brewer e 473 a Josef von Sternberg. In realtà, il lavoro si può considerare quindi di nessuno di loro ma di O. Selznick, sceneggiatore e soprattutto produttore, che dopo il successo di Via col vento (1939) di Fleming cercò di bissare l’evento producendo un nuovo colossal. Pompato in technicolor e sorretto dal lavoro fotografico di ben tre direttori (Lee Garmes, Harold Rosson e Ray Rennahan) il film coglie pochi momenti veramente coinvolgenti e ne dipinge tanti altri d’inconsistenza necessaria solo a definire il carattere epico e di maniera (tramonti infuocati e praterie senza apparenti confini). Belle e caotiche sono solo le riprese con le quali si apre il film, quelle che vedono la madre di Perla ballare in un affollatissimo locale e che non sono state girate da Vidor, bensì da William Dieterle. Il personaggio di Perla, interpretato da Jennifer Jones, è fortemente erotizzato dalla scollatura dei suoi abiti e dalle sue movenze feline, così come è di forte trasgressione erotica (considerando l’anno in cui il film fu proiettato in sala) il ballo esotico della madre di Perla (la bellissima Tilly Losch). Interessante, infine, è anche la sequenza della locomotiva che deraglia dopo l’attentato di Gregory Peck: in pochissimi fotogrammi si vede il muso del progresso sbattere sull’obiettivo, rompendolo. Joseph Cotten è Jess, il fratello più colto mentre Gregory Peck interpreta Lewt, il duro cowboy, ma gli attori più bravi sono Lionel Barrymore (il senatore sulla sedia a rotelle), Walter Huston (un predicatore d’altri tempi) e Lillian Gish (Clarabella). Ritenuto dalla critica come un film del quale parlare, mi sembra invece un pomposo melodramma del quale basta dire di averlo visto, senza ulteriori commenti, vista anche la presenza di sottili intenzioni razziste cucite sui dialoghi dei personaggi (la governante di colore non riesce mai a finire una frase, ed anche alla festa, quando una lunga carrellata sembra poterle dare voce, la macchina da presa si allontana dalle sue parole per salire al secondo piano del ranch). Tratta da un romanzo di Niven Busch, la sceneggiatura è firmata da Selznick e Oliver P.H. Garrett. La voce fuori campo, che accompagna le immagini del deserto fino al primo piano sul fiore di cactus, appartiene ad Orson Welles.

 

Bucci Mario

        [email protected]